Ordini professionali. Giovani farmacisti: “No all’eliminazione, sì alla riforma”
Il tema è stato affrontato in occasione di un convegno organizzato sabato scorso dalla Fenagifar, che sulle liberalizzazioni delle professioni afferma: “Distruggono l’organizzazione sociale e culturale del nostro Paese”.
02 NOV - “No all’eliminazione degli Ordini professionali, sì ad una riforma di rinnovamento e svecchiamento strutturale e ad un’analisi autocritica sull’applicazione delle norme vigenti”. E poi “No alle liberalizzazioni delle professioni perché distruggono l’organizzazione sociale e culturale del nostro Paese”. Queste le posizioni dei giovani farmacisti Fenagifar espresse nel corso del convegno
Liberalizzazioni: piazza pulita o rilancio delle professioni?, promosso dalla stessa Fenagifar il 29 ottobre a Catania.
Presenti all’evento, oltre al presidente della Federazione, Claudio Distefano, anche Annarosa Racca (presidente Federfarma Nazionale), Giuseppe Ronsisvalle (presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Farmacia), Maurizio Pace (segretario nazionale Fofi), Giuseppe Di Silvestri (presidente Farmafidi Sicilia), Domenico Grimaldi (vice presidente dell’ordine dei Medici di Catania), Giuseppe Sileci (Associazione Italiana Giovani Avvocati), Giuseppe Tomasello Azzia (avvocato), Riccardo Zagaria (Consumer Health Care Division Head Sanofi Italia).
Il tema delle liberalizzazioni delle professioni, dopo le accelerazioni del luglio scorso, è ormai entrato stabilmente nell’agenda politica e nel dibattito culturale del Paese. Attualmente, in Italia si contano circa 2 milioni di professionisti, che sviluppano circa il 15% del Pil. “Si tratta di una ragguardevole quota della forza lavorativa e un’elevata percentuale della produzione di ricchezza della Nazione. Nonostante ciò, gli Ordini sono accusati di essere corporazioni cresciute per la difesa di privilegi anacronistici dei loro associati, di produrre maggiori costi per i cittadini a causa delle tariffe bloccate, e di conseguenza, di essere ostacoli alla crescita economica e sociale del Paese”, osserva la Fenagifar in una nota diffusa oggi per ribadire la posizione già espressa al convegno di sabato scorso. Che aggiunge: “In realtà, gli Ordini furono istituiti per la tutela del cittadino rispetto a temi costituzionalmente rilevanti (come quello della salute pubblica per le professioni sanitarie) ed i professionisti operano nel rispetto sia delle leggi vigenti sia dei codici di autoregolamentazione, ovvero i codici deontologici. La prestazione professionale consiste nel tenere insieme l'interesse privato del cliente e l'interesse pubblico, pertanto il professionista realizza il massimo interesse del proprio cliente, ma mai in danno del bene pubblico. Difendere la libertà e l'indipendenza del pensiero intellettuale non è interesse solo del professionista ma di tutta la collettività”.
Per questo, secondo Fenagifar, “le attuali inadeguatezze del sistema non autorizzano a demolire un modello organizzativo che merita di essere mantenuto e migliorato a tutela, in primo luogo, del cittadino. Nei paesi democratici gli Ordini sono stati e sono chiamati a dar risposte alle istanze di rinnovamento economico e sociale imposto dal fenomeno della globalizzazione; sono, quindi, chiamati a contribuire con la loro azione a migliorare la capacità di risposta delle istituzioni rispetto alle domande delle persone e dei gruppi sociali. In questo ambito gli Ordini rivendicano, mediano, agiscono, presidiano, attivano i canali di partecipazione dando vita a quel pluralismo di opinioni e di scelte che caratterizza le moderne democrazie. Sparito infatti il mondo delle professioni – conclude la nota dei giovani farmacisti -, un altro non insignificante passo sarebbe compiuto verso uno stato di cose livellato ed appiattito espressione della peggiore delle globalizzazioni”.
02 novembre 2011
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