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La ricetta degli oncologi: innovazione, accoglienza e sicurezza


Accesso all’innovazione, attenzione all’accoglienza e alla comunicazione, e massima sicurezza per pazienti e operatori durante le varie fasi del percorso assistenziale. I Primari oncologi medici ospedalieri della Cimopo che si riuniranno a Pesaro per il loro XIV Congresso nazionale dal 20 al 22 Maggio lanciano le loro sfide per garantire appropriatezza terapeutica e organizzativa nelle oncologie.

12 MAG - High tech, high touch e low risk, ossia innovazione, accoglienza e sicurezza. Sono questi i tre ingredienti indispensabili a garantire appropriatezza terapeutica e organizzativa nelle oncologie mediche ospedaliere proposti dagli collegio degli oncologi ospedalieri (Cimopo) che si riuniranno a Pesaro per il loro XIV Congresso nazionale. Ma per realizzare una rete efficiente, per gli oncologi, è necessario stabilire un preciso impegno di spesa nazionale e regionale, stimabile in almeno 200 milioni di euro di investimenti.
Le oncologie mediche ospedaliere hanno un ruolo chiave nello sviluppo della rete oncologica regionale o nazionale, perché rappresentano uno dei nodi principali in termini di percorso assistenziale, presa in carico e ricerca.
“Il modello dipartimentale collegato in rete previsto dal Piano oncologico nazionale – ha detto Sergio Crispino, Presidente Cimopo – è sicuramente un importante modello per gestire il complesso percorso assistenziale e garantire una partecipazione alla ricerca”.
È necessario però che i gruppi di lavoro multidisciplinari siano ben organizzati e funzionali, che ci siano strutture e spazi adeguati per la presa in carico del paziente e personale adatto ai carichi di lavoro. In particolare, secondo gli oncologi, deve esserci la possibilità per il personale di dedicare il giusto tempo all’ascolto e alla comunicazione ed anche strutture e spazi a “5 stelle” per garantire, accessibilità, accoglienza, comfort e privacy.
Ma per realizzare tutto questo, ha aggiunto il presidente Cimopo, servono risorse ad hoc: “È necessario stabilire un preciso impegno di spesa nazionale e regionale, stimabile in almeno 200 milioni di euro di investimenti”
“Il nostro Collegio si è sempre impegnato per fare in modo che insieme all’appropriatezza terapeutica fosse garantita anche quella organizzativa che si traduce nel fare la cosa giusta, al paziente giusto, nella struttura giusta e al giusto costo – ha detto Rodolfo Mattioli, Presidente del Congresso - questo significa sviluppare una nuova idea di rischio clinico che non include più soltanto il pericolo di errore clinico ma anche il rischio in cui incorre un paziente se trattato sotto gli standard ottimali e non sottoposto alla migliore terapia per la sua malattia a prescindere da quale sia la porta di ingresso del loro percorso assistenziale”.
 
E.M.

12 maggio 2010
© Riproduzione riservata

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