Lo sciopero “imperfetto”. Farmacisti ospedalieri e psicologi dicono no. Ecco perché
di Roberta Di Turi e Mario Sellini
Nella decisione dei medici è emerso una sorta di rigurgito di esclusiva appartenenza ad una classe di professionisti elitaria che non avrebbe nulla da spartire con il resto della dirigenza sanitaria. Si vanifica così un percorso virtuoso che ha portato la dirigenza medica e sanitaria ad un unicum assistenziale con indiscutibili vantaggi per il miglioramento dei livelli di cura ai pazienti
09 NOV - I sindacati medici, ma anche quelli che potremmo definire misti in quanto contengono al loro interno larghe frange di dirigenti sanitari, hanno inopinatamente deciso lo stato di agitazione (dei medici) e indetto lo sciopero (sempre dei soli medici) per il giorno 16 dicembre. L’azione di protesta viene giustificata con una serie di criticità che, così come denunciato dai sindacati, sono state poco e per nulla affrontate dai responsabili della cosa pubblica.
Non vi è alcun dubbio che le problematiche sollevate dal sindacalismo medico sono sacrosante e tutte condivisibili. Appare però quantomeno strano e assolutamente anacronistico il fatto che queste tematiche non vengano condivise con le altre professionalità che concorrono, insieme ai medici, alla tutela della salute dei cittadini.
Si manifesta in questa occasione una sorta di rigurgito di esclusiva appartenenza ad una classe di professionisti elitariache non avrebbe nulla da spartire con il resto della dirigenza sanitaria. Di fatto si vuole tentare di vanificare un percorso virtuoso che ha, in tutti questi anni, portato la dirigenza medica e sanitaria ad un unicum assistenziale con indiscutibili vantaggi per il miglioramento dei livelli di cura ai pazienti. Non solo.
Le sinergie professionali hanno prodotto anche sui tavoli contrattuali un progressivo avvicinamento delle professioni. Oramai i contratti collettivi nazionali di lavoro della dirigenza medica e sanitaria sono di fatto sovrapponibili sia a livello normo giuridico sia a livello economico. Le pochissime differenze che ancora sussistono hanno indotto il legislatore a prevedere un’area unica per la dirigenza sanitaria all’interno della quale si dovranno unitariamente discutere i rinnovi contrattuali. E proprio in virtù di queste considerazioni, non si comprende il motivo che ha indotto alcuni sindacati della dirigenza medica a ritenere che il caleidoscopico contenitore delle problematiche che riguarda la sanità italiana sia di esclusiva prerogativa dei medici.
E sicomprende ancora meno l’atteggiamento di quei sindacati originariamente medici al cui interno, ormai da qualche anno, sono incardinati migliaia di dirigenti sanitari che hanno condiviso con i medici tutta una serie di criticità affrontate in totale (fino a ieri) unità d’intenti. La battaglia per la difesa del Servizio Sanitario non può essere solo
la battaglia dei medici. E’ la battaglia di tutti e vogliamo combatterla tutti insieme in totale assenza di egoismi corporativi che non solo danneggiano l’unitarietà dell’azione sindacale ma, cosa ancor più grave, non produrrebbero i risultati sperati.
Noi, nonostante tutto, siamo ancora pronti a scendere in campo insieme ai medici e continueremo ad impegnarci per raggiungere l’obiettivo che, finalmente, concretizzi l’unità di tutta la dirigenza sanitaria. Ribadendo il nostro rammarico per l’ultima occasione persa, lanciamo il nostro appello al sindacalismo medico per scongiurare il pericolo di dover rivivere nel prossimo futuro episodi analoghi a quelli che stiamo sperimentando in questi giorni.
Roberta Di Turi
Segretario Generale Fassid /SiNaFO
Mario Sellini
Segretario Generale Fassid/Aupi
09 novembre 2015
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