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Congresso Fadoi. E gli internisti preparano i medici “super manager”


In arrivo una task force di 45 medici “super manager” per gestire i pazienti più “complessi”. Obiettivo averne uno in ognuna delle circa 1.200 Unità operative complesse di Medicina Interna. Al via il master FADOI, Ministero della Salute/Agenas, Università Campus Bio-Medico di Roma, Università Carlo Cattaneo - LIUC e Università Bocconi

10 MAG - Medici manager con competenze cliniche per gestire pazienti sempre più complessi e affetti da una pluralità di patologie e “dotati” di capacità gestionali ed economiche. Camici bianchi in grado di analizzare costi, formulare proposte per l’organizzazione dei servizi sanitari ottimizzando i processi dall’accoglienza alla dimissione del paziente. E con un occhio attento alla sicurezza delle cure e all’appropriatezza della prestazione e dei tempi di attesa.
 
È questa la nuova veste che i medici della Fadoi, la Federazione nazionale dei medici internisti ospedalieri, sono pronti a indossare: da nostrani “Dottor House” – capaci di giungere a una diagnosi, anche la più complessa, per la padronanza di conoscenze che spaziano in quasi tutte le discipline mediche – si presentano oggi negli abiti del “Dottor Manager” anzi “Super manager” al XIX Congresso nazionale organizzato a Bologna dal 10 al 13 maggio.
 
Grazie ad un master di perfezionamento, promosso congiuntamente da FADOI, Ministero della Salute/Agenas. e dalle Università Campus Bio-Medico di Roma, Carlo Cattaneo - LIUC e dall’Università Bocconi, arriverà presto nei reparti di medicina interna degli ospedali italiani una prima ondata di 45 medici manager, con competenze specifiche per gestire con appropriatezza i diversi setting assistenziali del paziente complesso ricoverato nei reparti di medicina interna.
 
L’obiettivo è quello di arrivare ad avere almeno uno di questi “super manager” in ognuno dei circa 1.200 Unità operative complesse di medicina interna presenti in Italia dove lavorano gli oltre 11mila medici internisti che gestiscono circa 39mila posti letto ed ogni anno assicurano 1,5 milioni di ricoveri. Dalle emergenze urgenze ipertensive allo scompenso cardiaco acuto, dalle bradiritmie agli squilibri idroelettrolitici, dall’ictus all’embolia polmonare, dal diabete fino alla sepsi e alla malnutrizione, sono solo alcuni dei casi che possono interessare i pazienti critici ricoverati nei reparti di medicina interna. Pazienti quindi con multi-morbilità, ossia con un insieme di malattie che minano il loro stato di salute complessivo. Una categoria di malati per i quali occorre individuare non solo i percorsi più idonei e le priorità di cura per arrivare ad una medicina cucita su di loro, ma anche strategie organizzative ad hoc.
 
“Quando parliamo di medici manager – ha spiegato Mauro Campanini, Presidente Fadoi – facciamo riferimento a professionisti che integrano le loro competenze cliniche con aspetti di tipo manageriale per arrivare alla clinical governance del paziente. Professionisti con competenze cliniche ma con un occhio attento agli aspetti gestionali ed economici”.
 
Non dimentichiamo che i reparti di medicina interna ospitano pazienti “complessi”, anziani e non, quasi sempre in condizioni di urgenza e affetti da più malattie. Un complesso di patologie che necessitano di impostare l’assistenza tenendo conto dell’impatto che essa può avere sulle altre patologie concomitanti.
 
“Gestire un paziente complesso – ha aggiunto Campanini – significa avere una visione globale della situazione per stabilire un ordine di priorità e arrivare al governo clinico del paziente. Il master interuniversitario, rivolto a direttori di dipartimento, di struttura complessa, di struttura semplice a valenza dipartimentale, direttori sanitari, offre perciò un’ulteriore formazione nell’ambito della gestione complessiva di questi pazienti. I medici sono chiamati a fare i medici, ma in un mondo che cambia devono avere delle nozioni di governance per gestire al meglio l’assistenza ai pazienti”.
 
E alla luce dei nuovi assetti che la sanità si prepara ad assumere con l’arrivo del nuovo Patto per la salute, diventa necessario che anche i medici cambino pelle.
All’ospedale moderno si chiede, infatti, di mettere al centro la persona e le sue necessità, di aprirsi e integrarsi con il territorio. Un’esigenza d’integrazione clinica che deve essere supportata da un assetto organizzativo che ne consenta la realizzazione.
 
“Le nuove misure allo studio di Governo e Regioni, a quanto possiamo dire oggi, sembrano sostanzialmente orientate a realizzare un contenimento dei costi in alcuni ambiti per reinvestire questi risparmi in settori emergenti e in nuovi bisogni di assistenza.  I medici internisti – conclude Campanini - non si faranno trovare impreparati. Siamo, infatti, convinti che medicina interna abbia un ruolo fondamentale nell’ambito del sistema sanitario e nella sfida delle cronicità. Solo con una corretta gestione del percorso ospedaliero dei pazienti cronici e una corretta integrazione con il territorio possiamo, infatti, arrivare alla sostenibilità del sistema. E noi siamo i naturali ‘tutor’ di quei pazienti pronti a metterci in rete con i colleghi del territorio”. 

10 maggio 2014
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