Contenzioso. Frati: “Promuovere la conciliazione per limitare la medicina difensiva”
Per il Rettore dell’università La Sapienza di Roma, l’attivazione di strutture di conciliazione può rivelarsi di grande utilità contro il contenzioso medico-paziente e la messa in atto della medicina difensiva. A patto che tali strutture siano terze, sia rispetto al malato che all'azienda sanitaria e all'equipe medico-infermieristica.
25 NOV - Il Paziente non può essere trattato come un oggetto e “il rilievo non adeguato dato al consenso informato esprime due criticità”: la prima relativa “al rispetto sostanziale del paziente, che ha diritto a un'informazione intellegibile, completa e concreta”, la seconda rispetto alle “possibili ricadute di un consenso informato non esaustivo che può dar luogo a un contenzioso anche di natura penale”. A sostenerlo Luigi Frati, magnifico rettore dell'Università La Sapienza di Roma, che intervenendo al V Forum Risk Management in Sanità di Arezzo richiama l’attenzione sulla grande importanza che può ricoprire la mediazione giudiziaria nel contenzioso medico-paziente. “La mediazione giudiziaria, di imminente introduzione, potrà limitare quello che è ormai un atteggiamento diffuso tra i medici e che noi chiamiamo medicina difensiva”, osserva Frati, secondo il quale “la previsione di strutture di conciliazione può rasserenare questo tipo di problematica. All'unica condizione che tali strutture siano terze, sia rispetto al malato che all'azienda sanitaria e all'equipe medico-infermieristica”.
25 novembre 2010
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