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Nuovo blocco degli stipendi. Ma perché non aboliscono direttamente il contratto?

di Alessandro Vergallo

"Sventato" il pericolo di una contrattazione economica, probabilmente non ci resterà altro che avviarci alla prossima trattativa con l’unica prospettiva di una democratica soppressione normativa di tutte quelle intollerabili regole contrattuali attualmente sopravvissute alle provvidenziali falci legislative!

11 AGO - Gentile direttore,
finalmente una buona notizia da questo Governo: l’impegno alla prossima trattativa  contrattuale solo per la parte normativa, con la conferma del blocco delle carriere (e delle  retribuzioni) prorogato a tutto il 2014. Non ci resterebbe che piangere. Ma alle lamentazioni  preferiamo l’ironia… costa meno, anzi, è a “costo zero”.
 
Ci eravamo riservati di valutare nei particolari l’ipotesi di un “contratto a costo zero”, ma per  fortuna le nostre ambasce di dover svolgere un gravoso compito di analisi sono state rapidamente  fugate dalla totale assenza di un progetto che superasse l’ormai consolidato metodo dei tagli  lineari con cui si continua ad amputare il SSN, sempre più impoverito nelle risorse e decimato nelle  dotazioni organiche di personale. Tuttavia, la tanto sbandierata implementazione (sulla carta) dei  livelli essenziali di assistenza non può essere ottenuta riducendo i livelli essenziali di  organizzazione, per i quali occorrono, strano a dirsi, proprio risorse e personale.
 
Perciò, sventato il pericolo di una contrattazione economica, probabilmente non ci resterà altro  che avviarci alla prossima trattativa con l’unica prospettiva di una democratica soppressione normativa di tutte quelle intollerabili regole contrattuali attualmente sopravvissute (molte ormai solo  in teoria) alle provvidenziali falci legislative: potrebbero così realizzarsi piani terapeutici davvero  innovativi, in grado di guarire una sanità ormai agonizzante.
 
Ma quali “terapie” contrattuali potrebbero essere somministrate nel prossimo futuro ai medici  ospedalieri del nostro SSN? Per esempio, a insindacabile giudizio del Direttore Generale, o ancor  meglio de iure: la decurtazione massiccia dei giorni di ferie; l’incremento illimitato del normale  orario di lavoro e del lavoro straordinario non retribuito; la mobilità coatta sull’intero territorio regionale, e perché no, nazionale; l’obbligo a trattenersi in servizio dopo un turno di guardia  notturna per dare continuità e sicurezza alle attività assistenziali, o addirittura la trasformazione dei  turni di guardia in reperibilità; una stimolante precarietà del rapporto di lavoro in luogo della  stucchevole stabilità di impiego; l’obbligo all’aggiornamento professionale nelle ore di riposo tra un  turno di lavoro e l’altro, anzi, l’abolizione di ogni riposo; la drastica riduzione o meglio la  soppressione delle anacronistiche tutele della maternità e della genitorialità; l’obbligo a vicariare con assicurazioni professionali profumatamente pagate di tasca propria la mancanza di un sistema  di risk management.
 
Queste miracolose terapie, rigorosamente a costo zero per le pubbliche finanze, anche se ad  alto rischio per il diritto dei cittadini ad un’assistenza sanitaria dignitosa e sicura, si  aggiungerebbero a quelle già prescritte ai medici ope legis, tra cui la precoce “autonomia” dei  giovani specializzandi, il cui sfruttamento come forza-lavoro sottopagata e senza tutele, già  esistente da tempo, è stato brillantemente legalizzato e fatto intendere come immissione di nuovo  personale medico negli ospedali.
 
Ci auguriamo che il Governo non intenda tener fede alla sua promessa di contrattazione basandosi su provvedimenti legislativi finora orientati ad una progressiva deregulation privatistica del nostro Sistema Sanitario Nazionale, la cui natura pubblica, solidale ed universale gli Anestesisti  Rianimatori ed i Medici di Emergenza ed Area Critica aderenti all’AAROI-EMAC hanno sempre  contribuito a sostenere e a difendere.
 
Alessandro Vergallo
Presidente AAROI-EMA

11 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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