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Ecco come il Disability Manager può incidere positivamente in un’azienda sanitaria

di Domenico Della Porta

L'esperienza presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma ha prodotto una significativa riduzione dell’impatto delle limitazioni del personale (4%), dell’assenteismo (-34% anno su anno) e delle malattie professionali (-50% sul dato nazionale) e vede la drivership della Medicina del lavoro, che agevola la relazione tra organizzazione, disabile e caregiver, crea i presupposti dell’organizzazione ergonomicamente adeguata a tutti i soggetti della stessa

24 GIU - Il ricorso al Disability Manager presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma ha prodotto una significativa riduzione dell’impatto delle limitazioni del personale (4%), dell’assenteismo (-34% anno su anno) e delle malattie professionali (-50% sul dato nazionale) e vede la drivership della Medicina del lavoro, che agevola la relazione tra organizzazione, disabile e caregiver, con un approccio trasversale che tutela la salute del lavoratore, mitigando tra le diverse esigenze al fine di ridurre la perdita produttiva e creando i presupposti dell’organizzazione ergonomicamente adeguata a tutti i soggetti della stessa.

Ecco perché è riduttivo relegare la figura del Disability Manager in sanità solamente come colui che si occupa della gestione della persona con disabilità: si tratta, piuttosto di uno specialista che opera anche all'interno delle risorse umane, avendo come obiettivo la riduzione/prevenzione della disabilità e l'aumento del benessere per tutti i lavoratori.

I risultati aggiornati di questa best practice sono stati presentati allo European Meeting and School on Total Worker Health organizzato qualche settimana fa presso il Bambino Gesù con il patrocinio dell’INAIL, della Rete Europea di Promozione della Salute e della Health Promotion Hospitals (rete di oltre 600 ospedali nel mondo che promuovono salute).

Il responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro è stato definito nel D.lgs. 151/2015 ed è il soggetto che ha “compiti di predisposizione di progetti personalizzati per le persone con disabilità e di risoluzione di problemi legati alle condizioni di lavoro dei lavoratori con disabilità” (art.1 c.1 lett. e) [Decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 151].

L’obiettivo è studiare le condizioni ambientali adatte a favorire l’ingresso all’interno del lavoro o l’eventuale ritorno di lavoratori divenuti disabili (c.d. return to work); una valutazione che tenga conto degli elementi oggettivi legati all’accessibilità, ma anche di quelli soggettivi connessi alla soddisfazione del dipendente ed ai rapporti con i colleghi. Sebbene non vi siano indicazioni più specifiche nella norma, le prassi adottate presso le aziende e le pubbliche amministrazioni hanno portato all’individuazione di quali siano le competenze utili per un disability manager.

L’esperienza romana, realizzata in un comparto sanità, è stata pubblicata, per la sua originalità ed importanza, su una prestigiosa rivista internazionale “Return on Investment (ROI) and Development of a Workplace Disability Management Program in a Hospital—A Pilot Evaluation Study” dove si parla di un Programma di gestione della disabilità sul posto di lavoro con dimostrazione dell’efficacia nell’implementazione del modello in termini di ritorno economico.

Attraverso l’implementazione di questi interventi viene richiesto un adeguato background di medicina del lavoro e della normativa in materia di tutela della salute dei lavoratori, ma anche conoscenze legate al mondo delle risorse umane, di tipo gestionali e formative, anche se il disability manager non può avere una specializzazione elevata in ognuno di essi, imponendo un lavoro di gruppo, tra professioni diverse, capace di sintetizzare gli interventi proposti al fine di consentire l’individuazione e la realizzazione di un contesto lavorativo ergonomicamente adatto al soggetto e tale da innestarsi nell’organizzazione e tra gli elementi di questa.

Il professionista che si occupa di Disability Management deve, infatti, valutare il luogo di lavoro, le lavorazioni, il contesto lavorativo e tuti gli altri elementi presenti in modo da individuare l’organizzazione adeguata ad accogliere la persona disabile, studiando gli accorgimenti utili per la realizzazione del compito assegnato al soggetto disabile in un’ottica di accessibilità, funzionalità, efficacia ma anche di soddisfazione personale nell’espletamento delle proprie funzioni. In sintesi, il disability manager deve cooperare con gli elementi dell’organizzazione al fine di ottenere l’ergonomia tecnico-organizzativa capace di accogliere il disabile e dei caregiver.

Per creare un’organizzazione ergonomica è necessario uno studio che sappia valorizzare le capacità psico-fisiche del soggetto e che risponda ad un criterio di prevenzione dei possibili conflitti e l’individuazione delle fonti del disagio del soggetto tra i soggetti e per il soggetto stesso. È quindi necessario prevedere anche un momento formativo comprensivo delle tematiche della sicurezza, utile come momento di incontro degli elementi che costituiscono l’organizzazione. Il disability manager ha quindi il compito di facilitare l’inserimento, o lo spostamento, della risorsa produttiva nei processi aziendali con l’onere della verifica di quanto progettato e di quanto effettivamente realizzato per tale scopo. Egli ha anche il compito di prevenire forme di discriminazione diretta ed indiretta.

La stessa funzione deve avere il supporto di uno psicologo clinico del lavoro dedicato in quanto tra le disabilità vi sono anche quelle di natura psicologica, oltre a dover poter fornire l’adeguato supporto agli operatori sanitari che devono affrontare situazioni complesse e queste possono essere destabilizzanti ed influenzare negativamente sulla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro e dei lavoratori.

Da quanto è emerso nel corso dell’evento è stato sottolineato che questo stesso modello è stato implementato anche in un’altra azienda sanitaria pubblica territoriale riportando risultati estremamente positivi in termini di riduzione delle limitazioni dell’idoneità lavorativa e dell’assenteismo.

Il Disability Manager può incidere positivamente soprattutto in un’azienda sanitaria sviluppando programmi di formazione, campagne di informazione, riducendo i contrasti e la discriminazione eventualmente presente, individuando le criticità in modo tale da superarle per il bene della collettività, considerando che una forma di disabilità è l’invecchiamento con l’eventuale progressiva riduzione della normale attività lavorativa e l’aggiornamento necessitato dall’inserimento delle innovazioni tecnologiche.

Tale figura deve conoscere le soggettive problematiche e deve poter indirizzare le soluzioni alle stesse. Per tale ragione è naturale, anche se non indispensabile, individuare la Medicina del lavoro come la funzione aziendale capace di gestire la disabilità.

Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA, dell’Università degli Studi di Salerno

24 giugno 2024
© Riproduzione riservata

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