Con l’approvazione alla Camere (150 voti favorevoli, 72 astenuti, nessun contrario) è stata approvata definitivamente la Legge “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane” in cui il Capo III è dedicato alle politiche per le persone anziane non autosufficienti, che è oggetto specifico di questa nota. Impostata dal precedente Governo Draghi, la Legge è firmata dal Presidente Meloni, dal Ministro del Lavoro e Politiche Sociali Calderone e dal Ministro della Salute Schillaci. A nostro parere segna una svolta storica e potrà essere una Riforma di grande peso per il nostro welfare per la nonautosufficienza. Ad eccezione di Quotidiano Sanità , sempre puntuale e preciso, questo traguardo atteso da oltre vent’anni non ci sembra abbia avuto risonanza comunicativa pari alla sua portata. Desideriamo riproporla a giusta attenzione.
Prima osservazione: questa riforma nasce in collegamento con la versione del PNRR predisposta dal Governo Draghi (non c’era nella versione del Governo Conte), che produsse anche lo schema legislativo della Legge - grazie soprattutto all’impegno dell’ ex-Ministro del welfare Orlando - ripreso in continuità come base di lavoro nella nuova legislatura. Non vi è stato grande dibattito alla Camera ed al Senato; l’attuale maggioranza è stata coesa (ben guidata dal Vice Ministro Bellucci); l’opposizione non si è espressa con parere contrario, ma si è astenuta. Il lavoro nelle Commissioni si è svolto spedito. Tuttavia, a fronte di questo rapido iter legislativo, a noi sembra che il livello generale di attenzione dei politici, dell’opinione pubblica, dei media e degli addetti ai lavori si sia rivelato inferiore all’atteso, considerata la rilevanza epidemiologica, etica, giuridica, istituzionale, sociale e professionale della Riforma.
IL RUOLO DEL “PATTO PER UN NUOVO WELFARE SULLA NON AUTOSUFFICIENZA”
LO SCENARIO DI RIFERIMENTO DELLA RIFORMA
Occorre avere ben presente la dimensione quantitativa dello scenario in cui si colloca questa riforma per comprenderne la rilevanza. Secondo le ultime stime ISTAT, sono poco meno di quattro milioni (quattro!) le persone non autosufficienti; per lo più sono anziani/grandi anziani, ma non solo. Sono almeno il doppio i familiari direttamente coinvolti nella gestione di queste fragilità (termine oggi ripetuto ogni momento, ma in questa vicenda poco o per nulla pensato e usato). Sono oltre un milione le “badanti” regolari o irregolari (NB: una forma di assistenza quindi di natura privata, in cui l’intervento pubblico si limita al contributo economico, salvo eccezioni per la formazione, o poco altro). Ancora, si possono stimare in decine di migliaia gli operatori del pubblico e del privato, e del terzo settore quotidianamente ingaggiati nella cura ed assistenza. In totale, quindi, oggi possiamo contare dieci milioni (dieci!) di cittadini italiani che affrontano ogni giorno il peso della non autosufficienza, con una spesa (pubblica e privata) di almeno 30 miliardi.
L’ANALISI DELLA RIFORMA
Di seguito dieci nostre osservazioni sorte dalla lettura della Legge.
PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA
I punti di forza della Legge sono chiari: la Delega valorizza gli insegnamenti dell’esperienza italiana; i temi sono trattati in modo completo (potremmo inserirla tra le leggi “didattico-pedagogiche”); la fattibilità delle linee di azioni (alto l’impegno, ma per obiettivi del tutto possibili); la larga condivisione dalla maggioranza degli addetti ai lavori aderenti al PATTO, ovvero operatori, studiosi, organizzazioni della società civile che nella loro convergenza sono stati di fondamentale aiuto per il legislatore; la previsione dei LEPS e dell’aumento dei fondi per il SAD.
Questi ci sembrano punti di debolezza:
Ridotto sostegno politico. Per sciogliere il nodo delle ineludibili maggiori risorse economiche sarà necessaria ben maggiore attenzione ed interesse delle forze politiche. Senza risorse la Riforma naufragherà. Pesa molto questa incertezza sulla completezza delle risorse economiche.
Contraddizione con altre indicazioni del PNRR. Il PNRR prevede un ampio investimento finanziario (2,8 mld fino al 2026) per rafforzare l’attuale modello di domiciliarità, spostato sull’ADI ma senza pari incrementi per il SAD (molto meno dotato in partenza). Quindi non possiamo considerare tale asimmetrico modello come adeguato per la NA. Sono necessari dei correttivi, per andare nella giusta direzione.
Difficoltà tecnica. È la prima volta che si prova a realizzare una strategia nazionale per l’assistenza agli anziani NA. Le amministrazioni centrali sono quindi chiamate ad elaborare indicazioni su una materia tecnicamente molto complicata e della quale si sono finora poco occupate.
Coordinamento ambizioso. La riforma coinvolge diversi Ministeri (innanzitutto Welfare e Salute), le Regioni e i Comuni. E’ da verificare la capacità e la volontà di questi attori di costruire insieme nuove politiche per gli anziani NA, quando si entrerà nel merito dei Decreti Delegati.
Confusione del testo. La Delega accompagna alcune indicazioni chiave con la declaratoria di un eccesso di buone intenzioni e la previsione di molte altre cose da fare non decisive o non urgenti, all’interno di un testo complesso, che appare spesso disarmonico e non tutto specifico per le persone NA. Ciò rende difficile nei futuri Decreti Delegati concentrarsi su ciò che conta veramente nella NA.
Queste luci ed ombre motivano l’aggettivo di “Possibile” vero cambiamento dai distretti ambiti sociali.
OSSERVAZIONI FINALI
Come spesso viene detto in queste circostanze, questa Riforma costituisce non un punto di arrivo, ma di partenza. Senza “giusti” Decreti Delegati, da adottare entro il 31 gennaio 2024 (tempo brevissimo quindi), la Riforma rimarrà un esercizio legislativo privo di impatto pratico per (mai dimenticarlo), i milioni di cittadini portatori di diritti (a ben guardare sono quindi sono ben di più di quelli del target di altre riforme in cantiere ora intensamente dibattute) e, va ricordato, per decine di migliaia di persone impegnate nel lavoro di cura ed assistenza.
Noi pensiamo a questa riforma come primo strumento di difesa di diritti di cittadinanza e di tutela della salute e del benessere, una misura di natura costituzionale, in una partita che non può riguardare solamente la sanità. L’approccio alle persone non autosufficienti deve essere intersettoriale, interistituzionale, sempre plurale, globale e locale negli interventi ed anche nella programmazione, governance, coordinamento, in cui la parte pubblica dovrà immettere maggiori risorse economiche. Non può esistere un progetto riformatore di questa portata senza maggiori dotazioni economiche.
Come riflessione finale di CARD, consapevolmente un po’ “partigiana”, affermiamo che i Distretti, ogni giorno da anni in campo per questa fascia di persone e bisogni, potranno esercitare in queste prospettive una forza positiva integrante coerente con lo spirito della Riforma, tanto maggiore quanto più i Decreti Delegati consentiranno di farvi pervenire maggiori risorse, strumenti, poteri. Siamo convinti che i risultati non potranno mancare.
Paolo Da Col, Antonino Trimarchi, Gennaro Volpe
CARD - Confederazione Associazioni Regionali dei Distretti, Società Scientifica delle Attività Territoriali.