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Manovra. Gimbe: “Il debito pubblico cresce, ma alla sanità non spettano nemmeno le briciole”


Dall'analisi Gimbe della Nota di aggiornamento del Def emergono "tutte le contraddizioni di una manovra che porta alle stelle il debito sacrificando le tutele pubbliche". La sanità "continua a rimanere guori dall'agenda politica" e nonostante le dichiarazioni di intenti del contratto di Governo "nessun rilancio del finanziamento pubblico, pochi interventi realmente innovativi e dubbi sulle reali coperture". Cala il silenzio su rinnovi contrattuali, sblocco dei nuovi Lea e eliminazione superticket.

08 OTT - La Nota di aggiornamento al Def (NaDef) 2018 conferma tutti gli impegni più “popolari” presi in campagna elettorale da M5S e Lega. "Tenendo conto dell’enorme indebitamento, dell’incertezza sulle coperture e della prima 'bocciatura' da parte dell’UE, è evidente che per la sanità nella prima Legge di Bilancio giallo-verde il triennio 2019-2021 è buio pesto. Unica ragionevole certezza è che il miliardo aggiuntivo stanziato dal precedente Esecutivo rimarrà indenne, con un finanziamento pubblico per il 2019 di € 114,396 miliardi", spiega Gimbe nella sua analisi del documento.

"Dopo quasi un decennio di tagli e definanziamenti destinati al risanamento della finanza pubblica – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – da un Governo che si definisce 'del Cambiamento' ci si aspettava che la sanità pubblica fosse rimessa al centro dell’agenda politica, tenendo conto del programma contenuto nel 'Contratto'. Invece, nonostante l’ aumento del debito pubblico, tutela della salute, ricerca e sviluppo e innovazione non hanno diritto di cittadinanza nella manovra di fine anno".

Alla vigilia della discussione della Legge di Bilancio, al fine di ridurre vane aspettative, la Fondazione Gimbe ha effettuato un’analisi indipendente della NaDef 2018 relativamente a: 1. Revisione delle stime finanziarie. 2. Problematiche rilevanti identificate. 3. Azioni previste.
 
1. Revisione delle stime finanziarie
 
• La NaDef 2018 azzarda una crescita del PIL del 3,1% nel 2019 che schizza al 3,5% nel 2020 per poi tornare al 3,1% nel 2021, ma contiene l’aumento percentuale della spesa sanitaria a 0,8% nel 2019, 1,9% nel 2020 e 2% nel 2021. Questo primo dato certifica che la crescita della spesa sanitaria nel triennio 2019-2021 rimane ben al di sotto di quella stimata per il Pil nominale; inoltre, considerato che l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale dei prezzi al consumo, la restrizione in termini di spesa reale è ancora più marcata.

• Rispetto al Def 2018, la NaDef 2018 aumenta dello 0,1% per anno il rapporto spesa sanitaria/PIL (6,5% nel 2019 e 6,4% nel 2020 e nel 2021), ma non conferma l’attesa inversione di tendenza annunciata dal Premier Conte in occasione del discorso per la fiducia. Parallelamente aumentano le stime della spesa sanitaria rispetto al Def 2018: € 117,239 miliardi per il 2019 (+ € 857 milioni), € 119,452 per il 2020 (+ € 880 milioni) e € 121,803 per il 2021 (+ € 909 milioni).

• Rimane poco comprensibile il notevole incremento (+ 2,4%) della spesa sanitaria dal 2017 al 2018 stimato in ben € 2,732 miliardi: dai € 113,6 miliardi già certificati per il 2017 ai € 116,331 stimati per il 2018. Considerato che tutte le Regioni hanno raggiunto un sostanziale pareggio di bilancio, come interpretare gli oltre € 2,9 miliardi di spesa sanitaria previsti nel 2018? È un via libera a spendere in libertà in questi ultimi due mesi? Concretizza una (inverosimile) “iniezione” straordinaria di liquidità di fine anno? Oppure si tratta di una sofisticata mossa contabile, se non di una clamorosa svista?
 
 
2. Problematiche rilevanti identificate.
In questa sezione alcune clamorose contraddizioni. Si vuole “migliorare la garanzia dell’erogazione dei Lea in modo uniforme su tutto il territorio nazionale”, ma il Governo ha già confermato il via libera al regionalismo differenziato che aumenterà le diseguaglianze. Si propone di aumentare l'attenzione per la promozione e la prevenzione della salute, senza prevedere azioni correlate né tantomeno risorse. "Infine – commenta il Presidente – anacronistico affermare che bisogna 'prepararsi ai cambiamenti derivanti dal progresso scientifico e dall’innovazione tecnologica', ovvero si continua ad ignorare il ritardo decennale nell’adozione di tecnologie innovative per trasformare l’assistenza sanitaria".
 
3. Azioni previste
• Personale. Confermata la volontà di “completare i processi di assunzione e stabilizzazione del personale” e l’aumento delle borse di studio per medicina generale e specializzazioni. Il costo già stimato dalla Fondazione GIMBE è di € 1,1 miliardi per assumere 20.000 professionisti sanitari, di € 250-300 milioni per le borse di studio di specializzazione e € 40 milioni (già stanziati) per il corso di formazione specifica in medicina generale. Nessun cenno ai rinnovi contrattuali (stima € 1 miliardo).

• Miglioramento della governance della spesa sanitaria. Azioni limitate a farmaci e dispositivi: risoluzione dei contenziosi sul payback farmaceutico, nuove modalità di calcolo di scostamenti dai vincoli della spesa farmaceutica per acquisti diretti e del tetto della farmaceutica convenzionata 2017-2018, adeguamento per il 2019 dei criteri per la contrattazione del prezzo dei farmaci, specifiche direttive per l’acquisizione delle categorie merceologiche sanitarie. Nessuna stima delle risorse potenzialmente recuperabili da tali azioni.

• Promozione dell’innovazione e della ricerca. Oltre all’istituzione dell’Anagrafe Nazionale dei Vaccini proposte l’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico in tutte le Regioni, la connessione dei vari sistemi informativi per tracciare il percorso del paziente e l’estensione della tracciabilità dei medicinali al settore veterinario. Non stimati gli investimenti necessari e le risorse recuperabili. 

• Attuazione, monitoraggio e aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Previste due azioni rilevanti: la definizione degli standard per l’assistenza territoriale e l’avvio del nuovo Piano Nazionale per il Governo delle Liste di Attesa. Nessun cenno allo sblocco dei nomenclatori tariffari dei “nuovi” Lea per i quali manca la copertura finanziaria (stima Ministero € 800 milioni, stima Regioni € 1.600 milioni), né di effettuare un consistente “sfoltimento” delle prestazioni incluse. Subordinata alla “garanzia degli equilibri economico-finanziari del SSN” la revisione della disciplina della compartecipazione alla spesa e delle esenzioni. Nessun cenno all’eliminazione del superticket.

• Investimenti nel patrimonio edilizio sanitario e ammodernamento tecnologico delle attrezzature. Una cabina di regia definirà le priorità per gli interventi di edilizia sanitaria relative all’adeguamento antisismico (zone I e II), all’osservanza delle norme antincendio e all’adeguato ammodernamento tecnologico. Nessuna stima delle risorse necessarie, né alcun riferimento a quelle della Corte dei Conti che ha stimato in € 32 miliardi il costo per ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico.

 
"La prima cartina al tornasole – conclude Cartabellotta – con cui il 'Governo del Cambiamento' poteva dimostrare che il rilancio del Ssn è una priorità politica, è già andata in fumo: infatti, senza invertire la tendenza del rapporto spesa sanitaria/PIL è impossibile un consistente rilancio del finanziamento pubblico nel prossimo triennio. Manca un approccio di sistema per salvare il Ssn, le azioni innovative e rilevanti previste per la sanità sono poche, e la copertura finanziaria è al momento molto incerta. Infine, il silenzio sul rinnovo dei contratti e sul via libera ai nuovi Lea, lascia ancora più perplessi sulla volontà dell’Esecutivo di rilanciare la sanità pubblica ed aumentare le tutele pubbliche".
 

08 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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