Ginecologi, pediatri e neonatologi a Grillo: “Nessun ripensamento su chiusura punti nascita con meno di 500 parti l’anno”
“La nascita in un ospedale di piccole dimensioni possa rappresentare un pericolo per le donne e i nascituri, in caso di rare, ma potenzialmente letali, situazioni di emergenza che possono verificarsi durante il parto”, scrivono i rappresenti di Aogoi, Sigo, Agui, Sin e Sip.
21 GIU - Ginecologi, pediatri e neonatologi si rivolgono al neo ministro della Salute
Giulia Grillo e chiedono di non cambiare direzione sulla chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti l’anno, mantenendo attive “solo le strutture in grado di garantire la salute di donne e neonati”.
“Chiediamo al Ministro della Salute di proseguire su questa strada e sosteniamo la posizione della Regione Lombardia per il completamento della riorganizzazione dei Punti Nascita di piccole dimensioni. È un percorso che condividiamo nell’ottica della sicurezza per le mamme e i neonati, obiettivo principale del nostro lavoro”.
Così le società scientifiche
AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani), SIN (Società Italiana di Neonatologia) e SIP (Società Italiana di Pediatria), che raggruppano gli specialisti in Ostetricia e Ginecologia, in Pediatria e Neonatologia, ribadiscono come “la nascita in un ospedale di piccole dimensioni possa rappresentare un pericolo per le donne e i nascituri, in caso di rare, ma potenzialmente letali, situazioni di emergenza che possono verificarsi durante il parto”.
“La gravidanza, il travaglio, il parto e la nascita – si legge ancora in una nota - sono eventi del tutto fisiologici nella vita di una donna e devono rappresentare un momento di gioia. Come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un’esperienza positiva della gravidanza e del parto ha conseguenze benefiche non solo sulla mamma e il bambino, ma anche sulla famiglia e l’intera comunità. Il rispetto della normativa italiana e delle linee guida dell’OMS in materia sono garanzia della massima tutela della salute di tutti i soggetti coinvolti”.
“Ciò non vuol dire negare il diritto di autodeterminazione della donna, ma questo – sottolineano i medici - non può prescindere dal rispetto dei requisiti minimi che consentono di tutelare la salute e la vita della futura mamma e del neonato”.
“Il nostro ruolo professionale – proseguono - ci obbliga a sostenere e diffondere una corretta informazione alle donne e alle famiglie. La nostra esperienza sul campo e la letteratura scientifica documentano come il parto in punti nascita di piccole dimensioni possa trasformarsi in un momento drammatico qualora sopraggiungano eventi imprevisti che necessitano di essere affrontati in strutture idonee e in tempi rapidissimi”.
“Il diritto alla salute per donna e neonato deve essere tutelato attraverso la possibilità in concreto di essere assistiti in punti nascita rispondenti alla normativa, e non dalla apparente ‘comodità’ di partorire in un luogo più vicino al proprio domicilio”, concludono ginecologi, pediatri e neonatologi.
21 giugno 2018
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