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Vogliamo città “in salute”. Lorenzin e Anci firmano l’Urban Health Rome Declaration: “15 punti strategici per trasformare le metropoli in città del benessere”

di Isabella Faggiano

Si comincia tra i banchi di scuola, dove l’educazione alla salute diventa una materia di studio, proprio come l’italiano e la matematica. Poi, all’ora di pranzo, nelle mense, sono serviti solo cibi rigorosamente sani. Infine, per il tempo libero non devono mancare percorsi ciclopedonali e palestre a cielo aperto. È questa la giornata tipo immaginata per gli abitanti della Città della Salute, una città in grado di pensare al benessere psico-fisico di ogni suo abitante. Ed è questo il modello a cui i sindaci d’Italia s’ispireranno grazie alla “Urban Health Rome Declaration”, la Dichiarazione firmata questa mattina dal ministro della Salute e dal presidente Anci. L’appuntamento nella Capitale è l’ultimo di tutti gli eventi che hanno accompagnato il G7 Salute.

11 DIC - Ci sono dei bambini che corrono dietro ad un pallone, altri che spingono forte sui pedali delle loro biciclette, altri ancora che semplicemente ridono, giocano all’aria aperta. Accadeva non più di quaranta anni fa, in molti dei condomini italiani. Ora, in questi stessi luoghi, campeggiano dei grossi cartelli con la scritta: “vietato l’uso della palla. Si prega di rispettare il silenzio”. È questo confronto tra passato e presente che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha scelto per descrivere il futuro immaginato con l’ “Urban Health Rome Declaration”.
 
La Dichiarazione, firmata oggi nella Capitale, da Beatrice Lorenzin e da Antonio Decaro, il presidente Anci, è un documento che definisce le politiche di promozione della salute necessarie nei contesti urbani in continua espansione e cambiamento.

“Quindici punti in tutto – ha spiegato il ministro della Salute – il cui fulcro è sempre la Salute”. Si va dall’impegno delle amministrazioni per la tutela della salute dei cittadini, alla diffusione di informazione tra la popolazione con l’inserimento di specifici insegnamenti a scuola, alla promozione dello sport, della sana alimentazione e del trasporto sostenibile.
 
“Non credo nei cambiamenti immediati – ha sottolineato Lorenzin – Questi mutamenti dovranno avvenire in modo graduale, soprattutto grazie ad una trasfromazione culturale. Per ottenere questo risultato è necessario informare i cittadini ed aumentare la loro consapevolezza sui fattori che condizionano la salute e il benessere collettivi”.
 
La Dichiarazione di Roma, infatti, considera “la salute non come bene individuale ma quale bene comune che chiama tutti i cittadini all’etica e all’osservanza delle regole di convivenza civile, a comportamenti virtuosi basati sul rispetto reciproco”. Un cambiamento necessario per evitare che il bambino di oggi, che non ha più spazi verdi per giocare all'aria aperta, possa diventare un adulto che soffre di quelle patologie causate da vita sedentaria, cattiva alimentazione e inquinamento.

E il ministro della Salute crede che i rischi collegati ai fattori ambientali siano quelli su cui i cittadini sono meno informati. Per spiegare gli effetti che l’inquinamento provoca sulla salute, nel modo più semplice e chiaro possibile,  parla di sé, delle sue esperienze personali, del passato e del presente. “Da piccola - ha detto - soffrivo di bronchite asmatica. Una patologia sparita nell’età adulta, almeno fin quando due anni fa non ho fatto un viaggio a Pechino. L’inquinamento di quella città mi ha causato un malessere durato tre mesi: c’è una mancanza di ossigeno da capogiro in quel luogo. E lo stesso posso dire di Delhi, dove sono stata la settimana: non si riesce a trovare un angolo dove poter respirare. E le conseguenze che tutto questo ha sulla popolazione sono testimoniate dall’alta incidenza di tumori, malattie respiratorie, patologie cardiovascolari”.

Sono le conseguenze dello sviluppo urbano che, se da un lato ha reso la vita di tutti i giorni più comoda, dall’altro ha determinato un peggioramento delle condizioni di salute. Soprattutto, la migrazione della popolazione verso le città ha incentivato i cambiamenti degli stili di vita. E proprio questo spostamento di massa verso le grandi realtà urbane è uno dei punti di partenza della Dichiarazione. “Dove vivono oggi le persone? – ha chiesto Lorenzin - Si spostano sempre più nelle grandi città – ha detto il ministro, in risposta alla sua stessa domanda - che diventano prima metropoli e poi megalopoli. Le campagne, i piccoli centri, sono sempre più vuoti. Ma le nostre città - ha domandato ancora Lorenzin - sono state progettate per ospitare milioni e milioni di persone?”. Questa volta la sua risposta è secca: “No”.
 
Preparare e trasformare le città italiane affinchè possano ospitare un numero sempre crescente di persone con abitudini diverse è, dunque, lo scopo dell’ “Urban Health Rome Declaration”. “È necessario immaginare la città del domani come se fosse un organismo vivente – ha detto il ministro della Salute - e non come un contenitore dove le persone si rifugiano solo per trascorrere la notte. E da organismo vivente dev’essere capace di cambiare così come mutano le esigenze delle persone”.
 
L’aumento della popolazione
La migrazione nelle grandi città, nei paesi a medio reddito, ha portato ad un aumento di 60 milioni di individui ogni anno. Il notevole incremento della popolazione nelle aree urbane è legato anche ai fenomeni migratori. Questi cambiamenti demografici in corso, che includono l’urbanizzazione, il peggioramento degli stili di vita, l’invecchiamento della popolazione e l’isolamento sociale si riflettono anche in una crescita costante della prevalenza di diabete.

Fattori di rischio
Nell’era della globalizzazione, dove tutto il mondo, o quasi, è a portata di click, i lavori diventano sempre più sedentari. C’è meno tempo libero e si pratica meno attività fisica. Si mangia in fretta e male. Tutti fattori di natura sociale e culturale che, insieme, contribuiscono alla diffusione di patologie come l’obesità, le malattie cardiovascolari e il diabete. Quest’ultimo, in particolare, è una delle patologie croniche a più ampia diffusione nel mondo, soprattutto nei Paesi industrializzati, e costituisce una delle più rilevanti e costose malattie sociali del secolo. Nel 2015 l’International Diabetes Federation (Idf) ha stimato 415 milioni di adulti diabetici, cifra che nel 2040 potrebbe toccare quota 642 milioni. Due terzi di questi malati vivono nelle grandi città.

È in aumento anche il rischio di contrarre patologie infettive, dovute a sovraffollamento e condizioni igieniche non adeguate, soprattutto per gli abitanti delle baraccopoli e per i più piccoli di età. Cresce anche l’esposizione all’inquinamento ambientale.
 
Si rischia di più di essere coinvolti in incidenti stradali: su 3.300 morti per incidenti stradali nel 2014, il Italia, oltre 50% ha perso la vita su strade urbane. Danni psicologici legati allo stress e all'isolamento sociale sono sempre più frequenti come pure la possibilità di essere coinvolti in atti di violenza.
Per avere un’idea più chiara delle conseguenze che possono scaturire da questi fattori di rischio basta citare i dati relativi al numero di morti e di Dalys (numero di anni persi per malattia, disabilità o morte prematura) persi in un anno a causa di alcuni di questi fattori di rischio.
 
Per inattività fisica si contano 5.3 milioni di mortiPer ipertensione,10.4 milioni di morti, 208 milioni di Dalys. L’obesità ha causato 4.4 milioni di decessi, 134 milioni di Dalys. A causa dell’inquinamento atmosferico hanno perso la vita 5.5 milioni di individui, 142 milioni di Dalys.
 
Dati allarmanti che hanno spinto anche l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, a considerare le aree urbane come “importanti determinanti di salute sociali e un elemento chiave dell’agenda per un futuro sostenibile”, tanto da aver fissato un obiettivo preciso: rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, resilienti e sostenibili entro il 2030.
 
“Questa realtà – ha sottolineato il ministro della Salute - riguarda anche l’Italia. In particolare, città come Roma e Torino”. Ed è proprio da questi luoghi maggiormente a rischio che bisogna partire attuando l’ “Urban Health Rome Declaration”.
 
La situazione italiana
Nelle 14 città metropolitane risiede il 36% della popolazione del Paese e circa 1,2 milioni di persone con diabete. I fattori più importanti alla base della crescita della prevalenza di diabete sono rappresentati dall’invecchiamento della popolazione e dall’obesità. Le famiglie della città metropolitana sono sempre meno numerose: da 3,3 componenti nel 1971 si è passati a 2,2 nel 2011. Aumentate persone sole, come anziani e giovani single.

La Capitale d’Italia
A Roma la popolazione è raddoppiata nella città metropolitana passando da 2,1 milioni nel 1951 a 4 milioni nel 2011, e cresce di oltre il 70% nel solo comune capoluogo (da 1.650.000 a 2.618.000 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra ultrasessantacinquenni e bambini di 0–14 anni) passa da 35,1 nel 1971 a 144,2 nel 2011. Nello stesso periodo la quota di persone di almeno 75 anni passa da 2,9 a 9,7%. Nel solo Comune di Roma la quota di ultrasettantacinquenni raggiunge il 10,7%. Secondo gli ultimi dati Istat (2016), nella città metropolitana di Roma risiedono 4,3 milioni di persone (2,9 nel Comune). Gli stranieri residenti sono oltre 500.000 (il 12,1% a fronte dell’8,3% medio nazionale), di cui 365.000 in città (il 12,7%).

I cambiamenti climatici
Per la fine del 21° secolo il cambiamento della temperatura di superficie probabilmente sarà causa di un aumento di 1,5°C in più rispetto al 1850. Tra il 2000 e il 2016 il numero di persone vulnerabili esposte alla ondate di calore è aumentato di circa 125 milioni, con picchi di mortalità nelle fasce della popolazione più fragili e vulnerabili. In molti luoghi l’acqua scarseggia. Entro il 2050 si prevede anche una riduzione della disponibilità di cibo a livello globale.
 
Non è escluso che in un futuro non troppo lontano le persone siano costrette a migrare in massa, proprio perché la loro terra non è più adatta ad ospitare la vita. S potrebbero avere 10 milioni di persone per volta in movimento per eventi climatici avversi e/o per gli effetti dei processi climatici a lungo termine ed è prevedibile che oltre un miliardo di persone a livello globale avranno necessità di migrare entro i prossimi 90 anni, a causa dell’aumento del livello del mare dovuto allo scioglimento e collasso dei ghiacci, a meno che non vengano intraprese azioni.
Le malattie infettive aumenteranno perché crescerà il numero di quegli insetti capaci di trasportare i virus da una parte all’altra e diffonderli.
 
I dati dell’Oms sull’inquinamento dell’aria 

Il 92% della popolazione mondiale è esposta ad aria i cui livelli di inquinamento superano i limiti fissati dall’Oms stessa, e che ogni anno muoiono più di 3 milioni di persone quale risultato dell’esposizione ad aria inquinata. Solo il 12% della popolazione urbana risiede in città che rispettano i limiti Oms, mentre di essa è esposta a un inquinamento dell’aria almeno 2,5 volte più alto dei livelli raccomandati dall’Oms ed è perciò interessata da un aumento del rischio di problemi sanitari importanti. Alte concentrazioni di particolato fine e ultrafine sono associate con un alto numero di morti per infarto e disturbi cardiaci, disturbi respiratori e cancro.
 
La mobilità, tra mezzi privati e trasporto pubblico
Altro indice che si può correlare alla salute è quello della mobilità. Ogni giorno il 68,3% della popolazione cittadina si sposta per motivi di studio, in circa due terzi dei casi, o di lavoro. Per gli spostamenti quotidiani per lavoro e studio il 59% delle persone utilizza principalmente un mezzo privato veloce, come l’ automobile, la moto o il motorino. Circa il 15% lo fa a piedi o in bicicletta, con la cosiddetta mobilità lenta, e il rimanente 26% utilizza un mezzo pubblico. Il modello di mobilità urbana si discosta da quello prevalente a livello italiano per un maggior uso del mezzo pubblico a scapito sia della mobilità lenta sia del mezzo privato.

Alla luce di tutti questi dati, la salute nelle città appare dunque un tema complesso che necessita di un intervento multidisciplinare. “È soltanto unendo le politiche di trasporto con quelle agricole, promuovendo l’utilizzo delle energie rinnovabili e il corretto smaltimento dei rifiuti – ha concluso Beatrice Lorenzin - che si potranno rendere le nostre città vivibili. Una sfida affascinante, ma anche decisiva per il futuro urbanistico e della sostenibilità del nostro Paese”. Una sfida che mira a quello stato di salute già definito nel 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità”.
 
Isabella Faggiano

11 dicembre 2017
© Riproduzione riservata

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