Terra dei Fuochi. “Nelle Asl Napoli 3 Sud e Caserta incidenza cancro superiore fino al 46% rispetto a Sud Italia. Aumento carcinomi tiroide nella fascia d'età 15-19 anni”. Ecco l’indagine conoscitiva presentata dal sen. Lucio Romano
di G.R.
Nell'Asl Napoli 3 Sud il tasso di 'incidenza oncologica’, nel confronto con Pool RT Sud Italia, è più alto in entrambi i generi (nei maschi: +46%; nelle donne: +21%). Anche nel territorio dell'Asl Caserta il tasso complessivo è statisticamente superiore. Così come il tasso complessivo di ‘mortalità oncologica’. Registrato un eccesso di casi per i carcinomi della tiroide nella fascia d'età 15-19 anni. Mentre nessuno scostamento significativo si è registrato nella fascia d'età 0-14 anni, anche se sono possibili conseguenze negative nel corso della vita. Ad illustrare i dati uno dei relatori del documento finale dell'indagine presentata ieri in Commissione. L'INDAGINE PARLAMENTARE
09 NOV - Presentata ieri in Commissione Igiene e Sanità al Senato la relazione dell’indagine conoscitiva su Inquinamento ambientale, tumori, malformazioni feto-neonatali ed epigenetica in Terra dei Fuochi. L'indagine, finalizzata a “comprendere” il fenomeno ed a garantire la necessità di tutelare il diritto fondamentale alla salute di vaste popolazioni esposte a inquinanti ambientali, smaltiti illecitamente e per lunghi anni in maniera criminale, ha rilevato dati allarmanti nelle zone interessate.
In particolare, nell'
Asl 3 Napoli Sud il tasso di 'incidenza oncologica’ (insieme di tutti i tumori maligni), nel confronto con Pool RT Sud Italia, è più alto con differenze statisticamente significative in entrambi i generi (nei maschi: +46%; nelle donne: +21%).
Anche nel territorio dell'Asl Caserta il tasso complessivo di ‘incidenza oncologica’, nel confronto con il Pool RT Sud Italia, è statisticamente superiore. Così come il tasso complessivo di ‘mortalità oncologica’. Inoltre, nella
fascia di età 15-19 anni, si è registrato un eccesso di casi per i
carcinomi della tiroide rispetto all’atteso, con un rischio elevato (+ 50%) e statisticamente significativo. Situazione più complessa quella dell'infanzia: per nessuna delle classi di tumore maligno nella
fascia di età 0-14 anni sono stati osservati scostamenti statisticamente significativi, ma è accertato in letteratura scientifica che l’esposizione prenatale a inquinanti chimici altera l’epigenoma embrio-fetale con potenziali conseguenze negative a carico dello sviluppo e manifestazione di malattie nell’infanzia, nel corso della vita e attraverso trasmissione transgenerazionale.
Per illustrare i dati emersi dall'indagine abbiamo intervistato uno dei due relatori dell'indagine, il senatore
Lucio Romano (Aut-Psi-Maie).
Senatore Romano, innanzitutto cosa si intende per Terra dei Fuochi, quali territori vengono compresi?
Terra dei Fuochi (TdF) è un vasto territorio che comprende parte delle Province di Napoli e Caserta: principalmente nel quadrilatero situato tra il Litorale Domitio, l’agro Aversano-Atellano, l’agro Acerrano-Nolano e Vesuviano e la città di Napoli. Il territorio attualmente perimetrato come TdF include 90 Comuni. Suddivisi per Registro Tumori (RT)/ASL sono: 34 per il RT/ASL Caserta; 35 per il RT/ASL Napoli 3 Sud; 20 per il RT/ASL Napoli 2 Nord; 1 per RT/ASL Napoli 1 Centro. L’espressione TdF drammaticamente sintetizza ciò che in quelle terre da anni, soprattutto tra gli anni novanta e il primo decennio del duemila, si è verificato: un irresponsabile e incontrollato sversamento di sostanze tossiche, scorie e rifiuti di ogni genere, cui spesso è seguito il loro incenerimento. Un inquinamento criminale e sistematico che ha potuto contare su negligenze, omissioni, silenzi e sulla tragica impreparazione ad arginare il fenomeno. Si è evidenziata una tardiva sensibilizzazione alla realizzazione di interventi finalizzati alla rigorosa valutazione di criticità già ampiamente riconosciute nonché alla programmazione e realizzazione di tempestivi piani di prevenzione sanitaria e risanamento ambientale.
Di preciso nell’indagine cosa avete analizzato: l’inquinamento dell’aria, del terreno, le ripercussioni sull’agricoltura…?
L’Indagine conoscitiva, finalizzata a “comprendere” il fenomeno nelle sue varie e complesse componenti, origina dall’ineludibile necessità di tutelare il diritto fondamentale alla salute di vaste popolazioni esposte a inquinanti ambientali, smaltiti illecitamente e per lunghi anni in maniera criminale. Avvalendosi di relazioni, audizioni e sopralluoghi nei territori a maggiore impatto inquinante, sono stati approfonditi, con analisi di dati scientifici disponibili e metodologia interdisciplinare, vari aspetti ambientali e biomedici tra loro correlabili. L’obiettivo è anche quello di consentire una correlazione, assolutamente necessaria e di prioritaria utilità metodologica, tra: cartografia degli insediamenti urbani; caratterizzazione dei territori inquinati; georeferenziazione delle patologie; indicatori di esposizione; valutazione delle associazioni fra variabilità degli indicatori di salute (mortalità, morbosità, malformazioni congenite, sex ratio) e quella degli indicatori di contaminazione ambientale.
Con l’indagine si rileva:
1) l’esatta definizione del territorio definito e perimetrato come “TdF”;
2) il valore dei tenori di fondo naturali (background) degli elementi chimici presenti nei suoli del territorio indagato, in modo da poter discriminare tra valori di concentrazioni di fondo relativamente “normali” (geogenica) e contaminazioni "anomale" dovute ad attività antropiche (antropogenica);
3) i livelli di inquinamento del territorio, nelle sue diverse componenti di suolo, acque ed aria, attraverso le attività, e relative risultanze, di gruppi di lavoro e istituzioni appositamente attivate;
4) i possibili effetti che tale inquinamento abbia potuto determinare sulla salute della popolazione generale, con particolare riferimento a patologie neoplastiche;
5) i possibili effetti sulla salute della popolazione infantile residente, in considerazione della maggiore vulnerabilità che hanno appunto i bambini in contesti di pressione ambientale, a causa della peculiarità della loro fase di crescita;
6) la disponibilità sul territorio regionale di “indicatori di esposizione”, prima ancora che di esito, acquisita attraverso attività di biomonitoraggio su campioni di popolazione residente. Dall’indagine emerge l’importanza di una rigorosa metodologia interdisciplinare che potrà dare proficui risultati se condivisa dalle tante istituzioni coinvolte sul tema, evitando inutili e improduttive frammentazioni con parcellizzazioni di analisi o di interventi nei più vari settori.
Nella relazione si parla soprattutto del rischio oncologico. Potrebbe riassumere i dati principali raccolti sulle Asl di Napoli e di Caserta e quelli riguardanti l’infanzia?
Per quanto riguarda il territorio TdF/RT (Registro Tumori) ASL Napoli3 Sud (35 Comuni; 24,5% dell’intera popolazione inclusa in TdF) il tasso complessivo di ‘incidenza oncologica’ (insieme di tutti i tumori maligni), nel confronto con Pool RT Sud Italia, è più alto con differenze statisticamente significative in entrambi i generi (nei maschi: +46%; nelle donne: +21%). Per la mortalità oncologica, il tasso complessivo è più alto per tutti i tumori rispetto sia al Pool RT Nazionale sia al Pool RT Sud Italia. In particolare, sulla mortalità pesano i maggiori tassi di incidenza dei tumori del polmone e del fegato, entrambi a cattiva prognosi. Anche per il territorio RT ASL Caserta il tasso complessivo di ‘incidenza oncologica’, nel confronto con il Pool RT Sud Italia, è statisticamente superiore. Così per il tasso complessivo di ‘mortalità oncologica’, che risulta superiore rispetto al Pool RT Sud Italia. In merito all’infanzia, per nessuna delle classi di tumore maligno nella fascia di età 0-14 anni sono stati osservati scostamenti statisticamente significativi tra osservati e attesi; invece nella fascia di età 15-19 anni, si registra un eccesso di casi per i carcinomi della tiroide rispetto all’atteso, con un rischio elevato (+ 50%) e statisticamente significativo.
Avete evidenziato anche altri tipi di rischio oltra a quello oncologico?
Nella relazione non sono riportati risultati in riferimento alle malformazioni feto-neonatali e l’epigenetica (studio delle modifiche chimiche, a carico del DNA o delle regioni che lo circondano, che non coinvolgono cambiamenti nella sequenza dei nucleotidi) che richiedono ulteriori approfondimenti sulla base di dati georeferenziati maggiormente documentati. Comunque, è consolidata in letteratura scientifica che l’esposizione prenatale a inquinanti chimici altera l’epigenoma embrio-fetale con potenziali conseguenze negative a carico dello sviluppo e manifestazione di malattie nell’infanzia, nel corso della vita e attraverso trasmissione transgenerazionale. L’embrione, fin dalla sua primissima fase di sviluppo, e il feto sono altamente suscettibili di alterazioni epigenetiche a causa di sostanze chimiche ambientali che, pertanto, possono indurre molteplici effetti avversi. Tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche in merito alla suscettibilità individuale alle alterazioni epigenetiche e la loro persistenza, prima che le informazioni ottenute possano essere usate per una definita stima del rischio.
Gli interventi fino a qui adottati pensa siano sufficienti o si dovrà far altro? Quanto tempo e quante risorse serviranno per riportare la situazione alla normalità?
Considerazioni positive sono in merito alla Rete Oncologica Campana che è stata approvata e in corso di realizzazione; così l’attuazione degli screening oncologici, tutt’ora insufficienti per adesioni. Inoltre, l’implementazione della caratterizzazione geochimica dei territori con una più diffusa rilevazione degli inquinanti dell’aria. La copertura a breve dell’intero territorio campano con i RT consentirà di valutare il trend delle patologie negli anni e non con dati epidemiologici cristallizzati in pochi anni. Ritengo importante sottolineare che dalla vicenda TdF è emersa una nuova cultura di prevenzione e di controllo che, seppur iniziata tardivamente, può dare garanzie nel tempo, soprattutto come metodologia interdisciplinare, in altri territori italiani. Insomma, no a studi spot. Comunque, ritengo del tutto necessaria l’approvazione a breve del disegno di legge, di cui sono relatore in Senato, che istituisce e disciplina la Rete nazionale dei registri tumori per il controllo sanitario della popolazione.
G.R.
09 novembre 2017
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