Libera professione intramoenia in crisi: meno prestazioni, meno guadagni e meno medici che la esercitano. Ma la situazione varia molto da Regione a Regione. Relazione al Parlamento
Trasmessa al Parlamento la nuova Relazione annuale sull’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria (dati riferiti al 2015). Emerge una estrema variabilità tra le Regioni, anche se migliora l’attuazione della legge. I ricavi per i medici scendono da 926,5 milioni del 2014 a 890 nel 2015, mentre salgono quelli delle aziende da da 216,8 milioni del 2014 a 228 milioni nel 2015. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO.
09 NOV - Meno medici che svolgono libera professione intramoenia (ALPI) estrema variabilità tra le Regioni, anche se migliora l’attuazione, anche se l’indagine complessiva ha confermato le disomogeneità attuative nelle diverse Regioni/Province Autonome, con alcune più avanzate e altre che si stanno adeguando.
La Relazione annuale al Parlamento sull’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria 2015 è stata trasmessa al Parlamento il 27 ottobre 2017 e pubblicata sul sito del ministero della Salute.
Dal punto di vista dei guadagni, si riducono ancora gli incassi complessivi che nel 2015 hanno raggiunto 1,118 miliardi contro 1,143 miliardi del 2014.
Ai medici sono andati 890 milioni (nel 2014 erano 926,5) mentre alle aziende sono rimasti 228 milioni (216,8 nel 2014).
La relazione sottolinea anche che tra il 2010 e il 2015 “si assiste a una contrazione dei ricavi dell’11,6% e a una più che proporzionale variazione del -19,1% dei costi. Con la conseguenza che il saldo per prestazioni intramoenia aumenta del 39% nell’intero periodo 2010-2015 e, dopo la lieve flessione registrata tra 2013 e 2014, torna a mostrare un +5,2% tra 2015 e 2015”.
Per quanto riguarda i principali adempimenti previsti dalla legge 120/2007, dalla relazione emerge che:
• 17 Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) hanno provveduto ad emanare/aggiornare le linee guida regionali, evidenziandosi un miglioramento rispetto ai risultati della rilevazione 2014;
• in 11 Regioni/Province Autonome (Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, P.A. Trento, P.A. Bolzano, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) tutte le Aziende presenti hanno dichiarato di aver attivato l’infrastruttura di rete;
• in 6 Regioni/Province Autonome ( Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Veneto, P.A. Trento e P.A. Bolzano) tutte le Aziende garantiscono ai dirigenti medici spazi idonei e sufficienti per esercitare la libera professione. Nelle restanti Regioni, si è osservato sia il ricorso all’acquisizione di spazi esterni che all’attivazione del programma sperimentale, anche se con un’incidenza diversificata nei diversi contesti;
• 12 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria) hanno scelto di autorizzare l’attivazione del programma sperimentale con un incremento da 10 nel 2014 a 12 nel 2015.
I medici che esercitano l’intramoenia sono diminuiti: erano 59.000 nel 2012 (il 48% del totale), sono 51.950 nel 2015 (il 44% circa del totale).
In media, nel Ssn il 47,8% dei medici a tempo determinato e a tempo indeterminato con rapporto esclusivo, esercita la libera professione intramuraria.
Anche in questo caso però le cose sono diverse da Regione a Regione. Le punte sono del 58% in Valle d’Aosta, Marche, Liguria, Piemonte e Lazio, mentre i valori minimi in Sardegna (29%), Sicilia (31%), Calabria (33%) e Bolzano (16%). In generale, si legge nella Relazione, al di sotto della media nazionale ci sono Sud e le Isole. E il decremento complessivo dal 2012 è di circa il 12 per cento.
Chi fa intramoenia ha guadagnato in media 17.100 euro l’anno (erano 17.448 nel 2014): la riduzione registrata in termini assoluti della voce “compartecipazione personale” nei conti economici delle aziende, è dovuta al calo di medici che esercitano la libera professione negli ultimi quattro anni. Ma l’oscillazione è ampia: il guadagno è di 23.705 euro l’anno in Emilia Romagna e di nemmeno 6mila euro in Calabria.
Le prestazioni costano un po’ meno anche ai cittadini. La spesa media scende dai 18,8 euro pro capite del 2014 ai 18,4 euro dell’anno successivo. Ma anche qui si va dai picchi dell’Emilia Romagna e della Toscana - 30 e 29,3 euro l’anno - ai minimi di Calabria (4,9 euro l’anno) e Bolzano (5,2 euro l’anno).
Chi fa intramoenia la fa soprattutto nell’area della specialistica (68% dei ricavi), in crescita rispetto al 2014 (67,4%) e agli anni precedenti. Perde peso l’ospedale (ricavi complessivi 217.316 euro, il 19,4%), restano stabili sanità pubblica e consulenze.
Per la prima volta la relazione monitora il dato su professori e ricercatori universitari, che erogano cure in intramoenia: sono 3.837, il 61% del totale degli universitari che lavorano nelle aziende.
Per quanto riguarda gli spazi da dedicare nell’azienda all’intramoenia, l’analisi ha tenuto conto di tutti gli aspetti riferiti dalla norma mentre tutte le Aziende di 6 Regioni/Province autonome (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Veneto, PA Bolzano, PA Trento) garantiscono a tutti i dirigenti medici spazi idonei e sufficienti per l’esercizio della libera professione intramuraria, negli altri contesti la situazione è eterogenea, con differenze in certi casi abbastanza marcate:
• in Toscana gli spazi interni sono garantiti dal 94% delle Aziende presenti sul territorio;
• in Sicilia la percentuale di Aziende che garantiscono a tutti i dirigenti medici spazi interni si attesta sull’89%;
• in 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna) la percentuale scende su valori compresi tra l’1% e il 50% delle Aziende;
• in 4 Regioni (Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Umbria) nessuna Azienda garantisce a tutti i dirigenti medici spazi idonei e sufficienti per l’esercizio della libera professione intramuraria.
Per quanto riguarda le aziende che hanno dichiarato l’assenza di spazi interni idonei e sufficienti, è stato rilevato dalla relazione il ricorso a spazi ambulatori esterni e/o all’attivazione del programma sperimentale per lo svolgimento della libera professione presso gli studi privati collegati in rete.
In 11 delle 15 Regioni dove il fabbisogno strutturale interno non risulta pienamente soddisfatto, tutte le Aziende o parte di esse hanno ottenuto l’autorizzazione ad acquisire spazi ambulatoriali esterni.
In 12 delle 15 Regioni menzionate tutte le Aziende o parte di esse hanno ottenuto l’autorizzazione ad attivare il programma sperimentale per lo svolgimento della libera professione presso gli studi privati collegati in rete.
Infine le “agende di prenotazione”. Quelle più utilizzate a livello nazionale sono le agende gestite dal sistema CUP, con valori più alti rispetto a quelli riscontrati nei monitoraggi del 2014 (81% ad aprile e 80% ad ottobre 2014, 84% ad aprile e 85% ad ottobre 2015).
Con le rilevazioni del 2015, si è riscontrato che dieci Regioni/PA (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Marche, PA di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto) utilizzano quasi esclusivamente l’agenda gestita dal sistema CUP. Anche Bolzano utilizza per la maggior parte delle prenotazioni l’agenda gestita dal sistema CUP (95%) nel monitoraggio di ottobre 2015 (nella rilevazione di aprile 2015 la Provincia ha utilizzato unicamente il CUP per le prenotazioni).
Oltre alle situazioni già descritte, e a eccezione di Campania e Molise, nelle altre Regioni la modalità di prenotazione attraverso il sistema CUP è comunque la più diffusa rispetto alle altre tipologie di agende e con percentuali in costante aumento.
09 novembre 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Governo e Parlamento