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Senato. De Filippo risponde su tutela sanità animale in Sardegna, precari nelle Aou e nuovi ticket


Il Ministero della Salute ha pronta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione di prodotti suini cotti provenienti dalla Sardegna per l'Expo. Quanto all'attività libero-professionale prestata dai medici per sopperire alle carenze di organico, verrà valutata la necessità di eventuali interventi normativi sul precariato in sanità. Gli esenti dal ticket per patologia pagheranno una quota fissa graduata in funzione del reddito del nucleo familiare.

02 APR - Il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, è intervenuto questa mattina in commissione Igiene e Sanità al Senato per rispondere a tre interrogazioni.
La prima, presentata da Silvio Lai (Pd), riguardava la tutela della sanità animale in Sardegna in vista di Expo 2015. De Filippo ha sottolineato come la richiesta di poter commercializzare al di fuori dell’Isola prodotti suini sardi trattati termicamente, seppur rispondente ai requisiti della normativa vigente (Direttiva 2002/99/CE), debba tener conto dei dati epidemiologici e delle azioni intraprese dal Governo della Sardegna per una valutazione del rischio della situazione sanitaria. Per venire incontro alle richieste della Regione, il sottosegretario ha spiegato che è stata predisposta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione, canalizzata e ad esclusiva utilizzazione dei prodotti suini cotti provenienti da aziende della Regione, in ambito Expo Milano 2015.

Questa la risposta integrale di De Filippo: "Premesso che il Ministero della salute è a conoscenza della procedura di termizzazione - cui l'interrogazione fa riferimento - che consente di garantire carni sicure, riferisce che in data 1° agosto 2013 è stato rilasciato il nulla osta al 'Protocollo operativo' predisposto dall’Assessorato alla sanità della Regione Sardegna, finalizzato alla messa in atto di procedure autorizzative per aziende suine e stabilimenti di macellazione e trasformazione per la produzione di carni e prodotti a base di carne suina sottoposti a trattamento termico. Precisa che il Protocollo in questione è un documento tecnico, contenente le modalità operative a cui si devono attenere i soggetti della filiera dei prodotti cotti, senza la previsione di specifici impegni del Ministero, se non di tipo autorizzativo su apposite istanze, proprio perché trattasi di un elaborato di settore. Al paragrafo 5 del 'Protocollo operativo' sono programmati controlli, da parte dei Servizi veterinari delle ASL, sugli allevamenti, mattatoi e stabilimenti di trasformazione aderenti alla cosiddetta 'filiera dei prodotti cotti'. Peraltro - segnala il Sottosegretario- di tali attività ispettive regionali il Ministero non ha contezza. Fa presente, quindi, che la normativa comunitaria in materia di Peste suina africana (direttiva 2002/60/CE e decisione di esecuzione 2014/709/UE) prevede l’adozione di misure cautelative e di salvaguardia, finalizzate a prevenire la diffusione della malattia su tutto il territorio europeo, tenendo in considerazione quanto previsto anche dal Codice sanitario dell’Organizzazione mondiale della sanità animale.Il territorio europeo, in conseguenza dei focolai di Peste suina africana confermati in altri Stati membri, oltre alla Regione Sardegna (Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia), nel 2014 è stato differenziato sulla base del livello di rischio. Le diverse parti dell’allegato I alla decisione n. 2014/709/UE sono state suddivise tenendo conto della situazione epidemiologica relativa alla malattia. La Sardegna è stata inserita nella parte IV dell’allegato, stando a significare l’endemicità della malattia su tutto il territorio regionale, e non solo in parte di esso, nonché la presenza di contatti tra la popolazione suina domestica allevata e quella selvatica, cinghiali e suini ferali (allevati allo stato brado)".

"Pertanto - osserva il Sottosegretario - la richiesta di poter commercializzare al di fuori dell’Isola prodotti suini sardi trattati termicamente, seppur rispondente ai requisiti della normativa vigente (Direttiva 2002/99/CE), deve tener conto dei dati epidemiologici e delle azioni intraprese dal Governo della Sardegna per una valutazione del rischio della situazione sanitaria, requisito indispensabile per una applicazione in sicurezza del regime derogatorio. Tale asserzione trova fondamento nel fatto che le attività di eradicazione straordinarie della Peste suina africana, approvate a livello comunitario con decisione del 30 gennaio 2015, e trasposte in un provvedimento regionale nel mese di febbraio 2015, di fatto, non sembrano essere né particolarmente efficienti né applicate rapidamente, con precipuo riferimento alla lotta al suino allevato illegalmente, misura che rappresenta il pilastro per fondare le basi di una efficace e proficua azione di contrasto alla malattia in questione. Per quanto attiene ai protocolli, inoltre, ricorda che è stata condotta una proficua attività, durata alcuni anni e consistita in trattative e mediazioni sotto il coordinamento dell’Unione Europea, seguita con un forte interesse dall’industria di trasformazione italiana, la quale ha potuto apprezzare il lavoro svolto e beneficiare, negli ultimi tempi, dell’incremento di "export" di prodotti tipici italiani. In conclusione, assicura che il Ministero della salute da tempo tiene nella massima considerazione le richieste pervenute dalle Autorità della Regione Sardegna; a riprova di ciò, fa presente che è stata predisposta una bozza di protocollo sperimentale per la spedizione, canalizzata e ad esclusiva utilizzazione dei prodotti suini cotti provenienti da aziende della Regione, in ambito EXPO Milano 2015".

E' stato poi il turno di Lucio Romano (Aut), e della sua interrogazione sull'attività libero-professionale prestata dai medici presso gli ospedali universitari per sopperire alle carenze di personale. Questi impieghi, mediamente della durata di 6 mesi, non prevedono l'istituto della proroga;
nella realtà, però, vengono prorogati nella maggioranza dei casi senza soluzione di continuità. De Filippo ha spiegato come il rapporto di collaborazione professionale che la giurisprudenza riconduce alla cosiddetta parasubordinazione sembrerebbe equiparabile a quello di cui è titolare chi esercita la professione sanitaria alle dipendenze del Ssn. Il sottosegretario ha dunque assicurato che il Ministero della salute valuterà la necessità di eventuali interventi normativi per affrontare complessivamente ed in modo organico il problema del precariato in sanità.

La risposta di De Filippo: "Faccio presente, quanto alla tipologia dei rapporti di lavoro in questione, che la giurisprudenza utilizza il termine 'parasubordinazione' per designare i rapporti di incerta definizione, che presentano caratteristiche intermedie tra quelle del lavoro subordinato e quelle del lavoro autonomo. In particolare, l’esercente la professione sanitaria, ancorché conservi una ragionevole sfera di autonomia, rende le sue prestazioni all’interno delle organizzazioni aziendali/universitarie, sotto le direttive e il coordinamento dei vertici aziendali. Pertanto, il rapporto di collaborazione professionale che la giurisprudenza riconduce alla cosiddetta parasubordinazione sembrerebbe equiparabile a quello di cui è titolare chi esercita la professione sanitaria alle dipendenze del Servizio sanitario nazionale. Tali considerazioni - soggiunge il Sottosegretario - potranno essere approfondite e costituire spunto di riflessione ai fini dell’applicazione, da parte delle regioni e delle stesse strutture universitarie, delle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previsto dall’articolo 4, comma 10, del decreto-legge 31 agosto 2013, n.101, convertito dalla legge n. 125 del 2013, che è alla registrazione della Corte dei conti: il predetto decreto, in attuazione di quanto previsto dalla norma primaria, disciplina apposite procedure concorsuali riservate esclusivamente al personale titolare di contratti di lavoro subordinato a tempo determinato in possesso di determinati requisiti di anzianità previsti dal legislatore. In conclusione il Ministero della salute valuterà la necessità di eventuali interventi normativi per affrontare complessivamente ed in modo organico il problema del precariato in sanità".
 
Infine, Luigi d'Ambrosio Lettieri (Fi) ha illustrato la sua interrogazione concernente la revisione della disciplina in materia di esenzione dai ticket sanitari. De Filippo ha spiegato che, con i nuovi ticket, gli esenti per patologia, pur non essendo tenuti a partecipare alla spesa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale - come già accade - sarebbero, invece, tenuti a pagare una quota fissa ridotta e graduata in funzione del reddito prodotto dal loro nucleo familiare. Il sottosegretario ha poi spiegato che la proposta è stata sottoposta al Ministro per le necessarie valutazioni tecnico-politiche, ma per la sua traduzione operativa sarebbe, comunque, necessaria una modifica legislativa delle norme vigenti.

La risposta di De Filippo: "Ricordo anzitutto che l’articolo 8 del nuovo Patto per la Salute 2014-2016 affida ad uno specifico gruppo di lavoro, costituito da rappresentanti del Ministero della Salute, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, delle Regioni e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), la definizione dei contenuti di una proposta di revisione del sistema di partecipazione alla spesa sanitaria che, a parità di gettito, garantisca l’equità e l’universalismo nell’accesso ai servizi e l’unitarietà del sistema. Faccio presente che, in ottemperanza a quanto previsto dal Patto, il Gruppo di lavoro ha formulato una proposta che introduce nuovi sistemi di calcolo delle quote di partecipazione per le prestazioni di assistenza specialistica e farmaceutica, graduando l’importo delle quote da pagare in relazione alla condizione reddituale del nucleo familiare fiscale dell’assistito, con esclusione degli esenti per patologia. Per l’assistenza specialistica, inoltre, tale importo rimarrebbe comunque al di sotto del valore tariffario della prestazione, per evitare che gli assistiti possano trovare, in regime privato, le medesime prestazioni ad un prezzo inferiore alla tariffa. Per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica, la proposta parte dal presupposto che la maggior parte delle Regioni ha già autonomamente introdotto quote di partecipazione (per lo più sotto forma di quota fissa per confezione) di importo ridotto per gli assistiti in possesso di esenzione per patologia. Coerentemente a tale impostazione, la proposta del Gruppo di lavoro prevede l’introduzione di una quota fissa per ciascuna confezione di farmaci, di importo ridotto per gli esenti per patologia e, comunque, graduato in funzione della condizione reddituale dell’assistito. Con specifico riguardo alle questioni poste dall'interrogante, chiarisce che gli esenti per patologia, pur non essendo tenuti a partecipare alla spesa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, come già accade, sono, invece, tenuti a pagare una quota fissa ridotta e graduata in funzione del reddito prodotto dal loro nucleo familiare. Da ultimo, rilevo che la proposta è stata sottoposta al Ministro per le necessarie valutazioni tecnico-politiche, ma per la sua traduzione operativa sarebbe, comunque, necessaria una modifica legislativa delle norme vigenti".

02 aprile 2015
© Riproduzione riservata

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