Corte dei conti: “Nuovi tagli alla sanità potrebbero ricadere su qualità dei servizi e far aumentare le tasse”
I giudici contabili analizzano l’impatto della manovra finanziaria. Per la sanità ancora non si sa quanto saranno i tagli ma la Corte rimarca come esiste “il timore che da tagli ripetuti di risorse derivino peggioramenti nella qualità dei servizi o aumenti delle imposte destinate al loro finanziamento, con un conseguente peggioramento delle aspettative di famiglie e imprese”. IL REPORT
24 FEB - “La sostenibilità delle prestazioni pubbliche, siano esse quelle sanitarie o assistenziali e quindi le condizioni di accesso a questi servizi, è soggetta a rilevanti incertezze e differenze territoriali. A ciò si aggiunga il timore che da tagli ripetuti di risorse derivino peggioramenti nella qualità dei servizi o aumenti delle imposte destinate al loro finanziamento, con un conseguente peggioramento delle aspettative di famiglie e imprese”. È quanto evidenzia la Corte dei Conti nel suo report su "Le prospettive della finanza pubblica dopo la legge di stabilità”.
Com’è noto sulla sanità (e più in generale sui 4 mld di tagli imposti alle Regioni) ancora non è stata presa una decisione (manca l’Intesa Governo e Regioni) ma in ogni caso la Corte sottolinea come “le Regioni e lo Stato, in appositi tavoli tecnici, stanno valutando di distribuire il taglio in due parti: una prima che incide sulle risorse sanitarie (2 miliardi) e una seconda destinata a ridurre le somme a disposizione per le altre funzioni”.
Per la Corte però “la soluzione che sembra profilarsi con l’accordo Stato regioni in corso di definizione trova quindi fondamento nel mantenimento di un profilo di spesa in linea con il tasso di crescita più aggiornato. Va inoltre considerato che la stessa somma riconosciuta per il 2014 si basa su variazioni del prodotto superiori a quanto effettivamente conseguito”.
“Resta – prosegue la Corte - , naturalmente, il problema di come rispondere alle necessità di un settore che, pur scontando ancora margini per un recupero di efficienza al suo interno, deve affrontare costi crescenti per garantire l’accesso a farmaci e tecniche di cura innovative e offrire adeguata assistenza ad una popolazione sempre più longeva. L’allentamento del vincolo finanziario poteva consentire di affrontare con più facilità nodi irrisolti (revisione dei LEA, finanziamento delle strutture sanitarie, revisione dei criteri di riparto delle risorse tra le regioni, revisione delle compartecipazioni alla spesa, un ripensamento delle esenzioni), che il nuovo Patto della salute ha solo elencato rinviandone la definizione. Elementi che, se non risolti, rischiano di alimentare nuovi squilibri e di incidere negativamente sulle aspettative della popolazione”.
24 febbraio 2015
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