"Anaao Assomed ha proclamato per il 20 novembre, insieme ad altre Sigle sindacali della Dirigenza e del comparto, uno sciopero Nazionale a poche ore di distanza dalla pubblicazione del testo della Legge di bilancio 2025. Ed indetto lo stesso giorno in Piazza Santi Apostoli a Roma una Manifestazione nazionale perché dopo le tante dichiarazioni di una sanità al centro dell’agenda politica e di professionisti da valorizzare, forte è stata la delusione per misure al di sotto delle necessità, delle richieste e delle promesse".
Questa la premessa da cui si è mosso il documento illustrato oggi dall'Anaao Assomed nel corso dell'audizione sulla manovra di bilancio.
In sintesi le criticità principali rilevate:
- le risorse necessarie per attuare un piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri che recuperi i tagli del passato, elimini il fenomeno dei “gettonisti” e migliori le condizioni di lavoro, sono state ridotte al “lumicino”. Dai 10000 posti previsti per i medici si scende a 6000 nel 2025, un numero insufficiente financo a coprire il turnover annuale prodotto da pensioni e fughe. Eliminare il tetto di spesa, come previsto dal Decreto legge “Liste di attesa”, sarà impossibile. Esigue anche le risorse destinate all’aggiornamento dei Lea;
- il reale incremento di risorse previsto nel 2026 è disperso in troppi rivoli rispetto alle risorse assegnate, senza una chiara visione di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, visto che il finanziamento pubblico ritorna negli anni successivi a cifre da manutenzione ordinaria;
- le liste d’attesa rimangono esse stesse “in attesa di tempi migliori”, mancando risorse aggiuntive a quelle già stanziate e che in massima parte sono già state consumate dalle Regioni;
- i futuri contratti di lavoro vengono finanziati ad un tasso che recupera (forse) solo la inflazione attesa, senza spazio per valorizzare un lavoro che diventa sempre più difficile, gravoso e rischioso;
- la formazione post laurea dei medici deve accontentarsi di cifre irrisorie e a futura memoria, e per quella dei dirigenti sanitari dell’area non medica non ci sono nemmeno quelle, non essendo riconosciuta loro alcuna forma di sostegno economico durante la frequenza dei relativi corsi, né alcuna forma di tutela economico-giuridica per la maternità e paternità. Nessun accenno alla necessità di introdurre un vero contratto di lavoro a scopo formativo superando la attuale condizione di studenti; nessun accenno alla soppressione del termine del 31 dicembre 2026 quale limite di applicazione del cosiddetto “Decreto Calabria”;
- l’indennità di specificità, che esprime la peculiarità della professione, trova, al posto della promessa defiscalizzazione, un incremento minimale e, per di più, rateale e legato a un contratto di lavoro di incerta tempistica;
- la sforbiciata sulle detrazioni fiscali colpisce il ceto medio, di cui i dirigenti medici sono gran parte, rischiando di annullare il valore dei modesti incrementi contrattuali promessi. Di fatto un aumento di tassazione per chi è già tra i maggiori contribuenti.
Quanto alla spesa sanitaria, "è certo in crescita nei valori nominali, come è successo sempre negli ultimi 15 anni tranne che in due occasioni, ma sconta una consistente perdita di potere di acquisto a causa del picco inflazionistico e rimane al di sotto delle necessità di un Servizio Sanitario Nazionale in crisi profonda. Il 6,2 % del PIL ci inchioda all’ultimo posto tra i Paesi del G7, né cambia la graduatoria utilizzando come parametro la spesa pro-capite che, se pure è prevista in aumento di circa 300 euro, rimane al di sotto della media dei Paesi UE. Insomma, non si vede l’importante investimento di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale di cui si parla, rimanendo lontani da quel 7% del PIL che lo stesso Ministro della Salute indicava come traguardo minimo".
"Alla base del nostro giudizio sul testo della manovra, negativo fino allo sciopero, c’è la consapevolezza che il destino della sanità pubblica è interesse non solo sindacale, ma sociale e politico e che la sostenibilità del sistema sanitario pubblico rischia di essere sacrificata sull’altare di scelte governative che vedono la sanità pubblica ancora agli ultimi posti nella scala delle priorità. Malgrado essa sia un volano riconosciuto della stessa crescita economica e la salute sia diventata il primo problema per l’80% dei cittadini. Spetta al Governo, alla politica e alle Istituzioni mettere in campo, a partire dalla legge di bilancio 2025, tutte le soluzioni per garantire il diritto alle cure e il diritto a curare ed evitare la fine di quel Servizio Sanitario Nazionale che della unità del Paese è 'presidio insostituibile', secondo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella", conclude l'Anaao.