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Peste suina africana. Una spada di Damocle per il sistema produttivo suinicolo. Giovanni Filippini in pole per la struttura commissariale

di Ester Maragò

Il neo Direttore generale della salute animale, già in prima linea nella eradicazione della Peste suina africana nella regione Sardegna, è stato indicato dal ministero come possibile Commissario staordinario. importanti le conseguenze economiche e sociali se si verificasse verificasse il passaggio del virus dal suino selvatico a quello di allevamento:  secondo le stime più recenti, si potrebbe generare una perdita economica fino a 2 punti di PIL

29 LUG -

Si muove su un terreno minato la battaglia contro la peste suina africana (Psa). Se sul fronte della salute umana non rappresenta un pericolo in quanto non è trasmissibile all’uomo (anche se l’esperienza ci ha insegnato a non sottovalutare lo spillover), le conseguenze a livello economico e sociale fanno tremare i polsi.

L’ennesimo allarme è stato rilanciato appena qualche mese fa da Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi di Confindustria: il bilancio economico pagato dal settore a causa della Psa è stato fin ora di 500 milioni di euro e in soli due anni. Ma il quadro porrebbe peggiorare nel momento in cui si verificasse il passaggio dal suino selvatico a quello di allevamento: la perdita economica nel nostro Paese schizzerebbe a 60 milioni al mese. E non è finita qui, se poi disgraziatamente il virus dovesse entrare in un’area ad alta produzione coinvolgendo, ad esempio, le aree di produzione del prosciutto di Parma o del San Daniele, si potrebbe generare, secondo le stime più recenti, una perdita economica fino a 2 punti di PIL.

Insomma, una spada di Damocle sull’intero sistema produttivo, e non solo.

Anche la struttura commissariale non trova pace, Angelo Ferrari, nominato dal Governo nel 2022 Commissario straordinario alla peste suina africana ha passato il testimone a marzo del 2023 al tecnico Enzo Caputo che però a distanza di un anno e mezzo ha rassegnato le sue dimissioni per motivi personali (anche se è facile immaginare che le motivazioni siano ben altre vista la difficoltà di incastrare le “esigenze” del ministero della Salute, dell’Agricoltura e delle Regioni in pressing anche a causa delle direttive che arrivano dall’Europa).

In pole position c’è ora Giovanni Filippini recentemente nominato anche Direttore generale della salute animale e già noto, come scrive una nota del ministero della Salute, per aver contribuito in modo decisivo alla eradicazione della Peste suina africana nella regione Sardegna.

Una figura che concilia politica e know-how tecnico e al quale spetterà (se la sua nomina verrà confermata) il compito di gestire una vera e propria patata bollente.

Le coordinate per sbarrare la strada al virus, per altro, sono già state dettate dal “Piano straordinario di catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana (Psa) 2023-2028” approvato dalla Conferenza Stato Regioni a settembre del 2023 e messo a punto proprio dal dimissionario Commissario Straordinario Caputo. Un piano, come aveva raccontato a Quotidiano Sanità, molto articolato, flessibile per essere rimodellato in base all’evoluzione del virus e soprattutto strutturato sul lungo periodo per far marciare il sistema in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale.

E proprio l’uniformità delle Regioni sarà una delle maggiori difficoltà con le quali si dovrà destreggiare il nuovo commissario straordinario.

Gli atout vincenti del Piano 2023-2028 per arrivare all’eradicazione della Psa sono infatti il lavoro squadra con azioni serrate nei territori, piena implementazione dei Piani regionali di interventi urgenti, investimenti in biosicurezza e tolleranza zero sulla presenza dei cinghiali nei centri urbani.
Ma fin ora non tutte le regioni si sono mosse alla stessa velocità. La battaglie è quindi ancora aperta.

Ester Maragò



29 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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