Le aziende sanitarie chiedono di mantenere le norme in deroga per gli acquisti e più elasticità per assunzioni del personale. La survey Federsanità-Crea
Le misure straordinarie messe in campo durante l’emergenza Covid andrebbero mantenute e integrate. La pensa così la maggior parte del personale consultato da una indagine che ha coinvolto Direttori generali e Direttori amministrativi di Asl, Aziende ospedaliere, Aou e Irccs di 10 Regioni italiane. I rusultati presentati nelal gironata conclusivi del Forum Risk Management di Arezzo. LA SURVEY.
18 DIC - La stragrande maggioranza dei rappresentanti delle direzioni generali e di quanti operano nelle strutture sanitarie ritengono che le procedure straordinarie in deroga messe in atto durante l’emergenza pandemica per l’acquisizione di beni e lavori dovrebbero essere mantenute, ma che vadano integrate.
Anche sul fronte dell’acquisizione del personale la maggioranza manterrebbe le procedure emergenziali ma integrandole soprattutto per quanto riguarda le tempistiche eccessivamente lunghe. E quando si parla di incentivi al personale nella classifica dei desiderata c’è un maggiore sviluppo di carriera in senso orizzontale e/o verticale seguito da aumenti in busta paga collegati alla complessità, al disagio e al rischio del luogo dove si lavora a partire dai pronto soccorso e dalle zone disagiate.
Questi i risultati della Survey promossa da Federsanità e svolta in collabroazione con Crea Sanità e presentata oggi al Forum Risk Management nel corso della sessione “La parola alle direzioni strategiche: dal Covid al nuovo Ssn”.
Tiziana Frittelli, presidente Federsanità, ha introdotto lo studio: “Abbiamo deciso di interrogarci su 7 temi, andando a sentire cosa ne pensano i direttori generali, che spesso sono i grandi assenti dai tavoli tecnici anche importanti, come quelli ministeriali. È assurdo che non siano coinvolti, visto che poi sono le persone che devono andare ad applicare sul campo le linee guida”.
Federico Spandonaro, presidente Crea Sanità, ha commentato: “La ricerca evidenzia il momento topico e il fatto che gli investimenti non possano andare sprecati. Come Crea nel prossimo rapporto Sanità proporremo un approccio di consultazione bottom-up. Dobbiamo infatti raccogliere le priorità, avere un indirizzo chiaro su ciò che dobbiamo fare per ammodernare il nostro servizio sanitario e renderlo efficiente negli anni a venire. Ultimamente l’esperienza locale è stata mortificata dai tagli lineari, ora dobbiamo ripartire e devono maturare idee dal basso. Una volta individuate le criticità, poi, il passo successivo deve essere quello di proporre soluzioni”.
Fulvio Moirano, che vanta una lunga esperienza in ambito sanitario, ha aggiunto: “Oggi serve un cambiamento per discontinuità perché quello incrementale non è più sufficiente. Le risposte fornite alla survey sono abbastanza nitide e chiare. Gli spazi di gestione dei direttori generali negli ultimi anni si sono ristretti. Ritengo che sia particolarmente rilevante il tema che riguarda il personale. Il privato accreditato in passato ha acquisito professionisti dalla parte pubblica e oggi che non abbiamo più restrizioni di bilancio non ci sono più professionisti disponibili”.
I risultati della Survey
All’indagine hanno partecipato Direttori generali e Direttori amministrativi di Asl, Aziende ospedaliere, Aou e Irccs di 10 Regioni italiane (Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Campania, Lombardia, Umbria, Lazio, Sicilia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Marche con differenti percentuali di partecipazione).
Sì a mantenere le procedure in deroga per gli acquisti. Per il 62,5% dei rappresentanti delle direzioni generali e di quanti operano nelle strutture sanitarie, le procedure derogatorie messe in atto durante l’emergenza pandemica per l’acquisizione di beni e lavori, dovrebbero essere mantenute integrandole, la pensano cosi soprattutto Direttori generali e Asl. Per il 25% dovrebbero essere cancellate integrando con le norme ordinarie, su questa linea i Direttori amministrativi e chi opera nelle Aziende ospedaliere.
Appena il 12,5% le manterrebbe come sono. Quando si parla di integrazioni alle norme derogatorie i desiderata sono soprattutto sulle tempistica (la pensa così circa il 93% degli intervistati), mentre per appena il 6,7% bisognerebbe intervenire sulla categoria di prodotti. Chi lavora nelle Aziende ospedaliere universitarie divide equamente le priorità tra tempistica e categorie di prodotti
Tra quanti cancellerebbero le norme derogatorie integrando invece quelle ordinarie si indica come prioritaria un’integrazione sulla tempistica (l’83,3%), mentre il restante 16,7% preferirebbe concentrarsi sulle categorie di prodotti.
Sì anche alle deroghe per assunzioni del personale. Per quanto riguarda le procedure derogatorie sull’acquisizione di personale il 54,2% pensa che queste dovrebbero essere mantenute integrandole. La pensano così il 59,1% dei Direttori generali, il 58,8% di chi opera nelle Asl e il 66,7% di chi opera nelle Aziende ospedaliere universitarie.
Il 25% invece pensa che dovrebbero essere cancellate integrando però le norme ordinarie. A favore di questa scelta sono in particolare i Direttori amministrativi e il 66,7% di chi lavora nelle Aziende ospedaliere. Appena il 16,7% ritiene che dovrebbero essere mantenute come sono, e solo il 4,2% che dovrebbero essere cancellate
Punto in comune tra chi manterrebbe le norme derogatorie e chi vorrebbe cancellarle è che le rispettive integrazioni dovrebbero riguardare in particolare la tempistica.
Divisi sulla necessità di uno standard quantitativo unico nazionale per il personale. Per il 50% dei partecipanti alla Survey, per quanto riguarda il dimensionamento degli organici e la definizione di incarichi gestionali e professionali è utile, ma non necessario, uno standard nazionale, e di questo ne è convinto il 50% dei Direttori generali. Invece i Direttori amministrativi si dividono equamente tra chi ritiene che sia assolutamente necessario uno standard nazionale e chi pensa sia utile, ma non necessario.
Il 41,7% dei rispondenti pensa che sia assolutamente necessario uno standard nazionale (ancorché flessibile); il restante 8,3% lo ritiene invece inutile. Il 52,9% e il 70% rispettivamente di chi opera nelle Asl e nelle Aou ritiene che sia utile, ma non necessario, uno standard nazionale; al contrario, quasi il 70% di chi opera nelle Aziende ospedaliere punta su standard nazionale
Sì a politiche di incentivo per il personale in base al rischio ma anche a dove si vive e lavora. La survey ha poi indagato sugli incentivi da attivare per il personale. Il 62,5% dei rispondenti pensa che quelli più utili siano un maggiore sviluppo di carriera in senso orizzontale e/o verticale e incentivi monetari direttamente collegati alla complessità, disagio, rischio del settore lavorativo
Sulla stessa linea di preferenza Direttori generali e amministrativi.
Il 66,7% del totale dei rispondenti ritiene poi che sia giusto differenziare la retribuzione del personale in base alla sede di lavoro. La pensa così anche e il 68,2% dei Direttori generali e la maggioranza di chi opera nelle Asl e nelle Aou. Al contrario, chi opera nelle Aziende ospedaliere e nell’Irccs pensa che non sia necessario farlo.
Per il 93,8% dei rispondenti la differenziazione della retribuzione del personale dovrebbe avvenire nel Pronto Soccorso; per il 50% nelle sedi disagiate; per il 12,5% in Provincia. Sulla stessa linea Direttori generali e amministrativi.
Norme su responsabilità vanno cambiate dopo il Covid. Parlando poi di responsabilità professionale sanitaria il 54,2% ritiene che le norme in vigore non siano adeguate ad affrontare una situazione eccezionale di natura pandemica; il 41,7% ritiene che serva una modifica normativa definitiva e il restante 4,2% pensa che le norme in vigore siano adeguate.
Il 54,5% dei Dg ritiene sia necessaria una normativa speciale per questa fase; i Direttori amministrativi si dividono equamente tra le due soluzioni. Passando all’analisi per tipo di azienda si conferma la necessità di dover modificare la normativa vigente.
Il 75% dei rispondenti pensa che sia necessaria una normativa speciale per garantire un equilibrato rapporto tra responsabilità della filiera organizzativa (direzioni strategiche, direzioni cliniche di struttura, provveditori, capi uffici tecnici, Rpp, Dpo, ecc.); il restante 25% ritiene invece siano necessarie linee guida ad hoc in costanza della normativa vigente.
18 dicembre 2020
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