Castelnovo Ne’ Monti. Polemiche su assistenza in gravidanza. Gli operatori insorgono: “Basta gogne mediatiche e critiche da persone inesperte”
Sulla segnalazione di una donna che “per un semplice tracciato si è dovuta recare a Reggio due volte in una settimana” era intervenuto il sindaco: “Ci avevano garantito che con la chiusura del Punto nascite il trasferimento a Reggio sarebbe servito solo per il travaglio e il parto, ma si riscontrano disagi per effettuare anche esami di routine nel pre e post parto”. La Ausl replica: “Non era semplice controllo routinario”. E stavolta anche i professionisti insorgono: “Questo continuo stillicidio di segnalazioni di ‘pseudo-casi’ avversi avvelena il clima e rende più difficile il nostro lavoro”.
08 APR - Si ritrovano tutti i giorni sui giornali e i social, dove i cittadini gridano allo scandalo. Ma stavolta i professionisti del Dipartimento Materno Infantile e dell’Unita operativa di ostetricia e ginecologia di Reggio Emilia e Castelnovo ne' Monti si sono ribellati e hanno detto basta alle gogne mediatiche e alle critiche da parte di “persone inesperte” che nulla sanno di medicina e non hanno quindi le competenze per giudicare le scelte dei medici e degli operatori sanitari.
A far scoppiare il caso è stata una segnalazione pervenuta al sindaco di Castelnovo Ne’ Monti e Presidente dell'Unione dei Comuni,
Enrico Bini, da un residente del crinale, in merito ai disagi vissuti dalla sorella in periodo di gravidanza: “Per un semplice tracciato si è dovuta recare a Reggio due volte in una settimana”, riferisce il Comune in una nota. A dare sostegno alla lamentela è quindi intervenuto Bini: “Abbiamo aspetti sicuramente positivi sull'attenzione per la sanità in montagna, dallo sviluppo del Pal al progetto Sant'Anna Plus, senza trascurare i segni costanti di attenzione da parte della popolazione e di associazioni di volontariato per il nostro ospedale, come ad esempio la recente donazione di nuova strumentazione al reparto di Pediatria dall'associazione Vogliamo la Luna e il progetto Cieli Sereni. Ma c'è anche un problema ormai evidente: la segnalazione di Emiliano Pedrini, fa seguito alla lettera diffusa pochi giorni fa dal Comitato Salviamo le Cicogne di una gestante che ha vissuto identici disagi a causa di continui trasferimenti a Reggio. A questo punto, come ho già fatto in forma privata dopo la lettera di questa signora, mi rivolgo all'Ausl e nello specifico al Direttore Fausto Nicolini, perché ci sembrano disattese le garanzie fornite dopo la chiusura del Punto nascite”.
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Delle possibilità di riapertura del servizio all'Ospedale Sant'Anna – chiarisce Bini - si sta discutendo su più tavoli, da quello locale, al regionale, fino al Ministero e alla Conferenza delle Aree Interne, e vedremo come si svilupperà questo dibattito che oggi, molto più di qualche mese fa, vede aumentare le posizioni possibiliste. Ma queste segnalazioni – per il Sindaco - riguardano un contesto diverso e altrettanto importante: l'Ausl aveva garantito che la chiusura del Punto nascite di Castelnovo avrebbe comportato la necessità del trasferimento a Reggio esclusivamente per il periodo del travaglio e del parto, ma in realtà attualmente si riscontrano disagi per effettuare anche esami di routine del periodo pre e post parto, anche un semplice tracciato. Invece ci era stata prospettato un quadro, cito l'Ausl, che avrebbe garantito ‘tutte le attività di assistenza alla gravidanza, ecografie, corsi di preparazione alla nascita, assistenza in puerperio, sostegno all’allattamento’. In realtà non sta andando così, ed è un fatto grave”.
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Come ho detto – ribadisce Bini -, sulla possibile riapertura del punto nascite si discuterà, ma tutti gli altri servizi che garantiscono una gestazione serena e agevole alle donne della montagna devono rimanere, ed essere ripristinati se per qualche motivo che non comprendiamo sono stati sospesi. Stesso discorso dovrebbe valere per il servizio di reperibilità ginecologica notturna, che peraltro sul nostro territorio ha una grande importanza non solo per le gestanti: ho scritto ripetutamente a Regione ed Ausl senza avere riscontro su questo tema specifico, e me ne rammarico perché al di là dei contenuti che potrebbe avere tale possibile risposta, non darne alcuna è un segno di scarso rispetto istituzionale”.
Al sindaco ha risposto l’Ausl con una nota: “Dalle verifiche sul caso segnalato pubblicamente su media locali, fatti i doverosi riscontri con i professionisti, risulta che il percorso clinico-assistenziale sia stato corretto e appropriato, in particolare per quanto attiene i controlli effettuati all’Arcispedale di Reggio Emilia, in relazione alle condizioni materne e fetali ed al quadro clinico, che non era di semplice controllo routinario”.
“Questo – prosegue la Ausl - non vuol dire che nella gestione di un sistema sanitario molto complesso non possano verificarsi in alcuni casi problemi, disguidi, disagi per i cittadini. Nel 2018 l’Azienda USL di Reggio Emilia ha erogato 70.000 ricoveri ospedalieri e nell’ambito della specialistica ambulatoriale 800.000 prestazioni diagnostiche, 730.000 visite, 16.000 prestazioni di riabilitative—terapeutiche, 5,3 milioni di esami di laboratorio. Siamo consapevoli che non tutto possa andare sempre nel verso giusto rispetto alle legittime aspettative dei pazienti. Poiché non ci nascondiamo dietro un dito e siamo consapevoli che si può sempre migliorare, è attiva una procedura di ricezione dei reclami. Questa procedura consente di raccogliere segnalazioni per poter rispondere in modo puntuale e tempestivo, nel rispetto della privacy, e con l’obiettivo, oltre che di fornire agli interessati tutte le spiegazioni necessarie, anche di cogliere spunti per il miglioramento dell’assistenza. I cittadini possono infatti segnalare rilievi, reclami o elogi agli Uffici Relazioni con il Pubblico, di persona, per posta, per posta elettronica, posta certificata o inviando una segnalazione dal sito internet aziendale. La gestione delle segnalazioni è regolata da una procedura e tutte le segnalazioni ricevono una risposta entro 30 giorni, salvo casi particolarmente complessi che possono richiedere tempi un po’ più lunghi”.
“Nel caso in oggetto - precisa ancora la Ausl - non è pervenuto alcun reclamo. Ogni segnalazione viene attentamente valutata perché si può sempre migliorare e ci impegniamo ogni giorno per questo. Non può essere però la singola segnalazione fatta sui social o sui media, non verificata né analizzata in modo approfondito, a costituire un parametro oggettivo di giudizio. Tra l’altro su un caso dove l’invio all’ospedale di Reggio era, a giudizio dei professionisti, non solo ampiamente motivato ma necessario in relazione alle condizioni cliniche e al sospetto diagnostico. Per parte nostra riteniamo che il giudizio dei clinici, in scienza e coscienza, rimane, in materia di sicurezza e appropriatezza dell’assistenza, sovrano e insindacabile. Se anche questo viene messo in discussione il sistema sarà ingestibile perché si determinerà una reciproca e progressiva perdita di fiducia tra i professionisti e i loro pazienti. Con risultati non difficili da prevedere”.
“Riteniamo infine che il sindaco Bini - evidenzia la Ausl -, proprio per il ruolo istituzionale che ricopre, prima di attaccare l’Azienda sanitaria e i suoi professionisti avrebbe dovuto, per principio di cautela e prudenza, richiedere maggiori informazioni sul caso specifico. Sarebbe bastata una telefonata. Come azienda e come professionisti non riteniamo che i social network e i media siano il luogo idoneo per trattare questi casi, anche e soprattutto per la tutela della privacy dei cittadini. Riteniamo ingenerosi i giudizi espressi sui servizi garantiti nell’area materno-infantile soprattutto per tutti i professionisti che con grandi sacrifici stanno garantendo una assistenza di qualità al territorio. Non è assolutamente vero che abbiamo disatteso a quanto previsto nel programma S. Anna Plus, tra l’altro inserito nel PAL ospedaliero di recente approvazione. Tanto più che programma S. Anna Plus prevede un gruppo congiunto di monitoraggio sullo stato di attuazione dei progetti che fa riferimento diretto al sindaco Bini".
Per quanto attiene ai servizi dedicati al percorso nascita previsti nel programma S. Anna Plus, spiega la Ausl,
“sono stati attivati:
1. il registro delle gravidanze (presente solo nel distretto montano)
2. il servizio di puerperio post-partum a domicilio (home visiting)
3. il trasporto assistito con ostetrica
4. il potenziamento dei consultori
5. il potenziamento dell’ ambulatorio della gravidanza a termine
6. la consulenza telefonica di assistenza alla gravidanza
7. la istituzione di una pediatria integrata ospedale-territorio con lo sviluppo di una competenza distintiva sul bambino cronico.
In un territorio, quello del distretto montano, che nel 2018 ha registrato 182 parti. Nel 2017 i parti delle donne residenti erano stati 235 di cui 46 effettuati presso il S. Anna nei primi 8 mesi dell’anno (1,5 parti/settimana)".
“Per quanto riguarda infine la richiesta di reintroduzione della pronta disponibilità ginecologica - conclude l'azienda sanitaria - confermiamo al sindaco Bini, come anticipato più volte per le vie brevi, di avere sottoposto la proposta all’analisi dei professionisti del Dipartimento Materno Infantile con la supervisione esterna di autorevoli esponenti del percorso nascita regionali e nazionali, di cui siamo in attesa di parere. Anche per questo aspetto il giudizio dei clinici rimane, in materia di sicurezza e appropriatezza dell’assistenza, sovrano e insindacabile".
Ma una risposta è arrivata anche dai professionisti. “Chiediamo, parlando a nome di tutti i professionisti del Dipartimento Materno Infantile, che tra le tante voci si tenga conto anche del nostro punto di vista”, affermano in una nota
Giancarlo Gargano, direttore del Dipartimento Materno Infantile, e
Lorenzo Aguzzoli, direttore dell'unita operativa di ostetricia e ginecologia di Reggio Emilia e Castelnovo ne' Monti.
Garagano e Aguzzoli precisano, dunque, in 11 punti, che:
1) “siamo i professionisti che tutti i giorni si impegnano per l'assistenza alla gestante ed al neonato in tutta la provincia compreso il territorio di Castelnovo ne' Monti”;
2) “il nostro lavoro è difficile, complesso e impegnativo: ogni giorno operiamo scelte importanti e ci assumiamo grandi responsabilità, cercando di fare sempre il meglio per tutta la comunità”;
3) “siamo stanchi che il nostro operato venga continuamente messo in discussione, criticato e posto alla gogna mediatica da persone inesperte, incompetenti in materia, non accreditate per mancanza di un “know-how” e di una preparazione sanitaria adeguata. Siamo invece disponibilissimi a confrontarci con esperti del settore per discutere delle modalità organizzative realizzate e per una valutazione circostanziata anche di singoli episodi. Ben vengano tutte le ispezioni ministeriali o regionali volte a garantire la migliore assistenza perinatale possibile”;
4) “certamente i social network e i media non ci appaiono le sedi più appropriate per discutere di problemi di sanità e di sicurezza clinica, né di discutere di casi clinici anche in relazione alla tutela della privacy dei pazienti”;
5) “rivendichiamo con forza e orgoglio la nostra autonomia decisionale in ambito clinico e assistenziale perché a noi compete la sicurezza dei nostri pazienti”;
6) “nel caso in oggetto, dalle verifiche effettuate , risulta che il percorso clinico-assistenziale sia stato corretto e appropriato e che non siano emersi né errori né inadeguatezze da parte dei professionisti coinvolti: l'invio della paziente al centro di 2 livello è stato proposto da un nostro collega esperto e preparato e nella assoluta convinzione che fosse opportuno e necessario in relazione al sospetto clinico”;
8) “in simili circostanze tali approfondimenti, secondo tutte le linee guida internazionali, devono essere effettuati in un centro di 2 livello, abilitato ad affrontare eventualmente un parto così prematuro; e questo vale per tutte le donne della provincia e non solo per CNM”;
9) “riteniamo che questo continuo stillicidio di segnalazioni di “pseudo-casi” avversi, di continue accuse e lamentele, stia avvelenando il clima, renda più difficile il nostro lavoro , demotivi e avvilisca il personale e a lungo andare possa compromettere il rapporto fiduciario coi nostri pazienti”;
10) “siamo sereni sui percorsi istituiti presso il distretto di CnM dal momento della chiusura del punto nascita, percorsi e procedure che sono stati costruiti insieme ai professionisti locali coinvolti, discussi in diverse sedi istituzionali, ottenendo ovunque piene rassicurazioni sulla bontà degli stessi”.
11) “anche la soppressione della PD ginecologica è stata una nostra indicazione legata ad una puntuale e approfondita analisi tra rischi e benefici; la direzione ci ha chiesto di rivedere alla luce dell'esperienza di un anno la procedura, lo stiamo facendo e sottoporremo le risultanze anche ad esperti autorevoli regionali e nazionali”;
“In definitiva – concludono Garagano e Aguzzoli -, tutto quanto espresso è a tutela della nostra immagine e dignità professionale e ribadiamo, se mai necessario, che anche in questa fase noi professionisti siamo a fianco della nostra Azienda, con l’obiettivo costante di garantire una assistenza perinatale ottimale in tutta la provincia di Reggio Emilia”.
08 aprile 2019
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