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Ausl Romagna condannata a risarcire i tagli agli stipendi dei medici dell’Emergenza territoriale

Visto il rifiuto dei medici 118 convenzionati di svolgere attività aggiuntiva nel PS, la Ausl aveva interrotto i pagamenti aggiuntivi, ma per il Tribunale del Lavoro di Ravenna l’Ausl non ha rispettato l’Acn, intervenendo su prestazioni oggetto di contrattazione regionale e non aziendale e non pagando i medici per il lavoro svolto, avendo erogato tutte le attività previste dall’Acn (quella in PS era prevista in un accordo aziendale, con un ulteriore indennità). SENTENZA

24 OTT - L'Azienda Usl della Romagna condannata a pagare 4.500 (più spese legali) ai medici dell’emergenza territoriale che hanno presentato ricorso contro il mancato pagamento, per alcuni mesi, dell’indennità per le prestazioni aggiuntive previste dall’ACN. Il motivo per cui i ricorrenti non hanno ricevuto la somma (900 euro mensili) nei mesi da maggio a settembre 2022 è rappresentato dal fatto che Ausl ha ritenuto in questo senso decisivo il loro rifiuto di non svolgere l’attività di PS prevista dal progetto “Supporto medici 119 convenzionati ai presidi ospedali”, approvato con Accordo Integrativo Locale per l’Emergenza Sanitaria territoriale 2022. Ma per i giudici del Tribunale del lavoro di Ravenna la Ausl sbaglia, sia perché ci sono prestazioni previste dall’ACN su cui non è possibile intervenire attraverso un accordo locale, e poi perché i medici andavano retribuiti per le prestazioni previste dall’Acn che hanno erogato, avendo rifiutato solo l’attività in PS, per le quali l’accordo locale prevedeva una corresponsione aggiuntiva.

Soddisfazione da parte dello Snami Emilia-Romagna, che ha sostenuto i ricorrenti. “Il Tribunale del lavoro di Ravenna ha infatti emesso una sentenza che riconosce evidenti responsabilità nelle unilaterali interpretazioni negoziali e nelle conseguenti decisioni assunte nella gestione dei medici dell'emergenza territoriale 118, un settore già duramente provato dalla carenza cronica di personale”, commenta in una nota. “Il direttore generale Carradori, già noto per aver dichiarato in passato che i medici del 118 che a suo dire ‘non apportano valore aggiunto sui mezzi di soccorso avanzato’, aveva minacciato - e successivamente di fatto adottati- tagli salariali a coloro che si fossero rifiutati di accettare mansioni estranee al loro profilo, come la copertura di turni in Pronto Soccorso”, aggiunge il sindacato.

Una linea dura che, spiega lo Snami, “ha creato forti tensioni, soprattutto in un territorio come la Romagna, dove il servizio 118 sta vivendo una crisi profonda, con una progressiva riduzione dei mezzi di soccorso medicalizzati, ovvero dotati di medico dell’emergenza ed infermiere a bordo”.

“La sentenza del Tribunale del 22 ottobre – sottolinea ancora lo Snami - ha stabilito che l'Ausl ha agito in modo ingiusto e privo di basi legali, costringendo i medici a compiti non previsti dai loro contratti sotto minaccia di decurtazioni salariali. Il giudice ha inoltre censurato tale scelta come priva di una logica gestionale adeguata, condannando l'Azienda al pagamento degli importi decurtati ma dovuti, con interessi, dei medici coinvolti, oltre al pagamento delle spese legali”.

Snami Emilia-Romagna rinnova la sua soddisfazione per il risultato ottenuto, denunciando però con forza “le conseguenze di una siffatta gestione. L’uscita di numerosi medici del 118, stanchi delle continue pressioni e dei correlati disagi, ha portato ad un ulteriore impoverimento del servizio di emergenza, con inevitabili ricadute sulla qualità dell'assistenza alla popolazione”, spiega.

"Questa sentenza non fa che confermare quello che da tempo denunciamo - dichiara il portavoce di Snami - anch'essa frutto di "un modello gestionale autocratico e miope che ha allontanato molti professionisti qualificati. Le risorse dei contribuenti sono state sprecate per sostenere una politica dirigenziale disastrosa, che ha ridotto i servizi di soccorso medicalizzato, a danno dei cittadini”.

Il sindacato non risparmia critiche neanche all'Assessorato regionale, accusato di non essere intervenuto per porre fine alle pratiche discutibili portate avanti dall’Ausl. “Anche l'Assessore Raffaele Donini ha delle chiare responsabilità in questa vicenda - continua lo Snami - nonostante le segnalazioni ricevute, tanto dall’ Azienda, come dichiarato sui media dal DG della Romagna, quanto da Snami, ha preferito non intervenire direttamente, avallando implicitamente queste decisioni”.

La richiesta di dimissioni di Carradori, già avanzata in passato, si fa ora sempre più pressante. “Dopo questo ennesimo schiaffo alla dignità professionale dei medici e alla qualità del servizio sanitario, ci aspettiamo che il Direttore Generale abbia la decenza di fare un passo indietro”, conclude Snami Emilia-Romagna.

24 ottobre 2024
© Riproduzione riservata

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