Dopo i 65 anni il 68% della vita che resta a una donna è in cattiva salute
Si deve andare sempre più verso una medicina di genere e di età. Aumentano infatti le aspettative di vita, ma crescono anche gli anni vissuti con polipatologie e disabilità. E le donne soffrono più degli uomini. Il tema al centro di un convegno promosso da Onda.
20 APR - Le donne hanno guadagnato sempre più in attesa di vita rispetto agli uomini, in Italia oggi circa 84,9 anni contro 78,7; il rovescio della medaglia è che solo il 32% del più prolungato arco di vita attesa dopo i 65 anni è senza disabilità e in buona salute, contro il 44% maschile. Una fase vissuta nel 70% dei casi con due o più malattie croniche invalidanti, spesso simultanee, quali osteoporosi, artrosi e artrite, ipertensione, diabete, disturbi cognitivi.
L’invecchiamento al femminile è uno specifico nel problema. “A metà del secolo scorso” fa notare Carlo Vergani, Università degli Studi di Milano e segretario scientifico di un meeting sul tema promosso a Milano da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) “nel nostro paese gli anziani costituivano l’8% della popolazione e l’attesa di vita era 64 anni, oggi siamo al 20% cioè 12 milioni di anziani, prevalentemente di sesso femminile, e a 80 anni”. Su questa linea il 2012 è stato proclamato Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità ha dedicato all’invecchiamento il Giorno mondiale della salute, il 7 aprile scorso.
“Nel recente rapporto sul gap globale di genere pubblicato dal World economic forum di Ginevra” continua Vergani “l’Italia è 76esima su 135 paesi esaminati (primi gli scandinavi) soprattutto per il settore salute relativo alla popolazione femminile”. Il monito è ripensare con una nuova mentalità ai problemi degli anziani, che sono soprattutto donne. “In medicina l’approccio deve considerare la polipatologia, non essere solo monospecialistico; inoltre i panel internazionali devono definire i parametri di salute per sesso ed età (si pensi al colesterolo per esempio) e occorre promuovere la ricerca clinica sulla donna specie se anziana, poco rappresentata negli studi, anche rispetto ai farmaci”. I decessi con cause non definite, che non trovano riscontro in malattie sono per l’83% in anziani in rapporto 2 a 1 per le donne rispetto agli uomini. L’auspicata maggiore attenzione al benessere dell’anziano, soprattutto di sesso femminile, riguarda la salute non solo fisica ma anche psichica e coinvolge altri aspetti, come la solitudine e le situazioni ambientali non a misura di anziano. In una città come Milano, per esempio, un residente su quattro ha più di 65 anni, 300mila persone, delle quali 100mila vivono in solitudine e isolamento sociale, penalizzati da spazi e ritmi non adatti per loro.
Importante la sfera della salute psichica, ricordando a margine che i principali disturbi di questo tipo in Europa sono ansia, insonnia, depressione. “Il 30% di tutte le patologie di cui la donna soffre sono di natura neuro-psichiatrica, in tutto il ciclo della vita”ricorda Claudio Mencacci, dipartimento di Neuroscienze A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. “C’è anche l’ansia che compare tardivamente, legata soprattutto alle perdite, affettive, di relazione, di salute. Ansia e depressione con cause spesso di natura biologica e con sintomi quali disturbi gastrointestinali, riduzione di sonno, di concentrazione, di interessi, aumento di paure e preoccupazioni. L’uso di antidepressivi è in crescita con l’età, soprattutto tra le donne: un recente studio finlandese indica tra i fattori che lo favoriscono basso supporto sociale, vita in città, solitudine. L’isolamento sociale inoltre incrementa il rischio di demenza, più forte nella donna anche per modificazioni ormonali come nel post-menopausa. Bisogna ricordare” conclude Mencacci “che il nostro è un “cervello sociale”, vale a dire che continua a rimodellarsi dall’interazione con l’ambiente, lo si è dimostrato scientificamente con gli studi sui neuroni. Siamo esseri sociali e in questo rientrano oggi anche i social network, anche se sono meglio i contatti”.
Elettra Vecchia
20 aprile 2012
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