Il 3D in sala operatoria. A Pescara il primo intervento in Italia
Per praticare un’isterectomia bastano un’incisione di 1 cm e degli occhiali per guardare in 3D. Al Santo Spirito di Pescara il primo intervento italiano (il secondo in Europa) con tecnica tridimensionale. La paziente trentenne era affetta da un tumore invasivo al collo dell’utero.
27 MAR - Oltre che sugli schermi dei cinema, il 3D arriva anche in medicina. In Italia, prima dell’8 marzo, nessuno aveva mai eseguito un intervento chirurgico di laparoscopia con tecnologia tridimensionale, e nell’intera Europa un’operazione di questo tipo era stata compiuta solo una volta. La pietra miliare è stata invece posata dal primario di Ginecologia dell’ospedale Santo Spirito di Pescara,
Maurizio Rosati, e dalla sua équipe: si è trattato di un intervento chirurgico di oncologia ginecologica che per la prima volta ha visto in uso un’ottica tridimensionale e uno schermo a 32 pollici che permetteva la visione 3D, una volta indossati gli occhiali in dotazione.
La paziente, una giovane donna poco più che trentenne era affetta da un tumore invasivo del collo dell’utero è stata sottoposta ad una isterectomia radicale ed annessiectomia bilaterale, un intervento che consiste nell’asportazione di utero, ovaie e di tutto il tessuto viciniore (tessuto parametriale anteriore, laterale e posteriore). Questo tipo di operazione necessita di una accurata dissezione anatomica dei principali vasi, nervi e dei due ureteri che attraversano la pelvi femminile.
L’innovazione di questo intervento consiste proprio in un rivoluzionario approccio alla cavità addominale: con la tecnologia tridimensionale si acquisisce una spazialità e un’idea di profondità impensabili con il canonico l’approccio con ottiche bidimensionali. L’intervento infatti inizia con una piccola incisione di circa un centimetro in sede periombelicale – il che tra l’altro permette di nascondere la piccola cicatrice residua – e nell’introduzione di un’ottica tridimensionale, anch’essa di diametro di circa 1 cm attraverso l’accesso ombelicale.
Nel caso specifico l’operazione è durata circa 5 ore per via di un’anatomia modicamente alterata dalla presenza di tessuto cicatriziale. Nonostante la lunga durata dell’intervento, portato a termine senza complicanze, nessun membro dell’equipe ha lamentato i disturbi che si temevano all’inizio della sessione cioè cefalea e disturbi visivi. Inoltre, a differenza della chirurgia robotica dove solo il primo operatore riesce a vedere in 3D, una volta indossati gli appositi occhiali tutti i presenti hanno potuto usufruire della visione tridimensionale.La paziente già in prima giornata dopo l’operazione camminava per i corridoi del reparto di Ginecologia, non lamentando particolari disturbi.
“La tecnologia tridimensionale che con soddisfazione abbiamo ospitato in Italia per la prima volta proprio a Pescara ed applicabile per il momento solo in laparoscopia, promette un miglioramento notevole nella visualizzazione del campo operatorio endoscopico”, ha fatto sapere il team. “In mani esperte potrebbe potenzialmente avere applicazioni e vantaggi plurimi, non ultimi una maggiore precisione dell’atto chirurgico ed un più facile apprendimento delle tecniche endoscopiche”. La maggiore definizione ed il senso di dimensione e spazio sono inoltre caratteristiche che permetterebbero una curva d’apprendimento decisamente più rapida, soprattutto per chi deve acquisire le abilità di base in questo tipo di chirurgia.
27 marzo 2012
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