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Autismo: il 2 aprile si celebra la Giornata mondiale


In Italia sarebbero almeno 120.000 le persone affette da questo disturbo. Secondo gli esperti, un’altissima percentuale (dal 60% al 90%) di bambini autistici rischiano di diventare adulti non autosufficienti. Per questo Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia (Sinpia) e il Sindacato medici pediatri di famiglia (Simpef) promuoveranno, in occasione della Giornata mondiale per l’autismo, un convegno sull’importanza delle diagnosi precoce e di percorsi educativi tempestivi per favorire un miglioramento del comportamento e dell’autonomia delle persone con autismo.

30 MAR - Le stime sono discordanti, ma le persone con autismo variano tra  il 2 e il 6 per mille della popolazione, vale a dire che in Italia sarebbero 120.000-360.000 i concittadini affetti da questo grave disturbo che interessa la funzione cerebrale. La persona con autismo mostra un ostacolo dello sviluppo delle capacità comunicative, causato da alterazioni neurobiologiche, che comporta severe  e precoci compromissioni nell’intero sistema  della comunicazione, sia verbale che non verbale, con marcata diminuzione dell’integrazione sociale e deficit cognitivi.
Ad oggi le cause di questa malattia sono sconosciute e non esiste ancora una cura definitiva per la guarigione. È stato però dimostrato che la diagnosi precoce, percorsi educativi e terapeutici  validati dalla comunità scientifica, progettualità e servizi per la vita adulta, possono favorire un miglioramento sostanziale del comportamento, dell’autonomia e soprattutto una vita più piena e soddisfacente delle persone con autismo.
Di tutto questo si discuterà sabato 2 aprile (in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo 2011) al convegno “Lo screening precoce dell’autismo” organizzato a Milano da Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) e Sindacato medici pediatri di famiglia (Simpef).
“Fino ad alcuni anni fa, l’autismo era considerato un male misterioso e i trattamenti proposti non erano basati sull’evidenza scientifica, ma su ipotesi o deduzioni soggettive dei sintomi”, spiega una nota delle due organizzazioni, sottolineando che “oggi è totalmente superata la teoria, dimostratasi poi totalmente errata, secondo cui l’autismo era causato dalla incapacità della madre a relazionarsi affettivamente con il proprio figlio, la cosiddetta teoria della madre ‘frigorifero’”.
Attualmente si ha anche la consapevolezza che l'autismo dura per tutta la vita. Questo significa che se l’autismo non viene diagnosticato e trattato precocemente, l’andamento cronico della malattia può determinare condizioni di disabilità nell’età adulta con gravi limitazioni nell’autonomia e nella vita sociale. Secondo le stime un’altissima percentuale (dal 60% al 90%) di bambini autistici possono diventare adulti non autosufficienti, continuando ad aver bisogno di cure per tutta la vita. Un numero molto minore (15-20%) è in grado di vivere e lavorare all’interno della comunità, con vari gradi di indipendenza. Alcuni, poche persone, possono arrivare a condurre una vita normale o quasi normale.
“Il nostro obiettivo - ha affermato Franco Nardocci, neuropsichiatria infantile, presidente Sinpia. - è richiamare, insieme ai pediatri di famiglia,  l’attenzione della comunità scientifica e sociale su esperienze molto significative” come quelle messe in atto in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Sardegna, dove è stato creato un concreto sistema di integrazione delle competenze tra medicina specialistica e pediatria di famiglia che attua un vero e proprio percorso diagnostico, terapeutico, riabilitativo per l’autismo. “Ma mentre nelle regioni del Centro Italia, questo sistema è sostenuto con interventi fattivi dalle autorità regionali, in Lombardia tutto ciò non è ancora compiuto”, ha evidenziato Nardoccia auspicando che “esperienze che si caratterizzano per il loro valore scientifico a livello nazionale possano ritrovare ulteriore assestamento e consolidamento attraverso l’impegno  della programmazione sanitaria”.
Negli ultimi anni, comunque, l’attenzione delle Istituzioni nei confronti di questi disturbi sembra essere cresciuta. In Italia, nel 2008, il Tavolo Nazionale di Lavoro sull’Autismo promosso dal Ministero della Salute ha redatto – con partecipazione delle associazioni dei familiari e delle persone con autismo – un documento che definisce linee guida per l’organizzazione dei servizi e i protocolli più idonei alla diagnosi e al trattamento dell’autismo.
“I pediatri di famiglia, ben consci di quanto impegnativa sia la malattia autistica, soprattutto se diagnosticata con ritardo, sono da tempo attivati per intercettare il più precocemente possibile i segni ed i sintomi che ne suggeriscono la diagnosi”, Rinaldo Missaglia, segretario nazionale Simpef spiegando che “l’abituale prassi di sottoporre i propri assistiti a controlli clinici preventivi nelle cosiddette età filtro è da considerarsi il mezzo più efficace che il pediatra di famiglia utilizza ai fini di una diagnosi precoce” e “la potenzialità della pediatria di famiglia è da ritenersi la più sfruttabile per lo sviluppo di una sanità attenta ad impedire, se possibile,  il cronicizzare dei mali”.
Al convegno sarà discussa, tra l’altro, della validità di utilizzo della CHAT (Checklist for Autism in Toddlers), uno strumento diagnostico da proporre in occasione della visita di controllo a 15 mesi di vita dei nostri piccoli assistiti.
 

30 marzo 2011
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