Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Sabato 17 AGOSTO 2024
Cronache
segui quotidianosanita.it

I disavanzi sanitari piegano anche le imprese tessili


Ai ritardi dei pagamenti da parte delle Asl si aggiunge la crisi del cotone, che fa salire alle stelle i costi di produzione di tante forniture ospedaliere come camici, teli e lenzuola, federe e asciugamani ecc. Insomma, le Asl non pagano ma le imprese pagano sempre di più. Su queste tematiche Quotidiano Sanità ha intervistato Alessandro Trapani, presidente di Assosistema, l’Associazione che riunisce le realtà industriali dei servizi tessili e medici affini.

22 DIC - Volano i prezzi del cotone e crescono i problemi per le imprese della filiera del tessile. Dall’inizio dell’anno, infatti, si è registrato un aumento del 65% nelle quotazioni e una contemporanea riduzione delle scorte moltiplicando, invece, le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e i costi di produzione. Se a questo si sommano i drammatici ritardi dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, il settore si trova oggi con l’acqua alla gola Una situazione che vede coinvolta l’area sanitaria più di quanto si possa pensare. Una quota consistente dei prodotti delle imprese tessili finiscono infatti nel Servizio sanitario nazionale. Si tratta di camici, teli e lenzuola, federe e asciugamani. Così come un’alta quota dei crediti che le imprese hanno nei confronti della Pubblica Amministrazione portano l’intestazione delle Asl.

Le cose, però, potrebbero migliorare. Almeno se l’Italia si impegnerà a recepire in tempi brevi la direttiva Ue che fissa il limite di 60 giorni entro il quale la Pubblica Amministrazione dovrà assolvere ai pagamenti per forniture per il settore sanitario (Usl, ospedali, eccetera). Se i tempi non saranno rispettati, scatterà una penalità equivalente a un interesse legale dell'8% da applicare direttamente sull'importo dovuto.

Così, almeno, spiega a Quotidiano Sanità Alessandro Trapani, presidente di Assosistema, l’Associazione che aderisce direttamente a Confindustria e rappresenta le imprese del sistema industriale integrato di servizi tessili e medici affini.


Presidente Trapani, la direttiva recentemente emanata dal Parlamento europeo potrebbe mettere fine ai drammatici ritardi che le Asl si trascinano da anni…
Più che potrebbe, diciamo che dovrebbe! La ratio della norma, infatti, è proprio la regolamentazione dei tempi e la riduzione dei ritardi nel pagamento delle forniture da parte della PA, prime fra tutte quelle in ambito sanitario. Il limite temporale di sessanta giorni sembra un limite di ragionevolezza che, pertanto, la Pubblica Amministrazione dovrebbe essere in grado di rispettare.

In ambito sanitario quali sono, attualmente, le realtà regionali dove si registrano i maggiori ritardi?
Dai dati in nostro possesso, risulta un quadro nazionale abbastanza preoccupante, seppure con situazioni locali differenti. Ad esempio, nel caso della Lombardia siamo in presenza di un sostanziale miglioramento in virtù dell’azione della Finlombarda, finanziaria creata dalla Regione proprio per regolarizzare i pagamenti. In altre aree del Paese i tempi dei pagamenti si stanno addirittura dilatando: le nostre Associate ci segnalano punte di 420 giorni di ritardo in Campania, di 280 in Puglia e Toscana, di oltre 200 in Piemonte. Spesso, però, i casi differiscono – all’interno di ciascuna Regione – anche da provincia a provincia e da Asl ad Asl. Quello che è certo, dal nostro punto di osservazione, è che molte aziende associate non sono pagate da mesi, in alcuni casi da anni, in totale disapplicazione della vigente Direttiva europea, la 35 del 2000.

Questi ritardi in che modo si sono tradotti in danni per le imprese? Siete stati costretti a tagli del personale?
Non da oggi, i nostri imprenditori si caratterizzano per la profonda sensibilità e attenzione al capitale umano. I numerosi accordi stipulati con le OoSs di categoria, il lavoro compiuto nell’Ente Bilaterale Ebli, l’innovativo modello contrattuale introdotto a fine 2007, ne sono le più recenti e vive testimonianze. Di certo, non si può negare che l’attuale congiuntura economica ha impattato sulle aziende in misura notevole. In certi casi, determinante. Soprattutto su quelle aziende già penalizzate dai ritardi di pagamento da parte della PA. Si è cercato di salvaguardare le risorse umane con ogni mezzo a disposizione e, conseguentemente, in numerosi casi si sono sacrificati gli investimenti. Una scelta obbligata, per certi versi, dalla quale ci auguriamo di poter tornare indietro nel minor tempo possibile.

Cosa hanno fatto le Regioni per rimediare a queste situazioni?
Come le accennavo, la Lombardia ha creato una finanziaria ad hoc e questo spiega la buona accelerazione che stanno avendo le pratiche di pagamento, già da qualche tempo. Nel Lazio, in precedenza, si era proceduto alla cessione pro soluto di un credito di circa 32,5 milioni di euro, in virtù della cartolarizzazione relativa ai crediti del 2007. Se nelle intenzioni delle amministrazioni locali i piani di rientro dovranno servire a stabilizzare la situazione delle casse regionali, il nostro auspicio è più ampio: che lo Stato possa cogliere l’occasione della nuova Direttiva per individuare una soluzione al debito pregresso, magari promuovendo tavoli di dialogo diretto tra Regioni e imprese. Un rimedio che eviterebbe la sanzione dell’8%, a carico della collettività, e che restituirebbe ossigeno alle imprese fornitrici di beni e servizi alla Sanità pubblica.

Come è il confronto con le Regioni?
Possiamo dire, con una buona dose di certezza, che le relazioni politiche tra imprese e Regioni, su questo argomento, sono state spesso critiche. Una situazione, del resto, che rispecchia i rapporti che le imprese stesse, anche attraverso tavoli di coordinamento, hanno cercato di avere con lo Stato centrale. Né l’attuale Governo, né i precedenti hanno dimostrato sensibilità e attenzione verso il tema del ritardo dei pagamenti della PA. Proprio per questo motivo, all’indomani dell’approvazione della bozza della nuova Direttiva UE, Assosistema ha rilanciato la sua proposta del dialogo diretto tra Regioni e imprese, mediante l’apertura di tavoli di confronto in cui committente e fornitori possano individuare assieme una soluzione ai crediti maturati, dalle imprese, nel corso degli ultimi anni.

La direttiva Ue dovrà ora essere recepita dall’Italia. Teme ritardi anche nell’iter legislativo?
In verità, la storia recente del nostro paese dimostra una certa “rilassatezza” nel recepire le indicazioni in arrivo da Bruxelles. Certo è che dell’applicazione della Direttiva si sente fortemente il bisogno e che, con la sua entrata in vigore, le imprese potrebbero pianificare con maggiore serenità investimenti, in tecnologie e risorse umane. Il rapido recepimento potrebbe costituire l’occasione per dare un segnale forte, d’inversione di tendenza e assunzione di responsabilità. Siamo di fronte a un’occasione importante e, quindi, dobbiamo pensare in positivo. Del resto, il taglio d’investimenti di cui mi chiedeva poc’anzi è figlio di questo stato delle cose: da un lato, la situazione di crisi che ha generato mancanza di liquidità e riduzione dei margini economici. Dall’altro, una legge di stabilità che ha bloccato i pagamenti in quelle Regioni in cui si è commissariata la Sanità. Oltre a ciò, non dobbiamo dimenticare la mancata proroga delle agevolazioni previste dalla Tremonti-ter. In considerazione di queste criticità, la nostra posizione è per un’entrata in vigore il più possibile prima dei tempi stabiliti, cioè prima dei due anni, per ridare slancio alla vita imprenditoriale del paese.

Può spiegarci l’allarme lanciato da Assosistema riguardo alla crisi del cotone?
Le risponderò semplicemente con il delineare l’attuale scenario in cui devono confrontarsi le nostre imprese Associate. Dall’inizio del 2010, si è registrato un aumento del 65% nella quotazione del cotone e una contemporanea riduzione delle scorte. Il combinato disposto dei due fattori sta moltiplicando, come è facilmente intuibile, le difficoltà di approvvigionamento delle imprese. Consideriamo, infine, che le imprese del sistema industriale integrato dei servizi tessili e medici affini sono le principali acquirenti di prodotti in cotone destinati all’uso ospedaliero, turistico, industriale e commerciale (camici, abiti da lavoro, lenzuola, federe, asciugamani ecc.). Tenendo conto di questi elementi, a nostro avviso - anche in accordo con le principali aziende italiane fornitrici di beni in cotone - sono urgenti politiche di contenimento del fenomeno e azioni di contrasto a bolle speculative che, considerati i mercati di sbocco delle industrie interessate, avrebbero inevitabili ripercussioni sulla collettività in generale: dalla Sanità Pubblica e privata al settore della ricezione turistica e della ristorazione, come pure all’industria e al commercio.

L’incremento dei costi della materia prima ha comportanto, secondo le stime di Assosistema, un incremento dei costi per le imprese pari al 60%. Questo si traduce in un aumento dei costi anche per le Asl?
Le nostre stime, di là del valore numerico delle medesime, vogliono rappresentare anche una provocazione: agire al rialzo sui prezzi, per assorbire l’aumento del costo della materia prima, è un’ipotesi che noi escludiamo a priori poiché di breve soddisfazione ma inutile nel medio e lungo periodo. Ma, soprattutto, poiché essa sarebbe in contrasto con la politica di contenimento della spesa pubblica e con il contratto etico che vincola i produttori ai consumatori.

Quale soluzione proponete?
Esattamente per le ragioni che le esponevo poco prima, ad avviso di Assosistema, il fenomeno impone una riflessione seria da parte delle associazioni di categoria, del sindacato, delle Istituzioni. Tutti i soggetti coinvolti, in altre parole, dovranno farsi parte attiva per la definizione di un’autentica politica industriale di rilancio della produzione nazionale affinché l’aumento della materia prima si possa eventualmente tradurre soltanto in un contenuto rialzo dei listini praticati dalle aziende dell’intero comparto al settore dell’ospitalità alberghiera, ristorativa e sanitaria. Del resto, un rialzo generalizzato dei prezzi della fornitura provocherebbe un peggioramento nei già disastrati conti della sanità nazionale. Ma quello che è più importante, a nostro parere, è fronteggiare la disgregazione annunciata di una filiera industriale dove le caratteristiche economiche, occupazionali e professionali - delle industrie produttrici di beni e di servizi tessili - associate alla cultura tradizionale dell’arte tessile, determinano un patrimonio di cultura e valori per il Sistema Paese Italia, ineguagliabile nel mondo.

In occasione di una tavola rotonda organizzata a Roma lo scorso novembre, lei ha accennato anche a “fenomeni di concorrenza sleale e dumping”. Può spiegarci in dettaglio a cosa si riferiva?
Ritengo si tratti di problemi trasversali, comuni a comparti imprenditoriali anche molto differenti. Certamente, competere sul mercato ad armi pari dovrebbe essere un principio ineludibile. Eppure, sappiamo che non è sempre così. Le situazioni di lavoro nero, il mancato rispetto delle norme ambientali così come l’evasione fiscale e dei contributi previdenziali sono più diffusi di quanto si possa ritenere. Comportamenti che penalizzano le imprese sane che operano nella regolarità e che, poiché ispirano la propria attività al rispetto delle leggi, sostengono maggiori oneri economici. In conseguenza di ciò, e paradossalmente, queste aziende sono le più esposte a rischi, in modo particolare se di piccole e medie dimensioni.
 

22 dicembre 2010
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Cronache

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy