Calabria. Muore dopo trasfusione. Pm rende note responsabilità penali di 10 persone
Il caso riguarda la morte di Cesare Ruffolo, avvenuta nel luglio del 2013 a seguito di una trasfusione contaminata dal batterio gram-negativo "serratia marcescens". Nell'inchiesta sono indagati anche i vertici e alcuni medici dell'azienda ospedaliera di Cosenza. Ecco la nota della Procura di Cosenza.
14 FEB - Rifiuti di atti di ufficio, omessa denuncia di reato, somministrazione di medicinali gusti, commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericolo per la salute pubblica, morte in conseguenza di altro reato doloro, omicidio col’poso, lesioni personali colpe gravi. Sono queste le accuse che la Procura di Cosenza, a conclusione delle indagini preliminari, ha emesso nei confronti di 10 persone indagate sulla morte di Cesare Ruffolo, avvenuta nel luglio del 2013 a seguito di una trasfusione contaminata dal batterio gram-negativo "serratia marcescens".
Ecco i dettagli dell’indagine, illustrati in una nota della Procura.
Contestato il delitto di
rifiuto di atti d’ufficio nei confronti del Direttore generale dell’Ao di Cosenza
Paolo Maria Gangemi, del direttore sanitario aziendale
Francesco De Rosa, e del direttore del Centro trasfusionale dell’Azienda
Marcello Bossio, che è anche Direttore dell’Uoc di Immunoematologia, per "a mancata adozione di un adeguato piano di azioni correttive rispetto a ben 65 criticità rilevate sin dal settembre 2012 da una Struttura di Controllo della Regione Calabria a seguito di apposita visita ispettiva presso il Servizio Trasfusionale. La permanenza di tali criticità – spiega il Pm – è stata constatata nell’agosto del 2013 (a seguito dei gravi eventi verificatisi) sia dalla stessa Struttura Regionale che da una Commissione Ministeriale, che hanno evidenziato una condizione talmente allarmante e deficitaria sotto il profilo organizzativo, strutturale e tecnologico, da ipotizzare come unica alternativa possibile a un idoneo risanamento la chiusura del Servizio Trasfusionale stesso”.
“In tale contesto – prosegue la Procura – deve evidenziarsi la contestazione del delitto di
omessa denuncia di reato” nei confronti del direttore del Dipartimento Sanitario di Medicina,
Pietro Leo, e del Responsabile Ssd Rischio Clinico,
Maria Addolorata Vantaggiato, “che, pur avendo conoscenza del decesso di Cesare Ruffolo, a seguito della somministrazione di una sacca ematica contaminata da germi patogeni, non procedevano ad alcuna comunicazione all’Autorità Giudiziaria”.
La Procura ha poi proceduto alla contestazione del reato di
somministrazione di medicinali guasti (“poiché tali sono le sacche di sangue per fini trasfusionali”), a titolo di dolo eventuale, nei riguardi del Direttore medico di presidio unico dell’Annunziata di Cosenza,
Osvaldo Perfetti, e del Direttore dell’Uoc di Immunoematologia,
Marcello Bossio, “i quali, pur essendo a conoscenza della contaminazione delle sacche ematiche provenienti dal Presidio ospedaliero e dal Centro Raccolta Sangue di San Giovanni in Fiore, a seguito dell’evento avverso verificatori a carico del paziente Francesco Salvo in data 19 giugno 2013, non adottavano alcuna misura idonea a impedirne l’ulteriore utilizzo, che il 3 luglio 2013 cagionava il decesso di Cesare Ruffolo”.
Al legale rappresentante e al Direttore di produzione tecnica della Fermo Spa,
Mario Golé e
Maria Maddalena Guffanti,si contesta il reato colposo di
commercio e distribuzione di sostanze adulterate in modo pericoloso per la salute pubblica. “Ed invero – si legge nella nota della Procura – negli accertamenti tecnici condotti presso l’Istituto Superiore dei Sanità consentivano di accertare che all’interno di flaconi integri del presidio medico-chirurgico (sapone disinfettante) Germocid fosse presente il batterio serratia marcescens”.
L’ultimo profilo di responsabilità riguarda il decesso di Cesare Ruffolo e le lesioni riportate dall'altro paziente, Francesco Salvo, a causa della somministrazione delle sacche di sangue infetto nel corso delle emotrasfusioni cui venivano sottoposti. In particolare si contesta il reato di
morte in conseguenza di altro reato doloso a
Marcello Bossio e a
Osvaldo Perfetti "che, nelle rispettive suindicate qualità, consentendo nel corso delle trasfusioni praticate ai predetti soggetti l’utilizzo delle sacche ematiche contaminate dal batterio serratia marcescens, cagionavano la morte del Ruffolo”.
A
Salvatore De Paola e a
Luigi Rizzuto, rispettivamente Direttore sanitario e Dirigente medico in servizio presso il presidio ospedaliero San Giovanni in Fiore si contesta il reato di
omicidio colposo “in quanto permettevano che la raccolta, il prelievo e la conservazione del sangue avvenissero in locali e condizioni inidonee, in violazione della normativa speciale dettata in materia. Ciò determinata la elevata carica contaminante e la moltiplicazione patogena del batterio serratia marcescens con esiti letali per il paziente trasfuso”.
Agli stessi si contesta il delitto di
lesioni personali colpose gravi in danno a Francesco Salvo. “che, a seguito di una trasfusione contaminata da serratia mascescens, subiva un shock settico che ne determinava il pericolo di vita, scongiurato dal tempestivo e proficuo intervento dei medici del reparto di Medicina M. Valentini, ai quali – conclude la Procura – va altresì iscritto il merito di avere segnalato, in occasione del decesso del Ruffolo, la presenza della serratia marcescens all’interno delle sacche di sangue provenienti da San Giovanni in Fiore”.
14 febbraio 2014
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