Malati Sla tornano davanti al Mef: "Vogliamo l'assistenza domiciliare. Lo Stato ci ha abbandonato"
I manifestanti chiedono un emandamento alla legge di Stabilità che garantisca l'assistenza domiciliare, attivando 600 milioni di euro per il 2014 e 700 milioni per il 2015 per il fondo per la non autosufficienza. Tornano davanti al ministero dopo la morte di Raffaele Pennacchio. Ricevuti nel pomeriggio dal sottosegretario Baretta.
20 NOV - Chiedono di essere ricevuti al più presto da rappresentanti del governo. In caso contrario, staccheranno il respiratore come del resto ha già fatto uno di loro, Salvatore Usala. E’ la protesta, singolare ed estrema, praticata da un centinaio di disabili gravi, che dalle prime ore della mattina si sono riuniti in un sit in a Roma davanti il ministero dell’Economia per chiedere più fondi da destinare all’assistenza domiciliare. L’iniziativa è sostenuta dal
Comitato 16 novembre Onlus e dall’Associazione Luca Coscioni. E dopo ore di protesta, ottengono un incontro con
Pier Paolo Baretta, sottosegretario all'Economia.
Tra i manifestanti c’è anche
Michela Pennacchio, moglie di
Raffaele, il medico malato di Sla deceduto lo scorso 23 ottobre dopo un incontro sotto il ministero. Sugli striscioni si leggono slogan come: “Basta coop”, “Assistenza indiretta uguale dignità, assistenza indiretta uguale lavoro”, “Dignità no carità”. Il comitato 16 novembre chiede che venga adottato in tutta Italia il modello già utilizzato in Sardegna, incentrato sull’assistenza domiciliare indiretta, “mentre in Italia ogni anno vengono spesi 18 miliardi per le residenze sanitarie”. La proposta dei manifestanti prevede un emendamento alla legge di Stabilità che attivi 600 milioni di euro per il 2014 e 700 milioni per il 2015 per il fondo per la non autosufficienza, l’istituzione di un contributo caregiver e la possibilità di scegliere tra la permanenza nelle Rsa e le cure domiciliari.
20 novembre 2013
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