Stamina. Tribunale di Pavia nega autorizzazione per un ragazzo: "Non c'è certezza scientifica"
Per i giudici il diritto del paziente ad essere curato non può passare attraverso l’autorizzazione ad usare terapie che non hanno certezze scientifiche. Per questo hanno bocciato il ricorso di una famiglia che chiedeva di usare il controverso metodo Vannoni sul loro figlio ventenne.
03 OTT - Il paziente ha diritto a essere curato, ma lo Stato ha il dovere di tutelare i malati da sperimentazioni che non hanno certezze scientifiche. Sarebbe questa, secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia Pavese, la ragione con cui i giudici del Tribunale di Pavia hanno respinto il ricorso di una famiglia che chiedeva di usare il controverso metodo Stamina proposto da Davide Vannoni per curare il figlio 20enne affetto da una grave malattia neurodegenerativa.
Un tentativo, quello del ricorso al tribunale da parte dei famigliari del malato, che sta diventando sempre più frequente da quando le autorità sanitarie italiane hanno bocciato e quindi bloccato l’utilizzo del cosiddetto “Metodo Vannoni”. Ma per i giudici del Tribunale di Pavia, quando si parla di cure mediche il “principio di cautela” deve prevalere sul desiderio dei malati di provare ogni strada. Anzitutto per tutelare il paziente dal “coinvolgimento in situazioni di sperimentazione umana e di sfruttamento delle condizioni di afflizione del paziente stesso”, è scritto sulla sentenza secondo quanto riportato dalla Provincia Pavese.
Va dunque garantito che “le risorse pubbliche vengano rese disponibili per terapie verificabili con metodi scientifici”. I giudici ricordano quindi che il trattamento Vannoni non è applicato in nessun paese estero e che la comunità scientifica si è pronunciata “negativamente in modo pressoché unanime”.
03 ottobre 2013
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