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In Campania penuria di tecnici e ingegneri clinici. E il parco macchine è da svecchiare

Se ne parlerà a Ischia dal 26 al 29 maggio in un convengo promosso dai Collegi campani dei tecnici sanitari di radiologia medica. Una professione che in Campania sconta gravi carenze negli organici di Asl e ospedali. La proposta di un Piano per le tecnologie in sanità che cammini di pari passo con le novità previste dal Piano ospedaliero regionale

24 MAG - Imaging diagnostico, nuove tecnologie in Radioterapia, Medicina nucleare ed Ecografia: come cambia la professione di tecnico sanitario di radiologia medica. Tanti, troppi tecnici non sono stati sostituiti negli ultimi anni nelle corsie di Asl e ospedali a causa del blocco del turn-over. La penuria è nell’ordine delle centinaia. Il tema è al centro del Dies campanae, convegno dal Collegio dei tecnici sanitari di Radiologia medica della Campania. L’appuntamento è in programma a Ischia dal 26 al 28 maggio.
 
Sotto i riflettori, nel corso della tre giorni, i punti di forza e criticità di una professione che in Campania sconta gravi carenze negli organici di Asl e ospedali dopo oltre un lustro di blocco del turn-over e le opportunità di un Piano per le tecnologie in sanità che cammini di pari passo con le novità previste dal Piano ospedaliero regionale.
 
“Il gruppo dei Tecnici di radiologia medica – avverte il presidente del Tsrm campani Franco Ascolese – punta a collaborare con le Istituzioni in un momento in cui si sblocca il turn-over e per rendere fruibili ai pazienti le nuove metodiche nel campo sanitario e in particolare nell’area radiologica. Basta pensare alla Medicina nucleare. Qui l’evoluzione tecnologica ha ricadute sia in ambito cardiologico sia oncologico. Per la cardiologia è stata introdotta l’apparecchiatura D-Spect, che ha rivoluzionato il concetto di Gamma camera, riducendo la dose di radiazioni al paziente e all’operatore e diminuendo la durata dell’esame. In campo oncologico, invece, l’evoluzione riguarda sia le apparecchiature, sia il tipo di indagine con conseguente limitazione dei costi e tempi di esecuzione e pari incremento della qualità delle immagini ottenute”.
 
Per quanto concerne l’Ecografia, l’accento è posto sul ruolo del Sonographer, ovvero del Tecnico di radiologia che quotidianamente si dedica a tale metodica. Infine la Radioterapia, una disciplina che si avvale oggi di nuove tecniche di trattamento speciali con apparecchiature di ultimissima generazione in grado di bombardare una lesione tumorale a 360° eseguendo quasi una resezione chirurgica ma non esiste ancora un tariffario regionale per remunerare tali terapie e i centri pubblici e privati scontano lunghe liste di attesa, carenza di personale e obsolescenza delle apparecchiature.
 
Ingegneri clinici mosche bianche
Ma in Campania sono pochi, negli uffici tecnici di Asl e ospedali, anche gli ingegneri clinici, figura centrale per la manutenzione e il controllo delle apparecchiature. Le norme parlano di almeno tre ingegneri per ogni mille apparecchiature da gestire. Non solo le Tac ovviamente ma ecografi, risonanze, endoscopi, elettrocardiografi, consolle della rianimazione e tanto altro ancora. In Campania un’azienda come il Cardarelli di macchine e monitor di questo tipo se ne contano circa 9 mila. Proprio il Cardarelli tuttavia, ha un ufficio tecnico guidato da un ingegnere clinico affiancato da una società specializzata. Le carenze di figure specifiche si scontano anche a Napoli 2 nord e a Caserta. Uno dei pochi ingegneri clinici dotato di autonomia organizzativa e a tempo indeterminato è alla Napoli 1 ma da solo non può fare miracoli. In pensione anche il suo collega del Moscati di Avellino, non sostituito. Mosche bianche di una rete di supporto tecnico tutta da creare.
A tracciare il punto sulla situazione è stato nelle settimane scorse il XVI Convegno nazionale dell’Associazione italiana ingegneri clinici (AIIc), che si è svolto a Bari presso la Fiera del Levante.
 
“Un lavoro, quello dell’ingegnere clinico – avverte Lorenzo Leogrande, presidente di Aicc -  cruciale nel curare l’interesse di un’azienda sanitaria, sin dall’istruttoria di una gara di acquisto e determinante anche nei numerosi casi in cui le forniture comprendono un periodo di tre o cinque anni di copertura e garanzia full risk”.
 
Proprio Leogrande, nel convegno di Bari, ha presentando un’analisi realizzata a partire dall’estate 2015 all’interno di 212 strutture ospedaliere, Irccs, Usl e policlinici italiani per cercare di comprendere quale fosse la copertura, la responsabilità e la strutturazione dei servizi di ingegneria clinica (Sic). Ebbene dal report emerge che 12 strutture nazionali (il 6% del totale) sono assolutamente prive di un servizio specifico strutturato.
 
Le regioni con i numeri più preoccupanti sono Abruzzo, Sardegna, Campania e Marche (almeno 2 strutture senza servizio) ma anche Veneto, Calabria, Lombardia e Puglia sono in difficoltà con almeno una struttura sanitaria priva di un servizio di ingegneria clinica. Complessivamente dei 212 servizi clinici monitorati sono svolti da società esterne in 54 casi (il 26% del totale), oppure da servizi interni o misti (142 casi, 68% della totalità delle strutture). Nel suo studio, l’AIIC ha analizzato anche la presenza numerica e professionale degli ingegneri clinici ed anche qui il divario tra Nord e Sud è sensibile: ipotizzando una presenza “di riferimento” di tre ingegneri clinici (un dirigente e due collaboratori), nelle strutture del Centro-Nord la figura dell’ingegnere dirigente di struttura è quasi sempre assicurata. Nel Sud e nelle Isole, invece, prevale la figura dell’ingegnere non strutturato ed esterno, figure che non possono avere sulle performance di manutenzione la stessa incidenza e le stesse responsabilità di un dirigente interno.
 
“I dati che abbiamo raccolto - precisato Leogrande  - ci preoccupano – soprattutto al Sud – dove si concentra il 6% per cento di strutture di cura dove i servizi ad alto contenuto tecnologico sono ancora senza una testa e privi di responsabilità tecnica. Dall’altro c’è la miopia verso il ruolo di questi dirigenti, esperti in grado di far funzionare con successo l’intero sistema tecnologico di un ospedale.
 
Ettore Mautone

24 maggio 2016
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