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I primari oncologi ospedalieri a Congresso: “La vera sfida è la sostenibilità delle nuove terapie. Passare dalla medicina evidence based alla value based medicine

Riuniti fino a sabato a Napoli circa 200 rappresentanti dell’oncologia italiana. Molti i temi al centro del confronto ma quello delle risorse è il nodo principale. Già oggi i costi oscillano tra 50 e 150 mila euro per anno di cura con un incremento della spesa che balzerà nel 2018 a un +17% per straripare nel medio periodo a valori stimati in un +47%. IL MANIFESTO CIPOMO.

19 MAG - Si apre oggi, presso il Centro Congressi Università Federico II di Napoli, la 20° edizione del Congresso Nazionale Cipomo - Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri: un evento dal programma ricco di appuntamenti, che riunirà quasi 200 specialisti provenienti da un centinaio di strutture ospedaliere di tutta Italia, rappresenterà l’occasione per fare il punto sui progressi dell’oncologia medica negli ultimi vent’anni e confrontarsi sugli scenari futuri.
 
Il tema cardine di questa ventesima edizione sarà quello della ‘sostenibilità dell’oncologia medica nel servizio sanitario’: tanti e importanti sono stati i progressi in termini di miglioramento della sopravvivenza dei pazienti oncologici e della loro qualità di vita, ma il raggiungimento di questi obiettivi ha avuto dei costi importanti - particolarmente elevati nel corso degli ultimi anni - che alcuni ritengono difficilmente sostenibili anche nei paesi occidentali economicamente più solidi.
 
Per Maurizio Tomirotti, Presidente CIPOMO nonché Primario di Oncologia della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano il tema clou è il costo delle nuove terapie: “Un milione di dollari per anno di cura: tanto potrebbe costare negli USA un nuovo farmaco anticancro ad azione immunologica. In Europa esistono, a differenza di quanto accade oltre oceano, strumenti di contrattazione dei prezzi gestiti dalle Agenzie regolatorie e in Italia siamo i più bravi nel gioco al ribasso”.
 
“Ma in ogni caso – osserva Tomirotti - parliamo oggi di costi tra 50 e 150 mila euro per anno di cura con un incremento della spesa su base storica che da un +5,8% degli ultimi 5 anni balzerà nel 2018 a +17% per straripare nel medio periodo a valori stimati in +47%. Curare più persone più a lungo fino a guarirne il 20% in più rispetto agli anni 90 comporta un incremento di spesa”.
 
“La farmacogenomica e l’immunoterapia, potenziali drivers di ulteriore miglioramento – sottolinea ancora il presidente di Cipomo -  rischiano di generare insostenibilità economica anche nei Paesi a più alto reddito. Per farvi fronte, possiamo e dobbiamo liberare risorse all’interno del sistema ottimizzando la nostra capacità di diagnosi e cura (11 mld di sprechi nel 2014), riformando la complessità amministrativa (3 mld), contrastando la corruzione (9 mld), favorendo prevenzione e corretti stili di vita, fermando i tagli indiscriminati ai fondi della Sanità già tra i più bassi d’Europa (7,6% del PIL)”.
 
Ma per Tomirotti, “il nodo resta il prezzo dei farmaci”. “E’ eccessivo e ingiustificato?” si chiede. “Siamo riuniti a congresso a Napoli proprio per discutere soluzioni percorribili e condivise. Fondi speciali per l’innovazione sono indispensabili nel breve. Occorre però in parallelo studiare soluzioni strutturali, forme di rimborso basate su un indice di costo-efficacia che premi con trasparenza la ricerca di valore. Solo così potremo garantire nel lungo periodo le cure migliori ai nostri ammalati e mantenere in futuro i risultati che oggi l’Europa ci invidia, senza incidere troppo sulle tasche degli italiani”, concude l’oncologo.
 
Tutto questo in un quadro nel quale, sottolinea il Cipomo, “Il Sistema Sanitario Nazionale italiano è considerato per efficienza uno dei migliori al mondo e ha garantito nel corso della sua storia cure efficaci e gratuite all’intera popolazione. In quest’ambito, le Oncologie Mediche ospedaliere hanno rappresentato lo strumento fondamentale per l’erogazione dell’assistenza oncologica ma contemporaneamente i Primari Oncologi non hanno trascurato gli aspetti organizzativi e gestionali, consapevoli dell’importanza che una spesa efficiente può garantire a tutti un’assistenza di qualità”.
 
Il punto d’arrivo del Congresso consisterà nell’evidenza dell’interesse del Servizio Sanitario Nazionale ad avere al suo interno un’Oncologia Medica ospedaliera forte e ben strutturata perché essa è sicuramente una risorsa che favorisce e supporta la sostenibilità dell’assistenza oncologica.
 
Da qui il manifesto del Congresso che impegna gli oncologi ospedalieri su tre linee di azioni per il prossimo futuro
:
- sostenere processi di innovazione legislativa e organizzativa che non si limitino a contenere la spirale dei costi ma puntino a ridefinire il valore delle cure oncologiche, includendo i costi sociali evitati, e a raggiungere su questo un consenso largamente condiviso
 
- lavorare a fianco delle Istituzioni per governare il cambiamento in corso, garantendo una interlocuzione qualificata e assertiva, per determinare i livelli di sostenibilità delle cure e far crescere una cultura della prevenzione fondata su alimentazione corretta, stili di vita adeguati, tutela dell’ambiente e quindi delle future generazioni
 
- promuovere il passaggio da una Medicina “evidence based” ad una Medicina “value based”, in grado di valutare ogni trattamento oltre che per la sua efficacia clinica, anche per l’impatto che potrà avere sul paziente, sui suoi cari, sulla Società e sull’ambiente in cui vivremo.
 
Un ospite d’eccezione aprirà la prima giornata di Congresso: Richard Schilsky, Chief Medical Officer di ASCO - American Society of Clinical Oncology, che ripercorrerà venti anni di successi dell’oncologia medica nella lotta contro il cancro. “Vent’anni fa – ha detto Schilsky - i tumori venivano trattati principalmente sulla base dell’istologia, della sede d’insorgenza e delle dimensioni, ed esistevano pochissimi biomarcatori associati alla prognosi o in grado di orientare la scelta terapeutica”.
 
“Le opzioni di trattamento disponibili erano circa 200 in meno di quelle che abbiamo a disposizione oggi. Da allora – prosegue l’oncologo americano - la mortalità per cancro negli Stati Uniti è diminuita nella misura dell’1-2% all’anno ed attualmente esistono più di 14 milioni di persone guarite dal cancro. Un andamento simile è stato osservato in Italia e in altri Paesi economicamente sviluppati. I progressi futuri nella lotta al cancro dipenderanno dal mantenimento degli investimenti nella ricerca di base, dai nuovi disegni degli studi clinici per accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci e dalla condivisione globale delle informazioni in modo che ciascun paziente affetto da cancro possa trarre beneficio dall’esperienza di tutti i pazienti affetti da cancro nel mondo”.

19 maggio 2016
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