Istituto Tumori Pascale di Napoli. Inaugurato il nuovo Ciclotrone
In funzione al Centro Campano Protoni anche due acceleratori lineari, una Iort, una microscopia in vivo, uno spettrometro per Risonanza magnetica nucleare e accurati sistemi di calcolo per elaborare piani di trattamento in Radioterapia. Le nuove apparecchiature sono il frutto dell’utilizzo di 14 milioni di fondi Ue nell’ambito del progetto Miur-Pon, Ricerca e competitività 2007-2013.
22 LUG - Pronti ad entrare in funzione, all’istituto tumori Pascale di Napoli, un ciclotrone e due acceleratori lineari, primo nucleo del nuovo Centro campano protoni che, insieme a una Iort, (Radioterapia intraoperatoria), una microscopia in vivo, uno spettrometro per Risonanza magnetica nucleare e accurati sistemi di calcolo per elaborare piani di trattamento in Radioterapia, configurano una punta avanzata in Italia per la diagnosi e terapia dei tumori, primo passo per il rilancio dell’Irccs partenopeo e per l’avvio della selezione di pazienti oncologici da trattare, appunto, con i protoni.
Le nuove apparecchiature tecnologiche sono il frutto dell’utilizzo di 14 milioni di fondi Ue nell’ambito del progetto Miur-Pon, Ricerca e competitività 2007-2013, condotti in porto nei tempi giusti (il progetto deve concludersi ed essere rendicontato al ministero entro il 31 luglio) utilizzando il 98 per cento dei fondi disponibili. Un raro esempio, in Campania, di “buona spesa” dei fondi Ue dunque. La Radioterapia e la Medicina Nucleare dell’INT diventano competitive rispetto alle strutture distribuite sul territorio Nazionale ed Europeo.
L’inaugurazione
All’inaugurazione di oggi partecipano
Loredana Cici Commissario straordinario Fondazione Pascale,
Gaetano Lombardi presidente del Comitato di indirizzo e verifica dell’Istituto,
Riccardo Calandrino direttore fisica Hsr di Milano,
Secondo Lastoria direttore della Medicina nucleare del Pascale,
Clara Balsano responsabile formazione del progetto Cecap,
Enrico Coscioni consigliere delegato alla Sanità del presidente della Regione Campania
Vincenzo De Luca, Roberto Orecchia direttore scientifico dell’Ieo di Milano,
Tonino Pedicini ex manager del Pascale e amministratore delegato di Federsanità Anci,
Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Irccs napoletano e
Paolo Muto direttore della Radioterapia del Pascale.
Quattro anni di lavoro
In quattro anni il team di Muto, responsabile scientifico del progetto, ha formato 24 giovani esperti tra i quali medici nucleari, radioterapisti, tecnici di radiologia, ingegneri, fisici medici, biologi e farmacisti) consolidando le dotazioni tecnologiche della Radioterapia, della Medicina nucleare e dei laboratori di ricerca con l’acquisto di diverse apparecchiature molto sofisticate, tra le quali appunto il ciclotrone e due acceleratori lineari che si affiancano all’acceleratore già in funzione e al Ciber Knife, apparecchiatura robotizzata per la radioterapia di ultima generazione con cui in un anno sono stati trattati già 1.500 pazienti. “Ora – prosegue Muto – siamo pronti a selezionare i pazienti che possono trarre vantaggio da questa tecnologia e sviluppare modelli predittivi di Radioterapia ad alta tecnologia. I due acceleratori lineari servono per la radioterapia di ultima generazione conformazionale, 3 D, volumetrica Imrt, guidata dalle immagini, con precisione millimetrica per irradiare i pazienti. Le strutture sono già operative”.
Il progetto Protoni
Sono dunque i protoni, la radioterapia di ultima generazione e i radio-farmaci, la sfida del futuro all’Istituto per i tumori di Napoli Pascale che passa per il potenziamento delle dotazioni tecnologiche della Radioterapia e della Medicina Nucleare. “Per poter realizzare un centro di protonterapia sarebbero serviti almeno 40 milioni di euro – spiega Paolo Muto - ma alla fine il finanziamento richiesto è stato rimodulato dal ministero negli anni scorsi a 14 milioni che abbiamo speso per il 98 per cento. Con queste risorse abbiamo gettato solide basi affinché Napoli possa continuare a svolgere il proprio ruolo di primo piano nella ricerca e cura dei tumori anche nel prossimo futuro, grazie a strumentazioni e tecniche all’avanguardia avvicinandoci ai centri più avanzati in Italia”. Il Pascale, dunque, è ora più vicino all’avvio della protonterapia.
“Il 7-8 per cento dei pazienti oncologici si giova di questa particolare tecnologica – aggiunge ancora Lastoria – quindi su 150 mila pazienti stimati in Italia sono circa 10 mila. Tenere in funzione 10 centri di prontonterapia, sarebbe un investimento impensabile per la sostenibilità. Basta pensare che gli unici attivi in Italia sono a Trento e Pavia in funzione da circa 20 anni con costi di realizzazione che hanno superato i 200 milioni di euro)”. “Ogni trattamento – conclude Muto - costa intorno ai 25 mila euro. La spese di manutenzione sono enormi. Progetti nati circa 20 anni fa. Oggi ci sono macchine possono fare quello che si fa a Pavia con 40 milioni di euro. L’investimento totale non ci è stato concesso. Non ci lamentiamo e andiamo avanti su questa strada per trattare al meglio i pazienti. Arriveremo anche alla protonterapia entro qualche anno”.
Il vantaggio della tecnologica 3D
Il grande vantaggio di questa tecnologia, val bene ricordarlo, è la capacità di localizzare più precisamente il dosaggio delle radiazioni ionizzanti rispetto ad altri tipi di radioterapia esterna, ma solamente in casi molto ma molto selezionati, ed a pazienti che hanno ricevuto una precedente radioterapia.
Il nodo da sciogliere dalla radioterapia del Pascale è ora la carenza di personale. I trattamenti iniziano alle 8 del mattino ma si fermano alle 15 del pomeriggio. Con 8 tecnici all’attivo non si può fare di più. Ne servirebbero il doppio per far funzionare tutte le apparecchiature 12 ore al giorno, fino alle otto di sera con tre tecnici almeno per turno e 4 macchine in funzione. Ciò consentirebbe di dimezzare le liste di attesa e di aumentare i livelli di conoscenza e ricerca.
Il ruolo del Crom di Mercogliano
Nel percorso di ammodernamento tecnologico del Pascale Muto sottolinea anche il ruolo del Centro di ricerche oncologiche di Mercogliano, dove è stata portata avanti tutta la parte preliminare di ricerca del lavoro. “Bisogna riaffermare il concetto che dove si fa ricerca si cura meglio. Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni potrà essere utilizzato per lo sviluppo futuro di una rete oncologica regionale che dovrà limitare la migrazione sanitaria nel momento in cui le nostre strutture, oggi, sono in grado di accogliere, con competenza e professionalità, i pazienti oncologici. Nel campo oncologico è necessario il confronto tra le varie metodologie di lavoro per centrare traguardi prestigiosi. La radioterapia da sola, in associazione alla chemioterapia e alla chirurgia, diventa sempre più determinante nella strategia terapeutica della lotta contro il Cancro.
Ettore Mautone
22 luglio 2015
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