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Manovra. Smi: “Limitare mobilità sanitaria, senza rifondare il Ssn significa negare il diritto di scelta dei calabresi”

Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito del sindacato, interviene sull’impatto, in Calabria, dell’art. 55 della Legge di Bilancio, in discussione in Parlamento. “Tutti noi sappiamo i limiti delle nostre strutture sanitarie” e “siamo consapevoli delle carenze tecniche e strumentali di gran parte di queste”. Una norma che limitasse i viaggi della salute in altre regioni “renderebbe i malati calabresi più indifesi. Confidiamo che questa proposta non vada in porto”.

28 NOV - “La recente proposta in materia sanitaria di limitare i cosiddetti viaggi della salute in altre regioni, è grave e limitativa della libertà di scelta dei cittadini calabresi a chi affidare, a medici e a strutture capaci di far fronte, nel migliore dei modi, alle personali richieste di salute”. Lo denuncia, in una nota, Cosmo De Matteis, presidente nazionale emerito del Smi, commentando l’articolo 55 (Accordi bilaterali fra le regioni per la mobilità sanitaria) della Legge di Bilancio per il 2025.

“La Calabria – argomenta De Matteis - è una di quelle regioni, che ha il più alto tasso di migrazione sanitaria. Questa è una realtà ormai consolidata. I nostri solerti amministratori, anziché interrogarsi sulle ragioni per cui tanti malati calabresi, spesso indigenti, sono costretti a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate, affrontando enormi sacrifici non solo economici, sembrano intenzionati a limitare questa possibilità. Stanno proponendo misure che, di fatto, rischiano di ledere la libertà di scelta degli ammalati calabresi, aggravando ulteriormente una situazione già drammatica”.

“Tutti noi sappiamo – prosegue il presidente emerito di Smi - i limiti delle nostre strutture sanitarie, anche se vi sono alcune eccellenze a livello professionale. Siamo consapevoli delle carenze tecniche e strumentali di gran parte di queste. Molti ospedali sono fatiscenti , spesso con posti letto nei corridoi, camere dove non è garantita un minimo di privacy. Se venisse applicata, però, la norma che limitasse i viaggi della salute in altre regioni, questo renderebbe i malati calabresi più indifesi, perché verrebbe meno il requisito essenziale di tutti i malati, cioè quello della fiducia nella scelta del personale medico e sanitario e del luogo dove riporre le proprie speranze di cure”.

Purtroppo, per De Matteis, “nonostante gli annunci, spesso solo propagandistici, di miglioramenti con l’arrivo di qualche valente medico o l’apertura di qualche nuovo servizio, la situazione resta drammatica. I dati ufficiali di Agenas, sono impietosi e non possono essere smentiti. Secondo i dati forniti da Agenas, nel 2023 la Calabria ha registrato un saldo negativo di oltre 190 milioni di euro dovuto alla mobilità sanitaria. Nonostante l’arrivo dei medici cubani, che dovrebbero essere una toppa alla gravissima carenza di medici, non si contano più le file di ambulanze presso i vari pronto soccorso.”

Il settore regionale sempre più in affanno è quello della medicina dell’emergenza urgenza, spiega de Matteis. “Le ambulanze del 118 – prosegue - spesso arrivano senza medici e in questi casi di urgenza solo la tempestività dell’ atto medico può salvare la vita o altrimenti si rischia di perderla. La fuga dai pronto soccorso di medici e infermieri è inarrestabile, qui le file e le ore di attesa, spesso sfociano in aggressioni contro gli incolpevoli operatori. Anche nella medicina del territorio si manifestano gravi difficoltà, perché anche in Calabria vi è stato un esodo di pensionamento. Molti comuni hanno difficoltà ad avere il medico di famiglia, essendo di fatto questo settore, non più attrattivo, sia dal punto di vista professionale che economico”.

L’auspicio di De Matteis è che “questa proposta non vada in porto, perché sarebbe un grave vulnus per tutti i cittadini calabresi”.

28 novembre 2024
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