La falsa libertà della cultura social iperdemocratica
di Enzo Bozza
06 SET -
Gentile Direttore,
in un ambulatorio di medicina generale è possibile raccogliere una grande quantità di opinioni e, per questo, sentire il polso della situazione sociale del momento. Il “come butta ‘stamattina”, l’onda dei sentimenti dal basso del vissuto quotidiano. Schematizzando per cercare di delineare un fenomeno in divenire, faccio il punto della situazione. L’aspetto macroscopicamente evidente è la caduta verticale della credibilità scientifica: “Dottore, ma neanche lei sa cosa ci iniettano…”.
In tempi di pura sacralità scientifica, nessuno si è mai sognato di mettere in discussione la bontà della pratica medica: “L’ha detto il medico, si fa così”, erano i tempi d’oro del boom economico con lo sguardo lanciato verso il progresso, anche scientifico. Quella epoca è finita, ora stiamo vivendo la quarta rivoluzione umanitaria, dopo la prima, quella copernicana che ha tolto l’uomo dal centro dell’universo, la seconda quella darwiniana che toglieva all’uomo il primato sugli animali, la terza quella freudiana che toglieva il primato della razionalità sulle passioni, adesso viviamo l’era tecnologica informatica: quella che mette le informazioni in orizzontale, alla portata di tutti.
Siamo diventati social in una iperdemocrazia dove l’informazione non è più guidata da una personalità intellettuale, ma da programmi informatici che identificano gruppi di interessi omogenei: così i no vax si ritrovano tutti in una tribù virtuale dove lo scambio di informazioni gira solo sui loro interessi specifici e lo stesso si può dire per i no tav o per gli ambientalisti o per i camperisti o i cultori della luganega. Gruppi di opinione l’un contro l’altro armati.
La frammentazione culturale non consente alcuna autorità intellettuale ma solo una orizzontale omogeneizzazione delle idee supervisionata da un grande fratello commerciale che sa come intortare i suoi polli, perché ne conosce tutte le caratteristiche attraverso il possesso dei dati. Il paradosso è nella distorta percezione di libertà che tutto questo comporta: la formale offerta di iperdemocrazia di questo sistema, in realtà nasconde una strategica dittatura informatica dove è il sistema che ti fornisce idee preconfezionate con cui pensare in tutta ipocrita apparente libertà: i corollari più evidenti sono il sovranismo invocato dalla destra o il politicamente corretto della sinistra o il complottismo che serpeggia nel web, ove tutti hanno un colpevole da crocifiggere e perseguitare, per nascondere il vero grande manipolatore che è il web stesso.
Per guidare le scelte di mercato è indispensabile distruggere i vecchi totem del sistema culturale-politico, tra questi anche la medicina ufficiale, attraverso la messa alla berlina dei tanti virologi che si sono sconfessati a vicenda in tanti video che distruggono l’ufficialità e l’autorevolezza della medicina, rendendo appetibili tutti quei prodotti da parafarmacia in vendita sul web, e dando autorevolezza a tutte le sciocchezze per gli allocchi. Il web è entrato anche nei partiti per surrogare una continua campagna elettorale a colpi di twitt e instagram. E’ possibile pilotare le elezioni via web? E’ una realtà non conosciuta da tanti, troppi: Grillo compreso che continua a privilegiare la piattaforma credendola governabile.
In questa tecnocrazia del nostro XXI secolo anche il guru di facebook muove i suoi sforzi economici verso una globalizzazione del web per garantire diritti a tutti, in realtà, per togliere a tutti il diritto-dovere di pensare, non in libertà che è una parola vuota se non è responsabile e consapevole, ma in vera comunione con tutti. Teniamo a mente il detto africano: “...rallentiamo, per permettere all’anima di raggiungerci.”
Ma soprattutto, non invochiamo nelle piazze una libertà che non esiste se non la costruiamo con il pensiero libero e non con opinioni preconfezionate di quel catechismo idiota del web.
Enzo Bozza
Medico di base
Vodo di Cadore
06 settembre 2021
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