Vaccini antinfluenzale. Le farmacie rinunciano alle dosi per supportare il Ssr, ma resta l’amaro in bocca
Se le farmacie venete hanno rinunciato alla distribuzione delle dosi di vaccino antinfluenzale, lo hanno fatto per senso di responsabilità verso i pazienti più fragili. “Non possiamo certo dire che siamo contenti. D’altro canto era nell’aria che il numero di questi vaccini non sarebbe andato oltre a venti per singola farmacia”, osserva Andrea Bellon (Federfarma Veneto). Per Franco Gariboldi Muschietti (Farmacieunite) “non è una questione di mancato guadagno, il danno è sociale”.
di Endrius Salvalaggio
02 DIC -
Dopo la recente nota della Regione Veneto, ora è ufficiale: nelle 1500 farmacie venete non sarà possibile acquistare il vaccino antinfluenzale. Considerata la situazione di difficoltà a reperire quantitativi sufficienti di vaccini, lo stesso Assessore regionale alla salute
Manuela Lanzarin ha avuto parole di gratitudine verso la categoria definendoli “farmacisti con grande spirito di squadra”. Dopo l’incontro della settimana scorsa fra Regione Veneto ed i rappresentanti dei farmacisti, resta comunque la delusione.
“Non possiamo certo dire che siamo contenti - spiega
Andrea Bellon Presidente Federfarma Veneto – a non avere a disposizione i vaccini influenzali. D’altro canto era nell’aria che il numero di questi vaccini non sarebbe andato oltre a venti per singola farmacia. Ribadendo che il vaccino è un farmaco e come tutti i farmaci avrebbe dovuto essere a disposizione nelle farmacie e non ridotto del 90%, rispetto al fabbisogno stimato. Purtroppo, quest’anno è andata in questo modo. Siamo comunque lieti che la nostra rinuncia abbia reso reso i vaccini disponibili sin da subito per i pazienti fragili individuati dalla Regione e ancora in attesa dell'antinfluenzale”.
La rinuncia delle dosi da parte delle farmacie trova giustificazione anche nel fatto che la quantità a disposizione sarebbe stata comunque insufficiente rispetto a una domanda quasi raddoppiata. Inoltre, erano rimasti irrisolti i criteri di distribuzione. Chi, infatti, avrebbe avuto la precedenza: chi aveva prenotato il vaccino per primo o chi era più anziano e che, quindi, anagraficamente ne aveva più diritto?
“La nostra rinuncia – dice
Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite – trova la sua ragione sia nell’esigua quantità di dosi che si intendeva riservare alle farmacie, che non avrebbero minimamente soddisfatto la richiesta, sia nelle modalità di gestione e distribuzione. Non possiamo però tacere che chi poteva fare di più erano le aziende produttrici. Il nocumento rispetto alle farmacie non è soltanto per il mancato guadagno che, a questo punto, è ininfluente, ma il danno vero è sociale perché è stato impedito a noi, che siamo i professionisti del farmaco, la distribuzione ai cittadini. Questo è un fatto grave”.
Endrius Salvalaggio
02 dicembre 2020
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