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Rsa. Volpe (Uripa): “Nel Veneto è allarme, i contagiati sono oltre 900 e mancano più di 1.500 infermieri”

La pandemia si è scaraventata sulle Rsa con una violenza drammatica durante la prima ondata. Ma nelle residenze per anziani si continua a morire ancora oggi. Colpa anche, secondo il presidente dell’Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza per Anziani del Veneto, della carenza di personale. Intanto il sistema entra in crisi:“Da marzo stiamo sostenendo costi aggiuntivi che mettono in crisi i nostri conti economici. Per recuperare queste spese dovremmo aumentare le rette del 20%”.

di Endrius Salvalaggio
19 NOV - “Oggi siamo in prima linea ed i “soldati” di cui abbiamo bisogno sono stati spostati in un altro fronte, quello della sanità pubblica. Se si vincerà sull’altro fronte, lasciatemi dire che questo cederà”. È questo l’allarme che dal Veneto lancia Roberto Volpe Presidente dell’Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza per Anziani (URIPA) .

“Con un rapporto di 1 infermiere per 10 ospiti e con 35.588 posti letto in Veneto – descrive Volpe – servono 3558 infermieri. Attualmente non arriviamo a 2000 unità. E’ vent’anni che lamentiamo questa carenza, tant’è che nel 2002-2003 andavo a reclutare infermieri nell’est Europa fino ad arrivare in Argentina. In Veneto, una delle cause che non fanno funzionare le case di riposo sono proprio da imputare alla mancanza di oltre 1500 infermieri, e all’orizzonte le previsioni non promettono nulla di buono”.

A peggiorare la situazione sono state le conseguenze dell’emergenza Covid che hanno obbligato le aziende sanitarie ad assumere personale infermieristico attraverso bandi pubblici. La provenienza per molti di questi professionisti sono proprio le case di riposo, che di conseguenza sono rimaste sfornite di personale. “La carenza è nata quando a livello europeo – continua Volpe – la figura dell’infermiere è stata riconosciuta attraverso ed esclusivamente il percorso universitario. A noi manca proprio la figura intermedia, ossia l’infermiere generico di primo livello, che ora non c’è più. Oggi siamo in prima linea ed i “soldati” di cui abbiamo bisogno sono stati spostati in un altro fronte. Se si vincerà sull’altro fronte, lasciatemi dire che questo cederà”.

Oltre al grande problema sulla carenza degli infermieri, secondo Volpe, le case di riposo in Veneto soffrono anche di una grossa mancanza di risorse ed il motivo sta nelle spese che ogni struttura per anziani stanno subendo a causa del Covid. Le strutturare per anziani vivono di due contributi: la quota sanitaria data dalla Regione Veneto e quella alberghiera, che è la quota che paga l’ospite.

“Da marzo scorso che siamo sotto l’emergenza sanitaria – dice il Presidente Uripa – ed a causa di questa pandemia, stiamo sostenendo costi aggiuntivi che mettono in crisi i nostri conti economici. Abbiamo pagato per mesi mascherine a 2,5 euro cadauna, abbiamo dovuto assumere degli amministrativi in più per far fronte alla gestione Covid e a fronte della carenza del personale stiamo pagando cifre enormi di straordinarie al personale sanitario, per non dire dei costi sulle sanificazioni che dobbiamo fare ogni giorno, ecc. ecc... Dalle nostre analisi per recuperare queste maggiorazioni che sono di 1.400 € per posto letto, dovremmo aumentare le rette del 20%”.

Endrius Salvalaggio

19 novembre 2020
© Riproduzione riservata

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