Schipilliti (Anaao): “Nei Ps si lavora al limite: mancano almeno 320 medici a livello regionale”
L’analisi di Mirko Schipilliti, coordinatore provinciale Anaao Assomed Aulss 6 Euganea – Aou Padova - Iov Padova, in vista della ripresa dell’attività a pieno regime dopo il calo di accessi legati al lockdown per covid. “Il Pronto Soccorso, che non potrà continuare a rispondere sine die a tutte le richieste dell’utenza che non trova risposte altrove (molte delle quali evidentemente differibili o non urgenti). Il vaso è colmo, i medici sono stanchi. In nome della salute dei cittadini chiedono giustizia, dignità e riconoscimento per la loro professione”.
21 MAG - “L’emergenza COVID ha evidenziato ancora di più problemi e sottovalutazioni nella gestione dei Pronto Soccorsi del padovano. Nonostante i pre-triage allestiti come previsto dalla normativa e le suddivisioni nei limiti del possibile in aree dedicate, le Amministrazioni (AULSS 6 e Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova) non sono ancora riuscite a compensare le carenze di personale: quasi 30 medici per un totale di 4000 ore mensili da coprire. Ad esse si sommano le inerzie contrattuali e contabili, che aggiunte all’aumentato rischio biologico e alla riorganizzazione per l’epidemia, rendono il quadro lavorativo ormai vessatorio e inaccettabile”. A lanciare l’allarme, in vista della ripresa dell’attività a pieno regime dopo il calo di accessi legati al lockdown per covid, è
Mirko Schipilliti, coordinatore provinciale Anaao Assomed Aulss 6 Euganea – Aou Padova - Iov Padova.
Nel dettaglio, i medici mancanti nei PS del territorio sarebbero 5 al Pronto soccorso centrale dell’Aou di Padova e 5 al Sant’Antonio, 3 a Camposampiero e 4 alla Cittadella, 5 a Piove di Sacco e 5 a Scavonia, per un totale, appunto, di 27. Ma il problema non si fermerebbe all’Aulss 6 Euganea e all’Aou Padova. “A livello regionale - spiega Schipilliti nella sua analisi -, in uno scenario dalla carenza di oltre 1500 specialisti, quella dei medici di Pronto Soccorso ammonta a 320, in base alla DGR 1890 del 17.12.2019”.
Come risponde tutto il personale? “Lavorando di più e con più competenza - risponde il sindacalista -. A Padova il trasferimento del Sant’Antonio con tutte le sue carenze non ha visto nessuna compensazione, e si fanno guardie notturne per altri reparti. Per quanto l’emergenza COVID abbia derogato i limiti di legge al reclutamento di personale non specializzato o con contratti atipici – procedura sempre contestata da Anaao Assomed anche perché accresce il precariato – risulta non ancora applicata la Legge regionale n. 1 del 24.01.2020, che prevede (art. 23) la possibilità per i medici non specialisti che abbiano prestato servizio nei Pronto Soccorsi con contrati atipici per almeno 4 anni, di partecipare ai concorsi per l’assunzione con l’obbligo di ‘accedere in soprannumero alla scuola di specializzazione in medicina d'emergenza-urgenza, sulla base di specifici protocolli d'intesa tra Regione e Università’. Di fatto una sanatoria passata in sordina, che permetterebbe di stabilizzare medici precari da anni, totalmente inapplicata. Uno sforzo da parte dell’Azienda Ospedaliera Universitaria e dell’AULSS 6 Euganea per l’attuazione della norma sarebbe quanto meno doveroso”, spiega Schipilliti.
Insomma, si lavora al limite. “Compensare una malattia o i numerosi colleghi esentati dalle notti o dalle aree COVID è tragico”, riferisce Schipilliti. Le ferie? “Bloccate dai DPCM fino al 17 maggio, restano ancora un miraggio per molti: con quali risorse? Alle 160 ore mensili il prezzo da pagare sarà un ulteriore orario aggiuntivo oltre a quello per sostituire gli assenti. È ormai indispensabile che anche i primari si mettano stabilmente in turno per ridurre le carenze, la norma lo prevede”.
A questo, denuncia il sindacalista dell’Anaao, “si aggiungono i disagi per le violazioni del nuovo Contratto: il numero massimo di cinque turni notturni al mese viene tranquillamente superato nella totale indifferenza delle Amministrazioni; le nuove indennità per i turni notturni e festivi, da pagarsi quasi il doppio, non sono ancora regolarmente erogate. Poi i compensi per le certificazioni INAIL fermi al 2017; gli scarsi provvedimenti per la sicurezza a fronte dell’esposizione alle violenze contro il personale; la necessità non facile di cambiare completamente modalità di lavoro per via del contagio e fra innumerevoli direttive in continua revisione; le problematiche sulla fornitura dei corretti dispositivi di protezione; la mancanza di un’indennità di rischio biologico per chi sta di fatto sui primi livelli dell’emergenza, sempre a rischio contagio, mai zero. Su questo Anaao Assomed sta conducendo in queste
settimane una battaglia a livello regionale per garantire un’indennità di “disagio Covid” per tutti i dirigenti medici e sanitari, a fronte dei 60 milioni di Euro stanziati ad hoc dal governo e dalla Regione per l’epidemia.”
Schipilliti evidenzia, poi, come nei Pronto Soccorsi il “disagio Covid” si lega anche alla necessità di riorganizzare strutturalmente gli spazi, aree filtro incluse, separando i casi sospetti dagli altri. “Difficile e a volte impossibile perché gli ospedali non sono stati costruiti per questo; si fanno tamponi a tutti i pazienti da ricoverare che nel frattempo stazionano per ore e ore in barella in attesa dell’esito, anche 2 giorni, con differenti problematiche assistenziali per le quali il Pronto Soccorso non è l’ambiente idoneo a una gestione prolungata specie per una popolazione sempre più anziana e pluripatologica, che insieme alla carenza di posti letto incrementa i pazienti da gestire”.
“Il Pronto Soccorso - incalza il sindacalista dell’Anaao - non è un negozio: se durante il “lockdown” si è verificato un netto calo degli accessi (soprattutto “codici minori”), ora in graduale aumento, l’emergenza dovrebbe anche far riflettere tutti su quali dovrebbero essere le priorità per un Pronto Soccorso, che non potrà continuare a rispondere sine die a tutte le richieste dell’utenza che non trova risposte altrove (molte delle quali evidentemente differibili o non urgenti). Se politici e amministratori si vantano di essere riusciti a riorganizzare il sistema per l’emergenza Covid in così poco tempo, ci chiediamo allora come mai in tutti questi anni non siano riusciti a migliorare la qualità lavorativa dei Pronto Soccorsi. Invece, approfittando dell’abnegazione e dello spirito di servizio dei medici, si è cercato di sopperire alle inefficienze e alle carenze sfruttando sempre di più i Pronto Soccorsi invece di supportarli, caricandoli di ulteriori incombenze cliniche e burocratiche, di fatto depotenziandoli, e magari incolpando i medici per le inefficienze percepite dai cittadini. Medici che devono pure sentirsi dire di non lamentarsi perché il numero di accessi è diminuito.”
Schipilliti ricorda che sulle problematiche del Pronto Soccorso Anaao Assomed aveva già chiesto alla Regione un tavolo di lavoro coi sindacati nel giugno 2019, “mai convocato”.
“Altro che “Eroi” - conclude Schipilliti -, il vaso è colmo, i medici sono stanchi. STOP a pretese e richieste di continui sforzi e rinunce. In nome della salute dei cittadini chiedono giustizia, dignità e riconoscimento per la loro professione. Se il Pronto Soccorso è una priorità con un ruolo di punta per ogni ospedale, è ora che Direttori Generali e politici si impegnino concretamente per un salto di qualità. Altrimenti i loro ringraziamenti possono rimanere al mittente. Non è questo che vogliono i cittadini, non è questo il lavoro che hanno scelto i medici”.
21 maggio 2020
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