Cessione Ospedale S. Antonio di Padova. Depositato il ricorso dell’Anaao Assomed
Il ricorso è stato depositato al Tar di Venezia il 31 dicembre del 2019. Benazzato: “La cessione rappresenta una grave lesione del diritto alla salute e al sistema delle cure a media e bassa complessità per 420mila cittadini padovani”
07 GEN - Depositato al Tar di Venezia dall’Anaao Assomed del Veneto, il 31 dicembre scorso, il ricorso per
l’annullamento della deliberazione della Giunta regionale del Veneto relativa al “Parere di congruità sul piano attuativo congiunto dell’Azienda 6 Euganea e dell’Azienda Ospedale-Università di Padova riguardante il passaggio dell’Ospedale Sant’Antonio” e di ogni altro atto o provvedimento connesso per presupposizione e/o consequenzialità, compresa la deliberazione della Giunta regionale del Veneto n. 614 del 14.05.2019 e dei relativi allegati nella parte in cui prevede il passaggio dell’Ospedale Sant’Antonio dall’Azienda Ulss 6 Euganea all’Aou di Padova entro il 31 dicembre 2020.
“L’Anaao Assomed – ha spiegato il Segretario regionale
Adriano Benazzato che ha depositato il ricorso–ha impugnato la delibera di Giunta regionale (e gli allegati A e B che ne costituiscono parte integrante), con la quale l’Esecutivo veneto, nell’esercizio del proprio potere di vigilanza e di controllo, ha espresso parere favorevole di congruità sul piano attuativo congiunto dell’Azienda 6 Euganea e dell’Azienda Ospedaliera di Padova riguardante il passaggio dell’Ospedale Sant’Antonio dalla prima alla seconda. Con tale atto, dunque, si conclude l’iter procedimentale che conduce alla cessione del Presidio Ospedaliero Sant’Antonio di riferimento per la città di Padova dalla Aulss 6 Euganea, ossia del solo soggetto deputato istituzionalmente ad assicurare i Lea previsti dal Piano Sanitario Nazionale ai cittadini afferenti al proprio bacino territoriale d’utenza, a favore dell’Aou di Padova, ossia a soggetto istituzionalmente deputato a erogare prestazioni prettamente ospedaliere (e non territoriali) ad alta e altissima complessità”.
In buona sostanza, chiearisce il sindacato, con l’atto impugnato si conclude un’operazione di enorme impatto sotto il profilo socio-sanitario per la cittadinanza di Padova e dei comuni contermini, “operazione posta in essere in violazione della disciplina normativa statale di riferimento e dei suoi principi ispiratori, senza alcuna motivazione espressa, espropriativa del potere propulsivo e di controllo dei sindaci previsto dalla stessa legislazione statale e regionale in materia, comportante un aggravio di spesa per il Ssr, e finanche in violazione della disciplina civilistica in tema di cessione di ramo d’azienda”.
“Quanto all’imminenza, alla gravità e alla irreparabilità del danno – prosegue l’Anaao – basti evidenziare sin d’ora che, nonostante l’atto programmatico presupposto, la delibera di Giunta regionale n. 614 del 14 maggio 2019, prevedesse tempistiche di più ampio respiro per l’attuazione del passaggio dell’Ospedale Sant’Antonio (entro il 31 dicembre 2020), verso la fine dell’estate del 2019 si è assistito a un’accelerazione repentina che, il 30 settembre scorso, ha condotto all’adozione delle delibere dei rispettivi Direttori generali delle Aziende sanitarie interessate (la n. 835/2019 per l’Ailss 6 e la n. 1175/2019 per l’Ao di Padova) in forza delle quali il passaggio è stato inspiegabilmente anticipato di un anno (al 31 dicembre 2019). Tuttavia, a fronte di tale compressione dei tempi da parte aziendale si è invece paradossalmente assistito ad una dilatazione temporale dell’esercizio del potere di controllo da parte della Regione Veneto, che soltanto in data 17 dicembre 2019 ha adottato e, peggio ancora, soltanto in data 31.12.2019 ha pubblicato sul Burv il parere di congruità con la delibera di Giunta regionale impugnata che dà il via libera alla sottoscrizione degli atti privatistici relativi al passaggio del Sant’Antonio.
Di fatto – conclude il sindacato – ciò ha impedito ad Anaao Assomed di notificare e depositare gli odierni motivi aggiunti e la relativa istanza cautelare in tempo utile affinché si potesse tenere l’udienza sospensiva prima del 31 dicembre 2019, prima cioè del previsto passaggio effettivo del Presidio ospedaliero. Questa, dunque, la ragione per cui siamo stati costretti a richiedere l’ultimo giorno dell’anno 2019 misure cautelari urgenti così da consentire di mantenere la “re adhuc” integra (“la cosa non ancora compromessa o decisa”) quantomeno fino alla prima udienza cautelare”.
07 gennaio 2020
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