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Medici non specializzati in corsia. Federspecializzandi Veneto: “No a soluzioni deleterie e rischiose"

“Siamo tutti consci della disperata carenza di medici”, afferma Mirko Claus, vicepresidente vicario i FederSpecializzandi Veneto, ma “la soluzione prospettata e legittimata nella delibera, crea una corsa al ribasso di quelle che sono le professionalità e le competenze richieste. Bisogna investire sui medici ed in Sanità, non il contrario”.

di Endrius Salvalaggio
17 SET - “Non possiamo che esprimere il nostro fermo disappunto e l’assoluta contrarietà rispetto ad una decisione che vediamo come deleteria ed estremamente rischiosa, sia per i giovani colleghi neolaureati che per la salute dei pazienti”. È questa il primo commento di Mirko Claus, vicepresidente vicario di FederSpecializzandi Veneto, in merito alle “Delibere di Ferragosto” con cui il Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha istituito un corso di 3 mesi, organizzato dalla Fondazione Scuole di Sanità Pubblica, che dovrebbero portare all’assunzione di 500 giovani medici neoabilitati per i reparti di pronto soccorso, medicina interna e geriatria.

“Siamo tutti consci della disperata carenza di medici a cui il nostro SSN deve fare fronte - spiega Claus - tuttavia, crediamo che la soluzione prospettata, ovvero inserire in maniera avventata i giovani colleghi all’interno del SS, sia la scelta peggiore.  Ricordiamo ancora una volta che dietro il codice bianco o verde ci può essere una attività evolutiva del paziente che se non si ha una preparazione multidisciplinare può portare ad un ritardo nelle scelte da prendere”.

Oltre a questo fattore di rischio, Federspecializzandi evidenzia lo stress legato alle condizioni di lavoro a fronte del quale un medico, se non è padrone della situazione, potrebbe esporsi a possibili errori mettendo in pericolo la vita del paziente. Ulteriore considerazione va fatta anche per i pazienti di medicina interna e geriatria, fragili e sempre più pluripatologici. Situazione che prevede una più complessa presa in carico e dove all’occorrenza bisogna tenere conto non solo dei dati clinici. “Noi specializzandi, negli anni di specializzazione lavoriamo già dentro gli ospedali – spiega il vicepresidente vicario di FederSpecializzandi Veneto –. facciamo circa 38 ore settimanali (come i dirigenti medici) fra le corsie ospedaliere con livelli di autonomia crescenti. Tutta questa attività professionalizzante si svolge nei policlinici universitari. La specializzazione “minore” di 92 ore è verosimilmente rischiosa perché è per definizione insufficiente oltre che non spendibile fuori dalla Regione Veneto”.

Quello che FederSpecializzandi chiede, soprattutto a fronte di un deficit di professionisti dovuto alla mancanza di politiche lungimiranti ed a fronte degli attuali ambienti di lavoro, che basterebbe invertire la rotta in termini di sicurezza ed appetibilità, chiedono un incremento di:
- borse di specializzazione,
- condizioni di lavoro di tali figure professionali,
- adeguamento delle assunzioni dei medici specialisti alle esigenze dei vari servizi assistenziali del SSN, in una pianificazione decennale del turn-over e del fabbisogno di specialisti.

“La soluzione prospettata e legittimata nella delibera, invece, crea una corsa al ribasso di quelle che sono le professionalità e le competenze richieste. Bisogna investire sui medici ed in Sanità, non il contrario”, conclude Claus.

Endrius Salvalaggio

17 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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