Internet e salute, un binomio pieno di insidie
di Andrea Rossi
28 AGO -
Gentile Direttore,
“Nel mio piccolo paese vanno a farsi fare la ricetta medica, ma chi ha almeno 50 anni va su Internet e cerca lo specialista. Il mondo in cui ci si fidava del medico è finito”, ha affermato
Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nel suo intervento qualche giorno fa al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione. Raccogliamo quindi la provocazione, per così dire, provando a ragionare su come è cambiato il rapporto medico-paziente nella web era.
“Troppe informazioni = disinformazione” diceva mio nonno a proposito della neonata World Wide Web, di Internet, ragionando su possibilità ed eventuali insidie del nuovo modo di comunicare.
E aveva davvero ragione.
A più di 30 anni dalla sua nascita Internet oggi ci fornisce in pochi secondi l’accesso a qualsiasi tipo di informazione su qualsiasi argomento. In questo mare magnum però, in cui chiunque può pubblicare contributi, è chiaramente la qualità delle informazioni a farne le spese, perché il web è estremamente democratico, ma poco controllato.
Internet ha avuto un importante impatto anche sul lavoro e sulle potenzialità di aggiornamento della categoria medica, ma sul rapporto fra medico e paziente l’impatto è stato particolarmente rilevante, dato che numerosi sono i pazienti che, oggi, cercano sul web informazioni di “primo soccorso”, ancor prima di rivolgersi al medico di fiducia, non più unico depositario del sapere medico e della soluzione di ogni necessità legata alla salute.
Oggi la situazione è completamente cambiata, in relazione al continuo proliferare di Forum, Blog e Social Network, che danno la possibilità a chi ha un problema di salute, o a chi pensa di averlo, di catturare pareri e confrontarsi con chi ha problemi affini e anche di interagire con medici che possono dare loro informazioni e riferimenti sulla base dei sintomi riferiti, sebbene “alla cieca”.
Questo fenomeno è attualissimo e difficile, se non impossibile, da arginare. È una rivoluzione che, più che coinvolto, ha travolto chi esercitava il lavoro del medico prima della web era.
Purtroppo l’apparente facilità di accesso ad informazioni online, per interpretare il proprio stato di salute e trovare soluzione ai propri problemi, nasconde insidie evidenti. La verità è che le informazioni di qualità presenti sul web per problematiche di salute, dalle più banali a quelle più gravi e complesse, è mediamente bassa, ed ogni professionista della salute, che per aggiornarsi deve ricorrere a canali specifici, lo può confermare.
Non vi è modo infatti, per il fruitore di risalire a fonti precise e autorevoli, e nemmeno nei blog dedicati ad argomenti medici è facile capire con chi ci si sta relazionando, anche quando ci stiamo, in linea teorica, confrontando con medici che si dedicano alla divulgazione online. Non esiste infatti, nella gran parte dei casi, alcun tipo di certificazione dei titoli posseduti dal nostro “dottore virtuale”.
Inoltre i motori di ricerca, nel proporci i contenuti sulla base delle parole da noi inserirete, seguono logiche di tipo economico e legate alle leggi del web, lontane da criteri di autorevolezza e veridicità.
I rischi quindi di affidarsi alla webautonomy senza filtri, sono elevatissimi ed è facile l’identificazione con sintomi letti online e fatti propri, in particolare per i soggetti più suggestionabili.
Ancor più pericoloso il diffondersi di “saperi medici paralleli”, con rischi che si estendono all’intera comunità, come nel caso dei vaccini in Italia.
Dobbiamo quindi partire da alcuni capisaldi per guidare il processo di diffusione del sapere medico, che, mai come oggi ha bisogno di essere governato e non lasciato al caso, pena gravi conseguenze, non solo per i singoli, ma per l’intera collettività.
In questo contesto quindi il ruolo del medico di fiducia, sia esso il medico di famiglia o il medico ospedaliero, diventa ancora più importante e centrale, proprio per guidare il paziente nella selva di informazioni alla cura del proprio problema di salute. Serve per questo che il rapporto medico paziente venga rinsaldato su basi nuove. Il medico non è più l’oracolo cui affidarsi nel momento del bisogno in modo fideistico, ma il filtro anti disinformazione, la figura in grado di aiutarci nella miglior scelta per il nostro benessere sulla base del rapporto di fiducia reciproco. Oggi più che mai. Serve quindi uno sforzo da parte di noi medici nel continuare ad aggiornarci con fonti certe e nell’accettare che il paziente cerchi informazioni sulla propria salute online e serve sensibilizzazione da parte del Ministero della Salute rispetto alle insidie derivanti dal consulto di Dottor Google.
Lodevole l’iniziativa congiunta antibufale online di Enpam e Fnomceo “Dottoreèveroche?”, ma sarebbe opportuno che internet stesso tutelasse i cybernauti con un rating di attendibilità scientifica, o certificati di qualità, dei siti in cui vengano affrontate tematiche legate alla salute. La posta in gioco è troppo alta per lasciare la situazione al caso o alle pericolose derive innestate da Governatori Regionali, che pensano di poter far gestire pazienti in pronto soccorso a neolaureati, e sottosegretari della Presidenza del Consiglio dei Ministri che sostengono, contro ogni principio scientifico e di economia sanitaria, che si possa bypassare il medico di famiglia e rivolgersi direttamente allo specialista consigliato dal web.
La verità è che una certa politica mira a delegittimare le competenze, avendo così la scusa per ridurre i servizi ai cittadini, sia come disponibilità che come qualità. Sta ai depositari del sapere, quindi, non solo “nuotare controcorrente”, ma essere pronti all’ascolto delle persone, ribattendo colpo su colpo a chi irresponsabilmente attenta alla qualità dei servizi alla Salute.
Andrea Rossi
Vice Segretario Anaao Assomed Regione Veneto
28 agosto 2019
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