Ospedali di comunità fermi al palo
In sospeso anche la piena realizzazione del sistema di Day-Surgery o Week-Surgery. “Se l’orientamento è quello di ridurre il più possibile la degenza negli ospedali, si dovrebbe pensare di garantire strutture intermedie”, afferma Giampiero Avruscio (Anpo Padova). La consigliera Salemi (Pd) evidenzia come “La mancanza di questi investimenti su queste strutture sta gravando sulle famiglie”
di Endrius Salvalaggio
05 LUG - Continuano ad esseri fermi al palo gli ospedali di comunità in Veneto. Questo servizio doveva essere già attivato nelle vecchie schede ospedaliere, invece da allora è stato un continuo procrastinare e senza nemmeno un cronoprogramma. Eppure “queste strutture intermedie sono importantissime in una sanità moderna come quella di oggi giorno”, afferma
Giampiero Avruscio, Presidente dell'Associazione nazionale primari ospedalieri (Anpo) di Padova. “Da molti anni negli ospedali si curano solo gli acuti, i cronici ed i pazienti che hanno terminato la loro ospedalizzazione ma che non sono ancora pronti per accedere al proprio domicilio e dovrebbero entrare negli ospedali di comunità che, però, pare siano di difficile realizzazione”.
Il Piano Socio Sanitario precedente 2012-2016, poi prorogato fino al 2018, ha previsto una riduzione dei posti letto dagli ospedali, in particolar modo dalle geriatrie e lunghe degenze per essere trasferiti nelle cosiddette strutture intermedie, come gli ospedali di comunità.
“L’attivazione degli ospedali di comunità risultava essere la grande novità – fa sapere il Consigliere Regionale
Orietta Salemi, PD – delle schede ospedaliere del 2012. L’obiettivo era proprio quello di incrementare i posti letto con delle strutture accreditate o pseudo abbandonate, riconvertendole in strutture per le lungo degenze e per la riabilitazione dei malati”. “La mancanza di questi investimenti sui nuovi posti letto in queste strutture – continua Salemi – sta gravando sulle famiglie che, con una popolazione come quella veneta, che sta invecchiando sempre di più e quindi sempre più bisognosa, sono costrette ad arrangiarsi come possono a spese proprie. Col nuovo Piano Socio Sanitario, approvato quest’anno, sono stati addirittura non ridotti ma cancellati in toto tutti i posti letto per le lungo degenze. Noi del gruppo del PD siamo riuscite ad ottenere una garanzia attraverso un emendamento: fintanto che non verranno realizzati gli ospedali di comunità, non vengano chiusi i posti per lungo degenza dagli ospedali”.
Un’altra questione spinosa su cui mettere mano al più presto è quella della Day-Surgery o Week-Surgery, dedicate a pazienti con interventi chirurgici di bassa o media complessità che prevedono una degenza massima che va da 1 a 5 giorni. “Se l’orientamento è quello di ridurre il più possibile la degenza negli ospedali – conclude il Dr. Avruscio – si dovrebbe anche pensare di garantire al paziente dopo la dimissioni, specialmente se è anziano, una struttura intermedia che lo accolga con la presenza anche di personale medico anestesista che è in via di estinzione nei nostri ospedali e altri medici per le cure, che sono ad oggi sempre meno, per la scarsa attenzione e valorizzazione dei medici dipendenti ospedalieri, rispetto ai carichi di lavoro, alle competenze richieste e all’elevato rischio clinico che queste comportano”.
Endrius Salvalaggio
05 luglio 2019
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