Sangue. Allarme Avis: “Donatori in calo, anche per i comportamenti non omogenei degli operatori”
Tra il 2013 e il 2018 i donatori sono scesi del 3%. Tra le cause, per il presidente Avis Veneto Giorgio Brunello, l’innalzamento degli sbarramenti in ambito di sicurezza, gli stili di vita non sani, il diffuso senso di precarietà ma anche “i comportamenti degli operatori non omogenei”, ad esempio durante la valutazione di idoneità a donare, che “disincentivano il donatore”. Lanzarin: “Nel nuovo Piano socio sanitario inserita per la prima volta una voce sulla promozione della cultura del dono per sviluppare campagne”
di Endrius Salvalaggio
14 MAG - In Veneto, continuano a calare donazioni di sangue e donatori Avis. Negli ultimi 6 anni, confrontando i dati dal 2013 al 2018, si è registrato un calo di -2,41% nella raccolta di sangue intero, un -15,94% in plasma e un -33,31% in multicomponenti e piastrine. Sono calati del 3% anche i donatori totali e dell’1% i nuovi iscritti all’Avis. A dirlo è il Presidente regionale dell’Avis
, Giorgio Brunello, nell’ultima assemblea regionale tenutasi a Bassano del Grappa. Nel 2018, rispetto all’anno precedente, le donazioni di sangue intero sono scese da 185.280 a 184.576 (-704 sacche, pari a -0,38%), le donazioni di plasma sono scese da 28.330 a 26554 (-1776, pari a -6,27%). Mentre i donatori in forza all’Avis provinciali sono: Padova 24.484; Rovigo 10.195; Treviso 31.495; Venezia 27.085; Verona 21.121; Vicenza 9.588 e Belluno 6.367 (Abvs).
“Le cause del calo delle donazioni, lo sappiamo, sono molte (viaggi, lavori meno stabili, stili di vita non sempre corretti…), ma soprattutto derivano dall’innalzamento degli sbarramenti in ambito di sicurezza sulla donazione per rendere il sangue donato ancor più sicuro rispetto ad una volta (ultimo decreto emanato in materia dal Ministero della Sanità è il numero 69 del 2 novembre 2015. Disposizioni relative ai requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti). Al netto di questa precisazione, quello che chiediamo è che i comportamenti degli operatori siano più omogenei in tutti i punti trasfusionali. Sappiamo che è sempre il medico a decidere se un donatore è o meno idoneo, ed è capitato che se un donatore non va bene per un medico, magari va bene per un altro. Questi comportamenti non dovrebbero esistere perché disincentivano il donatore” - precisa il Presidente Giorgio Brunello. Oltre a ciò, continua il Presidente dell’Avis: “Non me la sento di dire che i giovani di adesso non donano sangue, sono ragazzi che sicuramente vanno incentivati e la loro generosità non è più bassa di quella di una volta. Forse vi è meno continuità nella donazione e questo è dovuto soprattutto alla precarizzazione del lavoro”.
Come nelle regole economiche e di mercato, secondo Avis Veneto, la Regione dovrebbe intervenire sull’offerta del servizio, tenuto conto che la domanda è cambiata. Dovrebbe offrire maggiore flessibilità di orari delle strutture in cui si dona: tra cui aperture domenicali su tutto il territorio, considerato che i donatori di oggi preferiscono donare il sangue di sabato e di domenica, senza più usufruire del giorno di riposo per la donazione, che in Italia è diminuito di oltre il 50%.
La Regione Veneto dà il suo contributo attraverso il nuovo Piano socio sanitario 2019-2023 ed infatti “per la prima volta - afferma l’assessore regionale alla Sanità,
Manuela Lanzarin - è stata inserita una voce sulla promozione della cultura del dono, per sviluppare campagne che coinvolgano su tutto il territorio regionale anche le scuole e i Csv”, ricordando come in Veneto l’impegno per il volontariato sia molto sentito e che 1 cittadino su 5 lo svolge.
A conclusione dell’incontro, è stata ribadita la gravità e l’attualità del problema del calo dei medici deputati alla raccolta del sangue. I Centri trasfusionali, a tale proposito, potrebbero essere considerati sede di formazione esterna per gli specializzandi in ematologia, i quali potrebbero acquisire importanti competenze in tema di medicina trasfusionale supportandone l’attività sotto la guida di tutor esperti. “Chiediamo con forza alla Regione di agire nelle sedi opportune per consentire agli specializzandi di poter operare nelle Unità di Raccolta Sangue in convenzione, che contribuiscono ogni anno con quasi il 30% rispetto al totale per sacche di sangue intero all’autosufficienza regionale”. Conclude il Presidente regionale dell’Avis, Giorgio Brunello.
Endrius Salvalaggio
14 maggio 2019
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