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Fabbisogno medico. Il caso Veneto

di C.Cappelli, L.Trozzi, G.Liuzzi e M.Minerva
12 MAG - Gentile direttore,
nell’attesa che vengano rese note le borse statali destinate alla regione Veneto ma anche e soprattutto le risorse che verranno erogate per finanziare contratti di specializzazione dalla stessa regione per il concorso alle Scuole di Specializzazione in medicina (SSM 2019), non possiamo non denunciare l’apertura ai medici pensionati e a quelli dall’estero a cui abbiamo assistito in quest’ultimo periodo.

Siamo rimasti anche noi impietriti dall’ultima uscita del governatore Zaia in merito al richiamo dei professionisti medici andati in pensione per coprire i propri buchi di organico.  Dal punto di vista di un’associazione che intende tutelare i giovani medici, questa soluzione politica ci è parsa un affronto diretto che vuole allontanare i propri giovani professionisti dalla sanità regionale.

Una misura d’altronde in netto contrasto con le intenzioni del governo centrale leghista di “aprire ai giovani”, anche attraverso il superamento della Riforma Fornero con Quota 100. Nel concorso di specializzazione appena passato, quello del 2018, la nostra associazione ha studiato la graduatoria degli esclusi, di chi il concorso non l’ha superato.

Abbiamo ulteriormente “filtrato” il contingente dai medici attualmente in formazione (i così detti “tentativi di fuga”) e attraverso l’anagrafica FNoMCEO è stato possibile distribuirli per ordini provinciali di appartenenza, anno di laurea e di nascita. Sono 464 i professionisti veneti che non sono riusciti a superare il concorso di specializzazione e che sono rimasti quindi esclusi dalla formazione specialistica.

464 giovani medici laureati, così suddivisi fra le varie province:
 

 
Una popolazione molto giovane professionalmente, con circa l’85% di anzianità di laurea entro 5 anni e giovani anche di età.
 

 
Ad aggravare la situazione, come già ripetuto a ridondanza, le borse perdute. Quelle delle università di Padova e Verona sono 97.  Un dato sicuramente sottostimato e che fa riferimento unicamente ai contratti di specializzazione del 2016 e del 2017, periodo di riferimento dei nostri studi.
 

 
Questo sul fronte delle specializzazioni e quindi dell’ospedale. Sul fronte territoriale ovvero delle borse messe a bando dalla regione per i Medici di Medicina Generale, non siamo andati ugualmente bene negli ultimi anni. A spezzare il trend le borse contingentate nel concorso del 2018 e siamo in attesa di aspettare il bando MMG 2019 per valutare l’impatto delle risorse che verranno destinate per la formazione dei propri futuri medici di famiglia.
Nella figura in allegato lo storico delle borse di formazione in medicina generale degli ultimi 5 anni in rapporto alla popolazione, fanalino di coda fino al 2017 è stata proprio la regione veneta.
 

 
Insomma, quello della regione Veneto sembra essere proprio il paradigma italiano della mala programmazione del proprio fabbisogno medico, perpetuato negli anni e che ha portato a quasi 500 giovani veneti esclusi dalla formazione specialistica, che non si discosta poi molto dal dato nazionale se non fosse che la proposta di richiamare i medici pensionati o medici dall’estero rappresenti in questo contesto una di quelle misure che ci lascia l’amaro in bocca, che vogliamo denunciare con la forza dei numeri, dietro i quali si celano giovani colleghi precari, costretti ad emigrare per far spazio ai medici pensionati. 

Politicamente un alto tradimento. E pensare che qualcuno sta ancora a chiedersi se aprire o meno il numero chiuso a medicina. 
 
Claudio Cappelli, Lucrezia Trozzi, Giammaria Liuzzi e Massimo Minerva
Associazione Liberi Specializzandi - Fattore 2a

12 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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