Quota 100, reddito cittadinanza e scontro con l’Europa. “Le conseguenze per gran parte degli italiani saranno pesantissime”. Parla Alessandra Moretti (Pd)
È durissimo il commento sul Governo Lega-5Stelle da parte della consigliera dem del Veneto ora candidata alle elezioni europee di maggio. “La politica del sussidio, invece di appianare le differenze tra ricchi e poveri, rischia di prosciugare i conti di chi lavora e produce” e l’introduzione di una patrimoniale per la tenuta dei conti pubblici “rischia di essere la scorciatoia più praticabile per un Governo irresponsabile”. Ma Moretti punta il dito anche contro la Giunta Zaia: “Se la Quota 100 è vista come una opportunità da medici e infermieri, è per il gravissimo stato in cui versano i servizi sanitari e in questo la politica regionale ha precise responsabilità”
di Endrius Salvalaggio
23 APR - Il futuro del Veneto e dell’Italia intera rischia di essere molto buio. E non solo per quanto riguarda la sanità. Ne è convinta la consigliera regionale del Pd
Alessandra Moretti, componente della V Commissione Politiche socio sanitarie e candidata alle prossime elezioni europee del 26 maggio per il Nord Est, che punta il dito contro “la politica del sussidio” del Governo nazionale, che “invece di appianare le differenze tra chi è estremamente ricco e chi molto povero, rischia di prosciugare i conti di chi lavora e produce”. Continuando su questa strada, secondo Moretti, per garantire la tenuta dei conti pubblici “l’introduzione di una patrimoniale rischia di essere la scorciatoia più praticabile per un Governo irresponsabile”.
Sono scelte che inevitabilmente impatteranno sulle Regioni e non risparmieranno il Veneto, già vittima, per Moretti, di politiche inadeguate. La fuga dal sistema sanitario dei professionisti grazie alla Quota 100 dimostrerebbe infatti la colpa della politica regionale, che ha avuto “precise responsabilità sui carichi di lavoro” e su un certo “verticismo che ha provocato una crescente fuga verso il privato”. Sono circa 1.300 i medici che potrebbero andare in pensione nei prossimi mesi in Veneto, “e senza un piano responsabile di assunzioni, molti servizi non potranno essere più garantiti”, avverte la consigliera. Per la quale occorre ripartire dall’ascolto delle varie associazioni/sindacati/ordini dei medici, di tutti gli operatori socio sanitari e delle famiglie.
Consigliere Moretti, parliamo di “quota 100”. Con questa Legge si andrà in pensione circa 5 anni prima rispetto ai 67 anni fissati dalla Legge Fornero ed in Veneto si stima che le persone che ne faranno richiesta potrebbero superare le 7000 unità. Cosa ne pensa?
Si tratta di un problema che moltissime amministrazioni si troveranno ad affrontare a partire da quest’estate. Da quello che ha dichiarato recentemente il governo, nel 2019 per tre dipendenti pubblici che andranno in pensione con quota 100, ci sarà una nuova assunzione: dunque l'ipotesi è di un turnover che si assesta a circa al 35%, così come previsto nella bozza del DEF. Appare difficile capire ora se il turnover generazionale e suddette previsioni inserite nel DEF si concretizzeranno, soprattutto se si dà per scontato che i nuovi assunti provengano integralmente dal pool dei disoccupati. In tema di penalizzazioni assistiamo, purtroppo, alla politica del sussidio, che rischia, invece di appianare le differenze tra chi è estremamente ricco e chi molto povero, di prosciugare i conti di chi lavora e produce. Se il governo andrà avanti con reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100, insistendo poi nell’assurdo scontro con l’Europa, le conseguenze per gran parte degli italiani saranno pesantissime.
Non si può aspettare di piombare in una nuova crisi per intervenire: se i vicepremier Salvini e Di Maio non cambiano idea, l’unica alternativa per la tenuta dei conti pubblici è quella di aumentare le tasse, in barba alle tante promesse della campagna elettorale. E, nonostante le dichiarazioni salvinistiche e del premier Conte, l’introduzione di una patrimoniale rischia di essere la scorciatoia più praticabile per un Governo irresponsabile.
Bisogna tenere in considerazione che dalle elezioni a oggi, come evidenziato dal rapporto della Fondazione Hume, l’incertezza politica finanziaria ha provocato perdite virtuali sul mercato azionario, obbligazionario e dei titoli di Stato per 198 miliardi di cui 91 a carico delle famiglie. Se a ciò si aggiungono i titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, la potenziale perdita tocca addirittura 304 miliardi.
Se le stime saranno confermate, il settore che rischia più domande “quota 100”, sarà proprio quello della sanità. Considerato che il turnover non sarà immediato e non sarà 1:1, cosa succederà nei prossimi anni?
In Veneto abbiamo già una situazione emergenziale per quanto riguarda personale medico ed infermieristico: con “quota 100” nei prossimi anni sarà un vero e proprio disastro. Nel prossimo decennio, oltre la metà dei medici di medicina generale, all’incirca 2.300, andrà in pensione e i nuovi ingressi saranno chiaramente insufficienti per colmare il deficit.
Dalle nostre stime dal 2022, con l’attuale programmazione, una fetta di veneti non avrà più il medico di base e dal 2027 ben 900mila veneti, cioè quasi uno su cinque, resterà senza medico di base. Come confermato da tre studi di Anaao Assomed, tra il 2016 e il 2025 in tutta Italia cesseranno l’attività ben 47.284 medici specializzati, il 47% del totale, mentre i neo specialisti non superano le 42.550 unità, con un’emergenza che interesserà soprattutto gli ospedali del Sistema Sanitario Nazionale. Senza un piano assunzionale responsabile, come ha riportato anche uno studio della Cgil, dal prossimo febbraio andranno in pensione circa 1.300 medici, con questi numeri, certi servizi non potranno essere più garantiti.
Non pensa che l’opzione “quota 100” sia, per alcuni medici/infermieri, una grossa opportunità considerato il clima insostenibile di certi nosocomi?
Credo proprio di si. Ritengo che moltissimi professionisti del settore potrebbero optare per questa soluzione, visto il gravissimo stato in cui versano i servizi sanitari per la costante insufficienza di personale. Ma anche la Regione ha precise responsabilità sui carichi di lavoro sempre più pesanti ed un verticismo che ha provocato una crescente fuga verso il privato. Pensare che per risolvere il problema, sia sufficiente assumere neolaureati da specializzare per poi metterli in corsia, è una favola.
Se potesse, cosa farebbe nell'immediato?
Partirei dall’ascolto delle varie associazioni/sindacati/ordini dei medici e di tutti gli operatori sanitari, insieme a quelle delle famiglie che in questi anni hanno lanciato molto spesso degli appelli e mai recepiti. E poi certamente, favorirei la creazione di un tavolo regionale di lavoro per definire una strategia operativa.
Endrius Salvalaggio
23 aprile 2019
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