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Muore l’operaio romeno vittima di un incidente sul lavoro lo scorso maggio

L'uomo, 43 anni, era rimasto vittima del grave incidente accaduto il 13 maggio alle Acciaierie Venete. "Il bilancio dei morti sul lavoro in Veneto nel 2018 è terribile – dichiara il segretario regionale Cisl Christinan Ferrari - siamo a quota 69. Questo autentico dramma colpisce tutte le province venete, anche se con gradazioni diverse: 18 incidenti mortali a Verona, 15 a Treviso, 11 a Venezia, 8 a Vicenza, 6 a Belluno, 5 a Padova, 3 a Rovigo". 

di Endrius Salvalaggio
30 DIC - A chiudere il 2018 è la triste notizia della morte, dopo 7 mesi di agonia, dell’operaio romeno di 43 anni, vittima del gravissimo incidente accaduto il 13 maggio alle Acciaierie Venete: il mese scorso era venuto a mancare anche il secondo ustionato grave nello stesso terribile incidente, un operaio moldavo.
 
Una realtà che, secondo il rapporto presentato nel mese scorso dall’Inail, vede la Regione Veneto con il primato dove si sono verificati più incidenti mortali sul lavoro, cresciuto anche rispetto all’anno precedente.
 
"Il bilancio dei morti sul lavoro in Veneto nel 2018 è terribile – dichiara il segretario regionale Cisl Christinan Ferrari - siamo a quota 69. Questo autentico dramma colpisce tutte le province venete, anche se con gradazioni diverse: 18 incidenti mortali a Verona, 15 a Treviso, 11 a Venezia, 8 a Vicenza, 6 a Belluno, 5 a Padova, 3 a Rovigo. Cgil, Cisl e Uil, di fronte ai numeri in continua crescita, si erano mobilitate già la scorsa primavera: nei luoghi di lavoro, nel dibattito pubblico, a livello istituzionale. A coronamento di questo impegno: prima la grande manifestazione unitaria di Padova lo scorso 26 maggio, poi la firma del 17 luglio, in Regione Veneto, del piano strategico regionale per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”.
 
Questa intesa prevedeva, a nome del governatore Luca Zaia, un impegno. Entro il 2018, come prima misura ad irrobustimento degli organi di controllo per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, era prevista l’assunzione di 30 nuovi Ispettori Spisal, che non c’è stata. Sennonché il problema degli infortuni sul posto di lavoro in territorio veneto non sta a valle (rectius, sui controlli) ma a monte e cioè all’approccio al tema della sicurezza sul lavoro che, per molti, non rappresenta una questione di civiltà in un regione in cui vi sono molti primati, e non tutti positivi.
 
L’ultimo gravissimo episodio è successo a Belluno, dove Il Gazzettino riportava, a caratteri cubitali, questa notizia: “Morto sul lavoro lo gettano in un burrone: era in nero” (…) Gettato a terra come un animale, coperto dai legni e lasciato vicino a una scarpata. Vitali Mardari, 28enne partito con tanti sogni 4 anni fa dalla Moldavia per il Bellunese, sarebbe stato abbandonato nei boschi proprio dal suo datore di lavoro. L'operaio era deceduto poco prima in un infortunio, mentre operava nell'ancoraggio su una teleferica per l'esbosco. Il cavo si è spezzato e lo ha colpito uccidendolo”.
 
Non siamo in un Paese qualsiasi, né ci troviamo in una di quelle regioni dove si legge di migranti che, nel periodo estivo, muoiono nei campi di pomodori a causa del fenomeno del caporalato. Questa volta siamo al nord, dove la maggior parte delle persone guardano con sospetto gli extracomunitari ma, non appena possono, sono pronti a assoldarli per poche decine di euro in nero come è successo a Belluno, spingendosi addirittura ad alterare la scena del delitto per allontanare sospetti e l’onta di aver “sfruttato” un uomo per il profitto.
 
Endrius Salvalaggio

30 dicembre 2018
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