Violenza sulle donne. Dalla Regione 400 mila euro per rifinanziare i centri di aiuto e le strutture protette nel il 2018
Varato anche un piano straordinario di formazione per il personale dei Pronto Soccorso, finanziato con un milione di euro. Il piano straordinario coinvolgerà 3300 operatori dei Pronto Soccorso del Veneto, per un totale di 110 corsi attivati in tutte le nove Ulss della Regione.
16 NOV - In vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Regione Veneto impegna 400 mila euro per centri antiviolenza, case rifugio e strutture protette e vara un piano straordinario di formazione per il personale dei Pronto Soccorso, finanziato con un milione di euro. Questo il duplice provvedimento assunto dalla Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al sociale
Manuela Lanzarin, per prevenire e contrastare la violenza di genere.
“Il bilancio regionale, come previsto alla programmazione triennale, mette a disposizione, per il 2018, 400 mila euro per finanziare i 21 centri antiviolenza del Veneto, le 10 case rifugio e le 9 case di secondo livello presenti in Veneto”, spiega l’assessore Lanzarin in una nota. “Con questi fondi i volontari e le associazioni che gestiscono le 41 strutture attive potranno affrontare le spese relative all’accoglienza e all’accompagnamento delle donne ospitate, spesso con figli”.
Secondo i dati diffusi nella nota, lo scorso anno le strutture protette in Veneto hanno accolto 1989 donne vittime di violenza, 82 in più dell’anno precedente. Anche il numero dei contatti e delle richieste di aiuto ai Centri di ascolto risulta in crescita: i 4500 contatti del 2015 sono diventati 5318 nel 2016.
“Purtroppo il fenomeno della violenza di genere, in tutte le sue drammatiche varianti, è in costante aumento - rileva l’assessore – Risulta, quindi, strategico rafforzare la rete di prevenzione, cominciando dal personale medico e paramedico dei Pronto Soccorso, che sono spesso le prime sentinelle nel riconoscere i segni della violenza e della sopraffazione contro le donne e contro i minori. Per questo abbiamo investito i 976.400 euro assegnati al Veneto dal fondo statale per le pari opportunità in un piano straordinario e capillare di formazione rivolto a tutto il personale sanitario e sociosanitario dei servizi di urgenza ed emergenza”.
Il piano straordinario coinvolgerà 3300 operatori dei Pronto Soccorso del Veneto, per un totale di 110 corsi attivati in tutte le nove Ulss: saranno coinvolti medici, infermieri, ginecologi, psicologi, assistenti sociali, pediatri, medici legali, infettivologi agenti delle forze dell’ordine, medici di medicina generale. nonché il personale dei distretti.
“Sarà un’azione di sensibilizzazione e informazione a tutto campo, condotta dalla Fondazione scuola di Sanità pubblica in collaborazione con gli operatori dei Centri Antiviolenza – informa l’assessore – L’obiettivo è preparare il personale sanitario e dei servizi sociosanitari a riconoscere i segnali della violenza di genere e ad affiancare donne e minori nel percorso di consapevolezza e autotutela. Nelle prossime settimane inizierà la formazione dei referenti (due per ogni servizio di Pronto Soccorso) e verranno creati i gruppi interdisciplinari”.
A partire dal prossimo aprile seguiranno i corsi territoriali nelle Ulss, che – ripetuti in più edizioni - dovranno coinvolgere tutte le figure professionali della rete di prevenzione. “Solo fornendo gli strumenti per migliorare la capacità di riconoscere, ascoltare e assistere le donne che subiscono violenza – sottolinea Manuela Lanzarin - si potrà rafforzare in tutto il territorio regionale il lavoro di rete, dentro e fuori gli ospedali, affiancando le vittime di violenza con professionisti e interventi adeguati alla situazione”.
“Con questa duplice iniziativa, rivolta da un lato a garantire l’operatività dei Centri antiviolenza e nel contempo a formare il personale dei Pronto Soccorso e dei servizi territoriali – conclude l’assessore – la Regione si mette concretamente dalla parte delle donne e dei minori coinvolti nelle violenze domestiche. Non vogliamo che la Giornata del 25 novembre si riduca solo ad uno slogan, ma che sia una scadenza del calendario che ci impegna a verificare quanto fatto e ad assumere iniziative efficaci per proteggere e difendere la vita delle donne e dei loro figli”.
16 novembre 2017
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