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Quando la tecnologia non assiste

di Enzo Bozza
04 NOV - Gentile Direttore,
il supporto informatico nell’ambulatorio del medico, è uno strumento preziosissimo e, per certi versi, quasi indispensabile. Scrivo quasi, perché il computer non è uno strumento di vitale importanza in Medicina, dove ben più importanti ed efficaci sono le mani e la testa del medico, ora come duemila anni fa, ma è uno strumento che facilita molte delle incombenze sanitarie, soprattutto quelle di ordine burocratico. Come ogni strumento umano, l’efficacia dipende dall’uso che se ne fa: se ti permette di stampare e inviare una ricetta o impegnativa in pochi secondi, allora lode e merito del computer. Se invece fagocita tutta la nostra attenzione, del medico come del paziente, e si inceppa a causa delle mille diavolerie tecniche di cui ha bisogno, dalle password, alle patch, alla connessione ballerina o a causa dei server capricciosi, allora il computer mostra il suo volto imbecille: non fa quello che gli si chiede, facendo precipitare nel caos l’attività ambulatoriale.

In questi giorni il sistema nazionale di dematerializzazione delle ricette va spesso in tilt, procurando non pochi disagi a medici e pazienti. Da questo malfunzionamento si entra nel girone infernale della follia pura: medici costretti a stampare ricette rosse, farmacisti che non accettano queste prescrizioni, pazienti che devono per forza recarsi in ambulatorio perché non possono ricevere il pezzo di carta via mail. Ma è proprio il pezzo di carta il nocciolo della questione: la ricetta dematerializzata doveva far sparire l’uso della carta nelle buone intenzioni governative, la ricetta o impegnativa dovevano essere interamente virtuali e viaggiare solo attraverso computer, dal medico al paziente agli uffici USL, senza dover avere per le mani quel pezzo di carta per il quale si affollano gli ambulatori e spariscono i boschi a suon di alberi abbattuti per la carta. Ma come ogni buona intenzione, questa è rimasta solo sulla carta. Ancora carta. Il sistema potrebbe funzionare benissimo per via virtuale, ma per insondabili bizantinismi burocratici si continua ancora a stampare carta.

Quando sento le motivazioni di tale imperitura decisione ho un tragico tracollo delle mie funzioni vitali: dalle braccia agli attributi della riproduzione umana che toccano tristemente il suolo. I soliti “geni amministrativi” sostengono che le persone anziane non sanno maneggiare un computer e quindi non potrebbero benificiare delle ricette dematerializzate virtuali. Dimenticano che, molto semplicemente, le ricette possono arrivare direttamente in farmacia e il “povero anziano” potrebbe ritirare i suoi farmaci direttamente in farmacia, semplicemente esibendo la propria tessera sanitaria.

Altra rimostranza, è quella dei farmacisti: dove attacco le fustelle dei farmaci se non c’è una ricetta di carta? Dimenticano che il loro computer potrebbe allegare la fustella alla ricetta virtuale, usando semplicemente un lettore ottico. La tecnologia ha bisogno di cervelli: prima, durante, e dopo, è proprio il cervello che ci ha permesso di passare dalle palafitte al Rinascimento. Vogliamo continuare a fare progresso con la clava? Benissimo, allora continui la tecnologia a rendere ancora più complicata e negletta la nostra vita con tutto quel gomitolo di normative che non permettono nemmeno il corretto funzionamento dei Computer.


Enzo Bozza
Medico MMG di Belluno

04 novembre 2024
© Riproduzione riservata

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