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Al Policlinico Abano impiantate protesi mammarie “ultraleggere” rivestite in micropoliuretano. È la prima volta in Veneto 

Utilizzate per due complessi interventi di mastectomia bilaterale con contestuale ricostruzione delle mammelle. Caruso: “Il nostro reparto offre un approccio multidisciplinare, percorsi gestiti da una case manager e la discussione del caso da parte del Tumor Board, costituito da diversi specialisti quali chirurgo, radiologo, radioterapista, oncologo e anatomopatologo, che stabiliscono il miglior trattamento personalizzato per la singola paziente”.


05 LUG - Al Policlinico Abano sono state impiantate le protesi mammarie “ultraleggere” con rivestimento in micropoliuretano nel corso di due complessi interventi eseguiti nei giorni scorsi dall’Unità Operativa di Senologia Chirurgica e Ricostruttiva. E’ la prima volta che in Veneto vengono utilizzati dispositivi di questo tipo che pesano il 30% in meno di quelli tradizionali.

La particolare superficie simile a un velcro delle protesi utilizzate nella struttura aponense, presidio ospedaliero della Regione Veneto, si ancora ai tessuti circostanti rendendole indicate per la ricostruzione mammaria pre-pettorale, che prevede il posizionamento della protesi al di sopra del muscolo grande pettorale, con notevole beneficio sul recupero post-operatorio della paziente e minimizzazione del dolore dopo l’intervento.

Di norma le protesi “classiche” vanno dai 100 ai 700 grammi e sono scelte in funzione delle misure del torace della donna da operare.

Mastectomia con ricostruzione
Nel primo caso è stato effettuato un intervento chirurgico di mastectomia bilaterale con contestuale ricostruzione protesica in una donna di sessant’anni, portatrice di una mutazione del gene BRCA1 che predispone allo sviluppo di tumori di mammella e ovaio e già operata in passato per tumore a un seno. Nel secondo si è trattato di una donna quarantenne sottoposta a una mastectomia bilaterale per la presenza di tumore sia nel seno sinistro sia nel seno destro e ricostruzione di entrambe le mammelle. Le pazienti sono state dimesse dopo 48 ore dall’intervento senza alcuna complicanza.

Ad eseguire le operazioni Luca Caruso, chirurgo senologo, responsabile dell’Unità Operativa di Senologia Chirurgica e Ricostruttiva, assistito dal collega Giuseppe Adelfio.

“Nel primo caso – spiega il dottor Luca Caruso – siamo riusciti in un unico intervento chirurgico ad asportare e ricostruire entrambe le mammelle nonostante una pelle già provata da una precedente quadrantectomia seguita dalla radioterapia e a ricreare il giusto volume e un’ottimale simmetria riducendo al minimo il rischio di complicanze. Inoltre la paziente, grazie a questo approccio chirurgico ‘preventivo’, ha enormemente ridotto il rischio di sviluppare nuovi tumori”.

La scelta della tecnica e della protesi “ultraleggera”
Lo standard per la ricostruzione mammaria in donne sottoposte a radioterapia consiste in interventi di ricostruzione autologa, cioè nel “trapianto” di tessuto prelevato in altre parti del corpo, come l’addome, a livello mammario. “Nel caso della prima paziente – aggiunge lo specialista - tale opportunità era stata scartata per pregressi interventi chirurgici subiti proprio a livello addominale. Altri tipi di ricostruzione autologa non avrebbero garantito un volume adeguato in un unico intervento chirurgico e, purtroppo, la ricostruzione della mammella già operata con una protesi classica in gel di silicone avrebbe portato un alto rischio di contrattura capsulare e di apertura delle ferite a causa del peso importante della protesi stessa su una cute infragilita dalla radioterapia”.

La ricostruzione
Dopo l’asportazione delle mammelle l’intervento è proseguito con la ricostruzione. “La paziente – aggiunge Luca Caruso - non accettava di buon grado la possibilità di effettuare una ricostruzione in più operazioni, con impianto di un espansore da sostituire in un secondo intervento chirurgico. In una situazione così complessa avevamo bisogno di una protesi che non solo fosse più leggera, ma che potesse causare il minor numero possibile di complicanze. Abbiamo scelto di impiantare nel seno precedentemente operato questa protesi innovativa, già ampiamente utilizzata a livello mondiale ed estremamente affidabile sotto il profilo della sicurezza, che ha consentito alla donna di affrontare in unico intervento la fase demolitiva e quella ricostruttiva di entrambe le mammelle, con il vantaggio di pesare il 30% in meno”.

Neoplasia mammaria bilaterale
“Nel secondo caso abbiamo deciso di impiantare protesi ultraleggere nella ricostruzione oncologica di una paziente con una neoplasia mammaria bilaterale: la giovane età della paziente ci ha spinto a scegliere questo tipo di impianto ultraleggero per gravare il meno possibile con il peso delle protesi su una corporatura esile come quella della signora”.

Gli interventi chirurgici sono durati circa due ore e mezza, dopo sole tre ore dal termine le pazienti erano già in piedi e hanno potuto alimentarsi. Entrambe, come si accennava, sono state dimesse in ottime condizioni con grande soddisfazione di tutta l’equipe della Senologia Chirurgica e Ricostruttiva della Casa di Cura aponense.

Approccio multidisciplinare
Per ogni donna deve essere individuata la procedura più appropriata. “Il nostro reparto – conclude il chirurgo - offre un approccio multidisciplinare, percorsi gestiti da una case manager e la discussione del caso da parte del Tumor Board, costituito da diversi specialisti quali chirurgo, radiologo, radioterapista, oncologo e anatomopatologo, che stabiliscono il miglior trattamento personalizzato per la singola paziente, sia prima sia dopo l’intervento chirurgico, con la consegna di una Valutazione Multidisciplinare che riporta i vari step terapeutici”.

05 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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