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Effetti del cambiamento climatico sulla salute: che cosa possono fare i medici?  

di Carlo Rugiu
22 SET - Gentile Direttore,
le variazioni climatiche che si sono succedute, anche negli ultimi mesi, ci hanno ricordato che il cambiamento climatico è un processo reale, al di là di qualsiasi scetticismo. Il “Global Report del Lancet Countdown 2022” ha già evidenziato tra le principali conseguenze del caldo estremo la destabilizzazione della malattia mentale e l’aumento di malattie infettive a causa dell’innalzamento della temperatura dell’acqua di fiumi, laghi e delle acque salmastre costiere, e la situazione è destinata a peggiorare se non saranno messi in atto dei correttivi.

Purtroppo, però, sono nati veri e propri atteggiamenti di negazionismo del cambiamento climatico ed è possibile che anche noi, in quanto medici, siamo chiamati a dare risposte chiare ai nostri pazienti sugli effetti delle ondate di calore sulla salute, sui rischi che si corrono a causa del cambiamento climatico e su come modificare le nostre abitudini, per esempio quelle alimentari, per contrastare questa emergenza.

Il ruolo dei medici è fondamentale anche per l’individuazione dei soggetti suscettibili di patologie legate all’inquinamento e a rischio per il concorrere di fattori medico-ambientali-sociali. I medici, inoltre, potranno stimolare le istituzioni ad attuare politiche di prevenzione primaria che contrastino i fattori di rischio ambientali, poiché sono imprescindibili gli interventi della politica che, di concerto con il mondo scientifico, programmi azioni specifiche e approcci differenziati secondo le necessità. Se il cambiamento climatico è una grande minaccia per la salute, occorre evitare che si trasformi in una crisi sanitaria.

Si potrebbero aprire nuovi orizzonti per la medicina del territorio: i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta dovranno essere formati su questi temi per poter svolgere la loro importante funzione educativa nei confronti della popolazione (Roberto Romizi, presidente ISDE Italia 2022). Ma per poter svolgere questo compito è indispensabile che vengano “sollevati” da incombenze burocratiche che portano via tempo prezioso, che potrebbe essere meglio impiegato per l’educazione della cittadinanza.

Sandra Vernero, Antonio Bonaldi e Roberto Romizi (QS, 26 ottobre 2022) hanno sottolineato il ruolo “inquinante” di alcune attività sanitarie. Infatti, se da un lato è noto l’importante ruolo dei sanitari nella gestione degli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute, è meno noto, anche tra gli addetti ai lavori, è il fatto che le attività sanitarie contribuiscono globalmente alla produzione del 5% di gas serra. Queste emissioni sono legate all’edilizia, ai trasporti, ma anche alle cure e agli esami effettuati.

Per esempio, una RMN produce l’equivalente di CO2 di un’automobile che percorre 145 km, mentre una RMN utilizzata 12 mesi mediamente produce una quantità di CO2 pari a quella di un’automobile che percorre 500.000 km. Anche alcuni gas anestetici e i puff per l’asma hanno una significativa impronta carbonica.

Un tema che dovrà essere affrontato quanto prima è quello di migliorare l’appropriatezza delle cure. Infatti, le prestazioni inappropriate, inutili o addirittura dannose arrivano a consumare fino al 30% delle risorse destinate alla Sanità. Si tratta quindi di evitare quelle prestazioni non necessarie, già segnalate da Choosing Wisely negli Usa nel 2012 e riprese in Italia da Slow Medicine con la campagna “Fare di più non significa fare meglio”, come RMN o TAC per lombalgia senza segni neurologici, Rx torace ed esami preoperatori per la chirurgia minore, i check up e così via.

Questo non significa ridurre l’accuratezza dell’iter diagnostico-terapeutico, ma prendere coscienza che le nostre prescrizioni hanno anche un impatto sull’ambiente e di questo dovremmo tenere conto nella nostra pratica clinica, facendo attenzione a quelle che sono state riconosciute “inutili” oppure che rischiano di essere un doppione.

Purtroppo, nonostante la rilevanza del problema e la fiducia di cui godono presso la maggior parte della popolazione, che li considera fra i professionisti più affidabili, i medici finora non hanno preso una posizione definita. Eppure sono una categoria importante: potranno agire da opinion leader non solo nell’opera di sensibilizzazione dei pazienti, ma anche stimolando le amministrazioni pubbliche nella promozione di politiche di prevenzione e di salvaguardia ambientale, partendo dalla consapevolezza che lo stato di salute non è una entità a sé stante, ma è correlata all’ambiente in cui viviamo.

Carlo Rugiu
Presidente OMCeO Verona

22 settembre 2023
© Riproduzione riservata

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