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Università di Padova. Al via al progetto per i ricercatori pediatrici

La scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università di Padova, assieme all’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza (IRP), lancia il progetto pilota per attrarre nuovi ricercatori. L‘obiettivo è coinvolgerli ed appassionarli facendo leva su assistenza, formazione e  ricerca. Prof Eugenio Baraldi: “C’è carenza di medici ricercatori e noi dobbiamo fare tutto il possibile per invertire la rotta, iniziando dalla ricerca per le malattie in età pediatrica”.

di Endrius Salvalaggio
05 APR - Entra nel vivo il progetto targato Università di Padova che ha come finalità quello di attrarre medici ricercatori pediatrici transitando per la formazione scientifica. Il contesto di studio e di ricerca nella città patavina prende parte dalla scuola di specializzazione in pediatria dell’Università di Padova e dall’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza (IRP), facendo leva sulla medicina traslazionale in oncoematologia pediatrica; malattie rare, medicina rigenerativa in pediatria, metabolomica in pediatria e neonatologia.

Dai dati del 2021, l’ospedale del bambino dell’Azienda ospedaliera Università conta circa 250 posti letto, 10mila ricoveri, 24 unità operative e 11 centri regionali. Con ben 173 specializzandi e un corpo docente di 41 professori. È lo stesso direttore del Dipartimento di Salute della donna e del bambino e direttore scientifico di IRP, prof Eugenio Baraldi, a spiegare il progetto e le finalità di come attrarre medici ricercatori in pediatria.

“Il progetto ha un obiettivo primario – spiega il direttore scientifico di IRP – che è quello di coinvolgere ed appassionare i giovani specializzandi facendo i conti con solo con la reale carenza in generale dei medici ma ancora di più, dei giovani ricercatori”. Ciò che ha fatto muovere la nascita di questo progetto è la condizione di esclusività di Padova che si articola fra università, Azienda ospedaliera e Torre della ricerca. Enti che favoriscono i giovani fra scuola di specializzazione, un numero di ricoveri elevato, oltre ad uno spazio di ricerca transazionale.

“In questo percorso stiamo mettendo insieme tre elementi fondamentali: assistenza - formazione-ricerca – continua il prof Baraldi – ed il percorso formativo che abbiamo messo in atto passa attraverso due fasi fondamentali. Una prima fase è stata riservata a 80 specializzandi dando la possibilità ai ricercatori che hanno pubblicato nella rivista scientifica Frontiers in Pediatrics all’interno del research topic “Hot Topics in Pediatrics” che venga pubblicato il primo nome del ricercatore-specializzando. Mentre la seconda fase, iniziata pochissimi giorni fa, è quella di far conosce da vicino ai giovani ricercatori le varie fasi e metodologie della ricerca nella Torre della ricerca pediatrica, che conta nel suo insieme 31 gruppi di lavoro per un totale di 200 ricercatori”.

Ricerca che risponde alle esigenze delle malattie croniche non comunicabili. Malattie che nascono in età pediatrica per poi concretizzarsi in età adulta.

“La ricerca delle malattie non comunicabili provocano il 70% dei decessi prematuri in età adulta e sono per lo più riconducibili all’età pediatrica. Malattie silenziose come quelle cardiovascolari, riconducibili all’insorgere di tumori, malattie respiratorie croniche, diabete ecc che, se intercettate dalla ricerca in età evolutiva siamo in tempo per salvare delle vite umane. Elemento cardine del progetto come quello che abbiamo parlato, nato su questi presupposti fra Università di Padova, Azienda Ospedaliera e Torre della ricerca”, conclude il prof Baraldi.

Endrius Salvalaggio

05 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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