Riguardo i possibili rischi per la salute derivanti dalla realizzazione di un impianto di valorizzazione fanghi da depurazione civile, da realizzarsi presso il Sito di Bonifica di Interesse Nazionale di Porto Marghera, "l'Istituto superiore di sanità al momento attuale non dispone di dati esaustivi sugli effetti di un impatto aggiuntivo, che l'attivazione di un impianto di trattamento di fanghi potrebbe avere sull'esposizione e sul relativo carico di patologie della popolazione residente". Ad ogni modo, il ministero della Salute verificherà "ogni possibile iniziativa affinché siano rispettate le disposizioni vigenti in materia".
Così il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, rispondendo ieri in Commissione Affari sociali alla Camera all'interrogazione sul tema presentata da Luana Zanella (Avs).
Questa la risposta integrale del sottosegretario Gemmato:
"Come noto, la competenza in materia di autorizzazione degli impianti per la gestione dei rifiuti rientra negli ambiti delle Amministrazioni regionali, ai sensi dell'articolo 196, comma 1, lettere d) ed e), del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
Come indicato nell'atto ispettivo in esame, in data 10 novembre 2022, «Eni Rewind S.p.A.» ha presentato alla Regione del Veneto istanza per l'attivazione di procedimento per il rilascio di Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale per la realizzazione di un impianto di valorizzazione fanghi da depurazione civile, da realizzarsi presso il Sito di Bonifica di Interesse Nazionale di Porto Marghera.
Per gli aspetti di competenza, segnalo che l'Istituto superiore di sanità ha precisato, in riferimento al Sesto Rapporto Sentieri, che l'eziologia delle patologie studiate in «Sentieri» è generalmente multifattoriale, con alcune rarissime eccezioni – ad esempio il mesotelioma e l'esposizione ad amianto – e non sempre è completamente nota.
L'osservazione di un eccesso di casi patologici è certamente un segnale da rilevare, ma la quantificazione del rischio attribuibile all'esposizione a specifici inquinanti ambientali, in «Sentieri» non è possibile.
In effetti, la sussistenza di fattori occupazionali, socio-economici, la disponibilità e la qualità dei Servizi Sanitari, i determinanti genetici e quelli legati agli stili di vita (sedentarietà, fumo, consumo di alcolici), possono contribuire, insieme alla esposizione ai contaminanti ambientali, a determinare gli eccessi di molte patologie che vengono rilevati nelle aree sottoposte ad osservazione.
Tuttavia, per alcune patologie si dispone di una «maggiore verosimiglianza» del possibile ruolo, causale e/o concausale, che i fattori ambientali possono aver avuto nel determinare gli eccessi rilevati.
Peraltro, il disegno di studio epidemiologico applicato in «Sentieri» è «di tipo descrittivo», e rileva eccessi di rischio a livello di popolazione, che non possono fornire indicazioni sui possibili fattori di rischio che hanno agito, o agiscono tuttora, sui singoli individui.
Inoltre, il Sesto Rapporto Sentieri non dispone dei dati raccolti dai Registri Tumori, e non può valutare il rischio di incidenza di neoplasie nelle aree sottoposte a studio.
Per il «SIN» di Porto Marghera, il Sesto Rapporto Sentieri raccomanda che, data la disponibilità di flussi informativi sanitari accreditati, tra i quali vi è il Registro Tumori del Veneto, vengano realizzati studi analitici rivolti ad integrare i dati sanitari e i dati di esposizione ambientale e occupazionale: tra tali studi, quelli «di coorte residenziali» possono essere di importante rilievo per il «SIN» di Porto Marghera.
Nel merito della specifica problematica, l'Istituto superiore di sanità al momento attuale non dispone di dati esaustivi sugli effetti di un impatto aggiuntivo, che l'attivazione di un impianto di trattamento di fanghi potrebbe avere sull'esposizione e sul relativo carico di patologie della popolazione residente nell'Area di Porto Marghera.
Concludo, rassicurando che nel rispetto dei limitati profili di competenza – nella materia in esame – sarà verificata ogni possibile iniziativa affinché siano rispettate le disposizioni vigenti in materia".
Luana Zanella (Avs), replicando, ricorda che l'area in cui si dovrebbe realizzare l'intervento oggetto della sua interrogazione è particolarmente afflitta da problemi sanitari collegati all'inquinamento. Evidenzia che sarebbe pertanto necessario adottare un principio di precauzione, prevedendo una moratoria in relazione alla costruzione del progettato termovalorizzatore. Segnala come recenti studi condotti negli Stati Uniti abbiano confermato che la combustione di sostanze contenenti PFAS non assicura un'efficace tutela della salute a meno che tale combustione non sia effettuata a temperature assai elevate, che non si possono raggiungere nell'impianto progettato.