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RSA. Fp Cgil Rovigo teme “un’interruzione di pubblico servizio”. Interviene il Prefetto

Un pericolo che trova la sua più profonda ragione nella carenza di personale causata da una parte dalla fuga di operatori sanitari verso altre strutture pubbliche, ma anche dalle assenze per la malattia da Covid. Le OO.SS. una decina di giorni fa hanno chiamato in causa anche il Prefetto, che ha chiesto alle varie alle RSA provinciali di presentare il proprio rendiconto su quanto denunciato dai sindacati.

di Endrius Salvalaggio
24 GEN - Nelle trecentoventi RSA in Veneto che accolgono circa ventotto mila ospiti, mancano sempre più figure professionali per assenze legate ai contagi da Covid, ma anche per le dimissioni in aumento da parte degli operatori in fuga verso le strutture sanitarie pubbliche. Con queste difficoltà su difficoltà, l’organizzazione in certe strutture rodigine sono in ginocchio ed a malapena sono in grado di gestire il servizio di cura nelle residenze per anziani. Per questo la Fp Cgil lancia l’allarme sulla possibile “interruzione di pubblico servizio”.

“Il grande problema che la popolazione anziana sta vivendo all’interno delle residenze per anziani illustra il Segretario Generale FP CGIL Rovigo Davide Benazzo – sono le grandi assenze dei professionisti nel nostro territorio che risultano essere circa un 15% della forza lavoro rimasta. Il problema Covid sta diventando il male minore, mentre il male maggiore sono le crescenti assenze del personale sanitario. Ciò implica grossi problemi nella turnistica, nella quantità e nella qualità di erogazione dei servizi per gli anziani”.

Di recente, in forma unitaria, la CGIL Rovigo, CISL Padova-Rovigo, UIL Rovigo, SPI CGIL Rovigo, FNP CISL Padova-Rovigo e UILP Rovigo hanno chiesto l’intervento del Prefetto, Clemente Di Nuzzo, perché temono che, proprio a causa della mancanza di tanti professionisti della sanità, si stia determinando una reale incapacità nelle strutture per le residenze degli anziani ad erogare i servizi principali di cura, cagionando una lesione nel diritto alla salute e all’assistenza attraverso una probabile, come detto, interruzione di pubblico servizio.

Circa un anno fa, ricordano le OO.SS., nelle strutture colpite dal virus il problema principale da affrontare erano le ricadute sanitarie sui contagi che portavano molti ospiti alla morte. Ora, a distanza di un anno, la carenza di personale, aumentata anche per malattia da Covid, rappresenta un’emergenza sanitaria addirittura “maggiore della stessa diffusione del virus”.

La carenza del personale nelle strutture per anziani venete, denunciano i sindacati, "è figlia del ridotto finanziamento regionale che ha inciso sulla conseguente riduzione del costo del lavoro quando, paradossalmente, negli anni il bisogno di assistenza da parte degli ospiti si è fatto più importante e crescente”.

Un altro esempio che il Segretario Generale FP CGIL Rovigo riporta in una recente nota è la situazione che sta attraversando una nota RSA di Rovigo, minata dal contagio del Covid-19 fra i dipendenti, con la difficile tenuta dei turni di lavoro e con un grosso sovraccarico per i pochi rimasti. “Un esempio di politica sul personale che per anni è stata basata sul precariato e sulla mancata valorizzazione delle risorse umane e che, dopo due anni di emergenza sanitaria questo problema diventato se non maggiore, alla pari della stessa pandemia”, conclude Benazzo

Si resta in attesa della rendicontazione richiesta da parte del Prefetto di Rovigo su quanto denunciato dalle OO.SS., per ognuna delle diciannove RSA distribuite nel territorio, che ospitano circa 1.700 anziani.

Endrius Salvalaggio

24 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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